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Attività di vigilanza: organizzazione, problemi e limiti delle ispezioni
Bologna, 31 Ott – Un aspetto molto delicato nell’applicazione e efficacia della normativa sulla sicurezza e salute sul lavoro in Italia è rappresentato dalla vigilanza e dall’attività ispettiva, esercitate nella maggior parte dei casi dalle Aziende Sanitarie Locali competenti per territorio, dal personale ispettivo del Ministero del Lavoro (le competenze sono riportate al comma 2, articolo 13 del D.Lgs. 81/2008) e, per quanto di specifica competenza, dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Per approfondire il tema abbiamo intervistato, ad Ambiente Lavoro di Bologna, il Dott. Giuseppe Piegari, del Segretariato Generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che si è occupato per molti anni di attività ispettiva per il Ministero.
Ne è venuta fuori una lunga intervista che ha toccato molti temi rilevanti sia riguardo alle ispezioni, che in relazione ai futuri decreti attuativi conseguenti al Decreto del Fare-Legge n. 98/2013 e, infine, alle varie problematiche presenti in edilizia. Infatti Giuseppe Piegari partecipava al convegno Inail del 16 ottobre “Il DLgs.81/2008 nei Cantieri Temporanei o Mobili” con una relazione su “Riscontri sui problemi applicativi della legislazione a tutela della salute e sicurezza nei Cantieri Temporanei o Mobili e gli sviluppi attesi”.
Abbiamo preferito dividere l’intervista in due parti per poter dare la giusta rilevanza a tutti i temi trattati.
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La prima parte – la seconda sarà pubblicata nei prossimi giorni – riguarda i problemi relativi a vigilanza e ispezione, con particolare riferimento alle difficoltà nel realizzare una “uniformità di applicazione della normativa che non sia soltanto da parte di chi la norma la deve applicare” gli operatori del settore tutti i soggetti obbligati ad applicare le norme, “ma anche da parte degli organi di vigilanza”.
Qual è la strategia del Ministero del Lavoro in merito alle ispezioni?C’è una strategia nuova?
Il Dott. Piegari ci risponde - senza reticenze sulle difficoltà portate dal vento recessivo della crisi economica - fornendo alcune indicazioni sull’importanza delle “notifiche di avvio dei cantieri” e anticipando informazioni su un futuro Decreto direttoriale relativo alle notifiche online e la pubblicazione di una serie di interpelli per risolvere alcune questioni di carattere interpretativo e di carattere generale.
Non poteva poi mancare una domanda sulla eventualità che la “tutela e sicurezza del lavoro” torni ad essere, in futuro, non più una di competenza concorrente tra Stato e Regioni, ma una competenza esclusiva dello Stato.
In questo il parere personale di Piegari è netto e mette il dito sulla necessita di una “maggiore uniformità” nel lavoro degli organi di vigilanza.
Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di ascoltare l’intervista (in questo caso solo la prima parte) o di leggerne la trascrizione.
Ci può raccontare il suo ruolo e aiutare a comprendere l’organizzazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali?
Giuseppe Piegari: In tutti questi anni passati mi sono sempre occupato del coordinamento e della vigilanza tecnica a livello nazionale, fin dal 2000. E negli anni precedenti lo facevo a livello provinciale. Solo recentemente da fine luglio, sono transitato nel Segretariato Generale. Ma nel Segretariato Generale, che svolge una funzione di coordinamento delle attività di tute le Direzioni Generali, continuo comunque a occuparmi dei temi della sicurezza, di cui mi sono occupato da diversi anni, e quindi in collaborazione con la Direzione Generale della tutela delle condizioni di lavoro, oggi Direzione Generale delle relazioni industriali e dei rapporti di lavoro, con la Direzione Generale per l'attività ispettiva, con l’ufficio Legislativo seguiamo questi temi anche in un momento quale questo attuale dove ci sono tutta una serie di decreti attuativi, previsti dall’oramai noto Decreto del Fare, il decreto legge 69 convertito con legge 98, da tutti noto come Decreto del Fare...
Lei si è occupato anche in modo particolare di attività ispettive...
