30/11/2016: Informazione e giustizia per la sicurezza dei lavoratori.
Premiato il giornalismo d'inchiesta a Taranta Peligna.
Dalla periferia al cuore dello Stato. Anche quest'anno il Comune di Taranta Peligna, neppure 400 anime tra le montagne dell'Abruzzo, ha portato il Premio giornalistico intitolato a "Pietro Di Donato" alla ribalta della cronaca nazionale. E così, in un sabato pomeriggio come tanti, istituzioni, associazioni, protagonisti dell'informazione si sono ritrovati, nel segno dell'impegno civile, in questa piccola realtà che dimostra di saper esprimere grandi ideali. Cinque anni di impegno, voluti dal sindaco Marcello di Martino - insieme ad ANMIL, INAIL, CIA, ENEL - con la lente puntata sulla sicurezza sul lavoro, proprio come aveva voluto lo scrittore Italo-americano, idealista e sognatore di origini abruzzesi. Era il 1939 quando venne pubblicato il romanzo "Cristo tra i muratori" dedicato al padre di Di Donato, morto in un cantiere edile, nel giorno del venerdì santo. Erano tempi, quelli, in cui le vittime del lavoro non "facevano notizia" e non uscivano dai confini del dolore dei familiari. Ma Pietro Di Donato non la pensava così e non la pensano così neppure i giornalisti che hanno partecipato al Premio. Sono loro infatti che hanno scelto di rendere immortali le tante storie che continuano ad insanguinare l'Italia, con quella cifra di tre morti al giorno, indegna di un paese civile. Web, radio e TV, carta stampata: questi gli ambiti in cui i giovani protagonisti delle cronache, nazionali e locali, si sono cimentati, dando ampio spazio soprattutto al lavoro d'inchiesta. Un giornalismo duro, dai temi scomodi, in cui è obbligatorio sporcarsi le scarpe e vedersi sbattere le porte in faccia per cercare le notizie e dare voce a chi non ce l'ha o non ha spazio per farsi sentire. Avanti allora con i servizi sul lavoro sommerso e sul lavoro che non c'è. E ancora sui nuovi schiavisti, che non guardano in faccia a nessuno, facendo di immigrati e giovani le prime vittime di un sistema ingiusto e senza adeguati controlli. Per arrivare poi alle carneficine del mondo agricolo, tra rischi per la salute dei lavoratori e per l'ambiente. Parole come amianto, rifiuti tossici, caporalato, mobbing sono stati i punti di forza ricorrenti nei servizi realizzati dai protagonisti di questa finale del Premio, che ha portato sul tappeto rosso di Taranta Peligna Tommaso Botto, Alessadro Braga, Floriana Bulfon, Antonio Crispino, Nicole di Ilio, Francesca Grilli, Annachiara Spagnolo. Tutti hanno percorso da Nord a Sud il nostro Paese, dimostrando con le loro inchieste che le ingiustizie non sono appannaggio di questa o quella area del territorio nazionale e che hanno un unico comune denominatore: la mancanza del rispetto della dignità delle persone.
"Il lavoro deve essere sicuro per essere un diritto" ha detto l'onorevole Maria Amato, che in questa legislatura si batte perché la parola "fragilità" venga cancellata dalle categorie del mondo dei lavoratori. Perché è proprio qui che si gioca la battaglia democratica in cui informazione e giustizia trovano il loro punto di incontro con il supporto delle istituzioni. "Noi ci siamo e non da oggi" è stata la risposta del vice direttore della TGR della Rai, Giuseppina Paterniti, che affida soprattutto al web la sfida di un futuro "2.0" per l'informazione pubblica. Va ricordato che proprio la Testata Giornalistica Regionale della Rai è stata insignita della medaglia, assegnata dalla Presidenza della Repubblica, per avere saputo rendere, più di ogni altro organo di informazione, un servizio sul territorio attraverso campagne di interesse sociale. Tra queste, il Tour per la sicurezza sul lavoro, promosso dall'ANMIL, per denunciare soggetti inadempienti e premiare comportamenti virtuosi, a cominciare dal ruolo formativo della scuola. È infatti proprio dalla cultura della sicurezza che si deve partire per costruire insieme un paese fondato sui diritti. Ne è convinto il vice presidente del CSM, Giovanni Legnini, fedelissimo del Premio "Di Donato", ne siamo convinti anche noi. Con un auspicio però: che la giustizia non si arrenda di fronte a lentezze e nodi burocratici del sistema, proprio per consentire il pieno rispetto dei diritti di tutti.
Luce Tommasi
Fonte: ANMIL
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