Per utilizzare questa funzionalità di condivisione sui social network è necessario accettare i cookie della categoria 'Marketing'

26/11/2019: Intervista al Magistrato Bruno Giordano

Occorre un’agenzia unica per prevenire lo sfruttamento del lavoro ed esercitare una corretta politica penale

Ha preso il via dal Parlamentino dell’INAIL di Roma la no stop del Magistrato della Corte di Cassazione, Bruno Giordano, sui mille giorni contro il caporalato e lo sfruttamento del lavoro. Nel mese di novembre ci sono già due tappe in calendario, ai cantieri navali di Monfalcone e a Siracusa. Seguiranno Lecco, Milano e Ragusa, tra dicembre e la fine di gennaio 2020. Sono passati tre anni dall’approvazione della legge del 29 ottobre 2016 n. 199 sul contrasto al mercato del lavoro nero ed è tempo di bilanci. 
Per fare il punto su prospettive e criticità l’ANMIL insieme all’AIC (Associazione Italiana Coltivatori) ha promosso un convegno a più voci – coordinato dalla direttrice del TG3 RAI Giuseppina Paterniti – nel corso del quale è emersa con chiarezza la correlazione tra caporalato e fenomeno infortunistico. 
Pochi controlli uguale poca sicurezza. Infatti a fronte di un minor volume di ispezioni effettuate, gli indici di efficacia dell’attività di vigilanza risultano crescenti rispetto a quelli del corrispondente periodo dello scorso anno. Ma l’idea guida del Magistrato Bruno Giordano per una incisiva politica penale del lavoro è quella di dare vita ad un’agenzia unica, che consenta interventi tempestivi quando la legge prevede l’arresto obbligatorio in flagranza di reato. Lo abbiamo intervistato in occasione del convegno. 

 

– Perché il contrasto al mercato del lavoro nero costituisce una priorità  indifferibile per uno Stato che voglia tutelare i diritti umani e in particolare quelli fondamentali dei lavoratori?
La priorità è data dalla necessità che questa società presenta in termini di tutela del lavoro, sotto il profilo della dignità umana e del rispetto dei diritti fondamentali. Ricordiamoci che il lavoro è il fondamento della nostra democrazia, in base all’articolo 1 della Costituzione. E quando si parla di lavoro, si intende un lavoro dignitoso perché quello non dignitoso equivale allo sfruttamento. Il reato introdotto tre anni fa, così come tutta la legge 199, ci tutela quindi da una condizione che mina la base della democrazia. Questo è ancora più importante perché esistono, nell’economia attuale, forme di aggressione dovute, da un lato, alla forza di alcune categorie di datori di lavoro e, dall’altro, alla debolezza di altre categorie di lavoratori. All’inizio, quando abbiamo approvato questa legge, pensavamo che ci si dovesse concentrare, soprattutto nei campi dell’agricoltura e dell’edilizia, sull’applicazione tradizionale dell’intermediazione abusiva, cioè del caporalato. Invece la realtà degli ultimi tre anni ha purtroppo dimostrato molto di più. Prima dell’approvazione di questa legge c’erano stati in Italia soltanto una trentina di processi in sei anni. Ora, in tre anni, siamo nell’ordine di migliaia di processi in tutta Italia, da nord a sud, da est ad ovest, in moltissimi campi del lavoro. Si pensi al settore manifatturiero, al terziario, alla sanità, alle case di cura, alla logistica, alle ditte di trasporti, ai cantieri navali, come ha dimostrato un’indagine partita da Venezia qualche giorno fa. È evidente che il tema non è più da definire in termini di caporalato, cioè in modo oleografico e quasi ottocentesco. Che cosa è successo in questi anni? È accaduto che l’operatività della legge 199 ha fatto emergere una realtà sociale, che sta alla base non solo di questo crimine, ma di tutti i crimini dell’indotto. Quando ci troviamo di fronte ad uno sfruttamento sul lavoro, non abbiamo soltanto il reato previsto dall’articolo 603 bis del codice penale, ma registriamo innanzitutto una fortissima evasione fiscale, contributiva e assicurativa con i relativi costi sociali. Voglio dire che tutti noi, come collettività e come Stato, sosteniamo una serie di spese che il datore di lavoro, che commette questo reato, ci fa pagare caramente.

 

– Dunque caporalato e sfruttamento del lavoro costituiscono una realtà criminosa molto diffusa su tutto il territorio nazionale e non solo nei settori dell’agricoltura e dell’edilizia, perché oggi si parla anche di caporalato urbano. Ci può descrivere queste nuove forme di sfruttamento?
Questi primi tre anni di applicazione della legge 199 hanno dimostrato che la realtà lo sfruttamento del lavoro esiste in molti campi, non solo nelle campagne e nei cantieri edili, ma anche nelle grandi città, come Milano, Torino, Genova, Roma. Nelle zone periferiche e soprattutto nei pressi delle stazioni delle metropolitane, troviamo ogni mattina, tra le 4 e le 6, centinaia di persone che si offrono al lavoro nero e decine e decine di caporali che raccattano questi lavoratori. Si tratta di una realtà che può esistere perché non siamo in grado di fare i controlli sul territorio e di intercettare situazioni che sono presenti e che anzi hanno bisogno di essere visibili. Poiché bisogna andare in una piazza o su un marciapiede per cercare lavoro, non possiamo parlare di un fenomeno sommerso. Nel cosiddetto caporalato urbano, ci troviamo di fronte ad uno scenario evidente perché soltanto con questa modalità si riforniscono i servizi di logistica, i servizi connessi alla cantieristica edile, i servizi legati ai lavori a domicilio, come quelli delle badanti e di analoghe attività di assistenza. Si tratta di tutti quei settori in cui è più difficile fare controlli perché, per farli, è necessario intervenire all’interno dei luoghi di lavoro.  

