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19/03/2018: Dall’infortunio sul lavoro alla rinascita
Assistito Inail dal 1984, dopo il grave incidente agricolo che lo ha reso paraplegico, il campione di tiro con l’arco, portabandiera dell’Italia alle Paralimpiadi di Londra del 2012, nella sua autobiografia spiega come la vita gli abbia regalato ricchezze inattese
ROMA - Coraggio e fiducia nel domani. Forse in questi due approcci all’esistenza è possibile riassumere il cammino di Oscar De Pellegrin. Assistito Inail dal 1984, dopo il grave incidente agricolo che lo ha reso paraplegico, il campione paralimpico di tiro con l’arco, portabandiera dell’Italia ai Giochi di Londra del 2012, nell'autobiografia intitolata “Ho fatto centro” racconta la sua parabola di uomo e di sportivo.
“La mia vita non poteva essere più bella”. “Mettermi a nudo e ripercorrere tutto il dolore - ha dichiarato il campione in un’intervista al quotidiano “La Repubblica” - credo sia stato utile non solo a me per ricordarmi di me stesso e crescere ancora, ma per dimostrare che non tutto è perduto. La mia vita, forse soprattutto dopo l’incidente, non poteva essere più bella. Ho fatto centro sì, in molti ambiti. Se rimani legato all’esistenza di prima, non sopravvivi. Se cogli l’opportunità della seconda puoi trovare ricchezze inaspettate. A me è successo grazie allo sport”. Più volte campione paralimpico nel tiro a segno e con l’arco, l’atleta ha conquistato in carriera oltre 70 titoli italiani, 11 record nazionali, quattro primati mondiali e sei medaglie ai Giochi paralimpici: due ori e quattro bronzi.
“Dall’Inail un grande appoggio e supporto”. Vincitore della medaglia d’oro nel tiro con l’arco alle Paralimpiadi di Londra nel 2012, in un’intervista al portale abilitychannel.tv qualche anno fa si era soffermato sul ruolo dell’Inail nel suo percorso di riabilitazione: “L’Istituto ha rappresentato per me un grande appoggio e supporto, ha avviato allo sport molte persone con disabilità, dando loro maggiore autonomia e opportunità di integrazione, è stata una cosa fantastica, sono stato fortunato anche in questo”.
Malagò, Pancalli e Scarzella prefatori d’eccezione. Scritto insieme a Marco D’Incà giornalista del Gazzettino e a Francesca Mussoi, insegnante e autrice, il libro è impreziosito dalle prefazioni di Giovanni Malagò, presidente del Coni, Luca Pancalli del Cip e Mario Scarzella della Fitarco (Federazione italiana tiro con l’arco). Nato a Belluno, il 17 maggio 1963, De Pellegrin ha lasciato lo sport agonistico dopo i Giochi londinesi per dedicarsi alla promozione del movimento paralimpico, della federazione tiro con l’arco e dell’Assi onlus, Associazione sociale sportiva invalidi, di cui è presidente. L’atleta ha sottolineato come, prima delle Paralimpiadi di Londra, gli iscritti alla Fitarco fossero soltanto una settantina mentre adesso siano quasi il triplo, con una decina di giovani al di sotto dei 16 anni. “Vorrei con loro e attraverso loro - ha spiegato De Pellegrin a “La Repubblica” - far passare un messaggio di speranza per quelli che sono stati messi in difficoltà dalla vita”.
L’esperienza del tour “Primavera paralimpica”. Nato da un’idea del Comitato italiano paralimpico al fine di potenziare il dialogo con le unità spinali e i centri riabilitativi del Paese, il progetto “Primavera paralimpica”, che ha visto l’arciere azzurro nei panni di testimonial d’eccezione, ha proposto ai degenti la strada dello sport come percorso di rinascita psicofisica. Il viaggio ha fatto tappa in ospedali e strutture riabilitative, come il San Bortolo di Vicenza, il centro Villa delle ginestre a Palermo, il Niguarda di Milano, l’Istituto Gervasutta di Udine, il Cannizzaro di Catania, il Santa Maria della Misericordia a Perugia, il Montecatone di Imola, il San Camillo di Venezia. Alcune di queste esperienze sono state riportate nel blog Primavera paralimpica.
“La mia vita non poteva essere più bella”. “Mettermi a nudo e ripercorrere tutto il dolore - ha dichiarato il campione in un’intervista al quotidiano “La Repubblica” - credo sia stato utile non solo a me per ricordarmi di me stesso e crescere ancora, ma per dimostrare che non tutto è perduto. La mia vita, forse soprattutto dopo l’incidente, non poteva essere più bella. Ho fatto centro sì, in molti ambiti. Se rimani legato all’esistenza di prima, non sopravvivi. Se cogli l’opportunità della seconda puoi trovare ricchezze inaspettate. A me è successo grazie allo sport”. Più volte campione paralimpico nel tiro a segno e con l’arco, l’atleta ha conquistato in carriera oltre 70 titoli italiani, 11 record nazionali, quattro primati mondiali e sei medaglie ai Giochi paralimpici: due ori e quattro bronzi.
“Dall’Inail un grande appoggio e supporto”. Vincitore della medaglia d’oro nel tiro con l’arco alle Paralimpiadi di Londra nel 2012, in un’intervista al portale abilitychannel.tv qualche anno fa si era soffermato sul ruolo dell’Inail nel suo percorso di riabilitazione: “L’Istituto ha rappresentato per me un grande appoggio e supporto, ha avviato allo sport molte persone con disabilità, dando loro maggiore autonomia e opportunità di integrazione, è stata una cosa fantastica, sono stato fortunato anche in questo”.
Malagò, Pancalli e Scarzella prefatori d’eccezione. Scritto insieme a Marco D’Incà giornalista del Gazzettino e a Francesca Mussoi, insegnante e autrice, il libro è impreziosito dalle prefazioni di Giovanni Malagò, presidente del Coni, Luca Pancalli del Cip e Mario Scarzella della Fitarco (Federazione italiana tiro con l’arco). Nato a Belluno, il 17 maggio 1963, De Pellegrin ha lasciato lo sport agonistico dopo i Giochi londinesi per dedicarsi alla promozione del movimento paralimpico, della federazione tiro con l’arco e dell’Assi onlus, Associazione sociale sportiva invalidi, di cui è presidente. L’atleta ha sottolineato come, prima delle Paralimpiadi di Londra, gli iscritti alla Fitarco fossero soltanto una settantina mentre adesso siano quasi il triplo, con una decina di giovani al di sotto dei 16 anni. “Vorrei con loro e attraverso loro - ha spiegato De Pellegrin a “La Repubblica” - far passare un messaggio di speranza per quelli che sono stati messi in difficoltà dalla vita”.
L’esperienza del tour “Primavera paralimpica”. Nato da un’idea del Comitato italiano paralimpico al fine di potenziare il dialogo con le unità spinali e i centri riabilitativi del Paese, il progetto “Primavera paralimpica”, che ha visto l’arciere azzurro nei panni di testimonial d’eccezione, ha proposto ai degenti la strada dello sport come percorso di rinascita psicofisica. Il viaggio ha fatto tappa in ospedali e strutture riabilitative, come il San Bortolo di Vicenza, il centro Villa delle ginestre a Palermo, il Niguarda di Milano, l’Istituto Gervasutta di Udine, il Cannizzaro di Catania, il Santa Maria della Misericordia a Perugia, il Montecatone di Imola, il San Camillo di Venezia. Alcune di queste esperienze sono state riportate nel blog Primavera paralimpica.
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