GP: Esattamente si. Sono stato nella Direzione Generale per l'attività ispettiva fin dalla sua nascita. La Direzione Generale per l'attività ispettiva che nasce a inizio 2005 (...) per dare un impulso a quella che era una divisione di coordinamento dell’attività ispettiva e che quindi segue tutta l’attività ispettiva, sia in materia di rapporti di lavoro - quindi sia vigilanza ordinaria che vigilanza tecnica - per la parte in cui il Ministero è organo di vigilanza, e quindi mi riferisco alla vigilanza nei cantieri edili. Ma anche in un’ottica più complessiva di coordinamento con le aziende sanitarie locali e quindi con il Coordinamento tecnico interregionale per avere una uniformità di applicazione della normativa che non sia soltanto da parte di chi la norma la deve applicare, e quindi dagli operatori del settore e quindi da parte di tutti i soggetti obbligati ad applicare le norme, ma anche da parte degli organi di vigilanza; quindi affinché ci sia una omogeneizzazione dell’attività degli organi di vigilanza e una interpretazione quanto più possibile uniforme indipendentemente dall’organo che interviene.
Riguardo alle ispezioni, in un intervista fatta due anni fa al Dott. Pennesi e a lei si era parlato si era accennato ai limiti della vigilanza in relazione al numero di aziende esistenti in Italia. Da allora è cambiato qualcosa? C’è una strategia nuova relativa alla qualità e/o alla quantità delle ispezioni?
GP: È chiaro che non potendo ispezionare tutte le aziende e dovendo necessariamente ispezionarne solo un piccolo campione - se vediamo quello che è il rapporto tra quelle che sono le aziende sul territorio e il numero di ispettori disponibili - bisogna mirare quanto più possibile le ispezioni. E quindi ovviamente andare ad incidere sulle situazioni più a rischio - le situazioni più a rischio che si possono individuare da una preventiva attività di intelligence (...) – e con una lavoro che stiamo portando avanti. Intanto a partire dalle notifiche.
Come noto la normativa prevede che il committente, in tutta una serie di casi, debba notificare l’avvio del cantiere alla ASL, quindi ai servizi di prevenzione delle ASL (...), e alle nostre direzioni territoriali del lavoro. Il Decreto 81 prevede anche che le amministrazioni riceventi possano stabilire il formato. Nell’ambito di un accordo noi vogliamo estendere la notifica online, già attiva in alcune regioni – sulla base di un accordo tra la nostra direzione regionale e la Regione, la prima a partire è stata la Lombardia – a tutto il territorio nazionale. E consentire di effettuare la notifica online sul sito del Ministero del Lavoro. Lasciando ovviamente, laddove le regioni sono già partite, la notifica online sul sito della regione che opererà con il Ministero del Lavoro in cooperazione applicativa.
E questo dovrebbe portare un grande vantaggio. Invoglieremo i soggetti che devono fare la notifica, quindi i committenti o responsabili dei lavori, ad aggiornare anche la notifica. In quanto sarà molto più semplice, perché ci si collegherà, una volta avute password e credenziali, al sito della Regione o al sito del Ministero del Lavoro – questo dipenderà dalle Regioni che saranno elencate nel Decreto direttoriale con cui pubblicizzeremo l’avvio della notifica online – in maniera molto semplice. Quindi si potrà sia fare la notifica nel momento dell’avvio dell’attività nel cantiere, sia di volta in volta aggiornarla. E questo ci permetterà in una seconda fase (...) di localizzare e seguire il cantiere nelle sue fasi. E quindi poter mirare le ispezioni in quelle che sono le fasi più critiche (...). Avremo poi degli indicatori di rischio che ci consentiranno quindi di programmare meglio le visite in cantiere, al di là di quelle che (...) [sono] le indicazioni che abbiamo sempre dato al personale ispettivo – quando facciamo la programmazione – anche dell’individuazione dei cantieri a vista. Indicazione che potrebbe essere accoppiata a quella che è un’attività più a tavolino sulla base dei dati che noi riceviamo...
E a livello di numero di ispettori? Di potenzialità delle strutture che fanno ispezioni?
GP: Le potenzialità non sono cambiate. Per gli ispettori non ci sono state nuove assunzioni. Siamo come è noto in un momento in cui la spesa pubblica deve essere ridotta. Quindi non è un momento in cui si può pensare ad un aumento degli organici (...) e ovviamente bisogna mettere assieme tutte le sinergie possibili. Quindi evitare duplicazioni di interventi,... Insomma sfruttare meglio il personale ispettivo che abbiamo oggi a disposizione.
Secondo lei, per l’attività ispettiva sarebbe un vantaggio o uno svantaggio che la materia della «tutela e sicurezza del lavoro» non sia più nel regime di competenza della legislazione concorrente tra Stato e Regioni ma tra le competenze esclusive dello Stato?
GP: Io, personalmente, credo un vantaggio. Io sono un fautore, su questo tema della salute e sicurezza, del passaggio ad un unico organo ispettivo, che può essere statale, che può essere un’agenzia controllata dal Ministero. Io sarei un fautore di questa scelta. Però, come sa, questo è un mio pensiero personale e non so se verrà mai attuato... Speriamo...
Però ha molta esperienza nel mondo delle ispezioni. Il suo è un parere importante...
GP: Sì, perché garantirebbe maggiore uniformità. Noi oggi abbiamo difficoltà ad emanare una circolare congiunta con il sistema delle ASL. Per cui dobbiamo emanare una nostra circolare sentito il Coordinamento tecnico delle Regioni. Le ASL, essendo delle aziende autonome, non sono “obbligate” a seguire quelle che (...) per loro sono semplici indicazioni. Mentre i nostri ispettori, nel momento in cui viene emanata una circolare si devono attenere al disposto della circolare. Poi la circolare può essere criticata e quindi migliorata, ma se diamo delle indicazioni operative queste devono essere uniformi su tutto il territorio nazionale. Oggi, per garantire l’uniformità dell’applicazione della normativa sul territorio nazionale, vi è soltanto la possibilità dell’Interpello, previsto dall’articolo 12 del Decreto 81, in quanto le risposte che forniamo all’interpello, proprio perché la Commissione per gli Interpelli è una commissione paritetica (quattro membri ministeriali, due Lavoro e due Salute, e quattro membri delle Regioni) il legislatore nel Decreto 81 ha previsto che le risposte all’interpello costituiscano criteri interpretativi e direttivi per gli organi di vigilanza. Noi speriamo che a breve, nella prossima riunione della Commissione, possano essere approvati tutta una serie di interpelli da pubblicare subito sul sito del Ministero del Lavoro per risolvere alcune questioni di carattere interpretativo e di carattere generale.
(...)
Intervista a cura di Tiziano Menduto
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
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Rispondi Autore: pietro montesisa - likes: 0 | 31/10/2013 (13:22:58) |
nello stato attuale della situazione economica delle aziende senza una sicura soluzione e breve termine,credo che il ministero dovrebbe riesaminare il potere di diffida sepolto con l'entrata in vigore del D.lgs626, in quanto diffidare una azienda a provvedere ad eliminare ritengo sia più corretto e onesto che sanzionare somme che è impossibile pagare. |
Rispondi Autore: Salvatore PETRILLO - likes: 0 | 31/10/2013 (14:20:13) |
Io credo che prima di fare l'ispettore dovreste lavorare direttamente sui cantieri così vi rendereste conto che quello che scrivete e quello da applicare in moltissimi casi è utopistico. Il sig. Pietro ha detto una cosa santa. Inoltre secondo me dovreste avere prima, di fare quelle multe impossibili da pagare, una funzione PREVENTIVA e non sanzionatoria. Nel momento in cui la cosiddetta impresa non si mette in regola non solo sanzionarla ma cancellarla dal registro. Grazie, spero che leggiate il mio commento |
Rispondi Autore: pietro ferrari - likes: 0 | 05/11/2013 (14:44:19) |
difficile riesaminare il potere di diffida, perchè l'istituto è stato praticamente "svuotato" dalla Corte Costituzionale e, proprio alla vigilia del D.Lgs.626, dal pronunciamento delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (febbraio '93). Forse si potrebbe considerare l'istuto della disposizione, "rivitalizzato" (si fa per dire) da D.Lgs. 81/08. Ma è anch'esso strumento debole -come già ricordava B. Deidda- e ricorribile. La prospettiva per la tendenziale risoluzione viene indicata, in tutta semplicità ma in perfetta aderenza al dettato di legge, dall'intervento del sig. Petrillo: gli organi di vigilanza sono tenuti a svolgere una funzione preventiva e di sostegno alle imprese. Certo per far questo è necessario che i Servizi non vengano progressivamente depotenziati. E' necessario, ad esempio, che i proventi delle sanzioni ritornino effettivamente (come vuole la legge) in disponibilità dei Servizi di prevenzione. E vengano impiegati in attività di sostegno alle imprese. buona giornata |