 

– La crisi economica e il bisogno di lavorare costringe molte persone ad accettare condizioni di illegalità. Come intervenire per tutelare il lavoratore e scongiurare la scorretta concorrenza tra le imprese, a svantaggio di quelle virtuose?
Qui non si tratta soltanto di tutelare le imprese virtuose, ma di tutelare le imprese regolari. Lo sfruttamento del lavoro è una manovra “facile”, che elude totalmente qualsiasi obbligo previdenziale, assicurativo, assistenziale, di sicurezza e ovviamente contrattuale. Quindi chi si avvale di lavoratori in nero risparmia sui costi del proprio lavoro, ma non sui costi sociali perché, in caso di infortunio e di assistenza, anche per i lavoratori in nero intervengono l’INAIL, l’INPS, le ASL, insomma tutti gli istituti preposti alla loro tutela. Ovviamente l’imprenditore regolare subisce la concorrenza sleale più cattiva che possa esserci, cioè quella che viene fatta abbattendo il costo del lavoro. Un abbattimento apparente perché, nei fatti, quel costo viene poi scaricato su tutta la società e quindi non solo sugli imprenditori corretti, ma su tutti i contribuenti. Si tratta di un’evasione fiscale che paghiamo tutti noi con la spesa pubblica, non solo chi ha un’attività d’impresa. In pratica, quando un lavoratore in nero ha un infortunio sul lavoro, Vede riconoscersi comunque i servizi sanitari e viene coperto dalla tutela previdenziale e assicurativa, come è giusto che sia in uno stato sociale ma è l’intera collettività che sostiene i costi al posto di chi commette un reato.

 

– La precarizzazione del lavoro condiziona una corretta contrattazione non solo sul piano della forma, ma anche della sostanza contrattuale. Esistono aspetti non solo criminologici, ma anche economici nell’intervento penale? 
Dove c’è precarietà c’è maggiore vulnerabilità da parte del lavoratore. Chi deve affrontare un lavoro precario sa già che il fattore tempo condizionerà non solo il suo lavoro, ma anche la possibilità di confermare quel rapporto lavorativo. Di conseguenza sarà portato al silenzio, alla soggezione, alla rassegnazione in merito all’esercizio dei propri diritti. Ma la precarietà formale è sopravanzata anche da una precarietà sostanziale e cioè dall’assoluta assenza di coperture non solo dell’attività lavorativa, ma della vita quotidiana. I lavoratori delle periferie urbane e delle campagne non si ribellano e tacciono perché sanno che, se parlano, il giorno dopo non lavoreranno più. Il silenzio è la piaga peggiore di questa realtà crimonosa ed è il Dna dell’omertà.

 

– Prevenire o sanzionare? In quale direzione ritiene sia opportuno muoversi?
Entrambe le direzioni sono giuste perché, come in tutti i reati, si può prevenire prima ancora di reprimere e di sanzionare. In questi tre anni siamo riusciti poco a prevenire e un po’ di più a sanzionare. Per prevenire ritengo sia necessario l’accorpamento delle diverse competenze in un’unica agenzia del lavoro. Esiste già l’Ispettorato nazionale del lavoro, che però ha compiti marginali. Basta soltanto pensare che, quando si vuole fare un intervento in un’azienda dove si sospetta ci sia uno sfruttamento del lavoro, la Squadra Mobile della Polizia ha bisogno di raccordarsi con la ASL per le violazioni in materia di sicurezza, con l’Ispettorato nazionale del lavoro per le violazioni in materia contrattualistica e previdenziale, con gli ispettori dell’INPS e dell’INAIL (che dovrebbero già essere accorpati all’Ispettorato, ma che ancora non lo sono pienamente) nonché con i Carabinieri del Lavoro. Quindi ci sono ben sei organismi che devono contemporaneamente trovarsi d’accordo per andare ad accertare un reato, per il quale la legge prevede l’arresto obbligatorio in flagranza. Ora mi chiedo come sia possibile arrestare una persona nell’immediatezza del reato, prenderla per così dire con le mani nel sacco, se prima è necessario mettere d’accordo sei soggetti diversi. 

 

– Con quali strumenti processuali si può intervenire per il contrasto alle diverse forme di caporalato?
Esistono degli strumenti processuali speciali. Innanzitutto la legge 199 non ha introdotto soltanto l’arresto obbligatorio in flagranza, ma anche un’attenuante per il collaboratore processuale, una figura di pentito nell’ambito di questa tipologia di reati. È inoltre prevista la possibilità per il giudice di nominare un controllore giudiziario, cioè di sottoporre l’impresa al controllo di un amministratore straordinario che operi in azienda e non si sostituisca al datore di lavoro, ma lo affianchi al fine di regolarizzare l’azienda stessa e di conservarne il valore economico, a cominciare dall’occupazione. Esiste anche un istituto speciale, che dal codice antimafia è stato esteso ad altri reati e che è nato proprio per il caporalato al fine di fronteggiare processualmente questo reato. Nella nostra legislazione disponiamo dunque di strumenti, nuovi ed efficienti, che hanno dato finora buoni frutti. 

 

– Il ruolo delle pubbliche amministrazioni quanto può incidere sulla correttezza dei principi che vengono applicati nel mondo del lavoro? 
Come ho già detto, le pubbliche amministrazioni in questo campo sono, oltre all’Ispettorato nazionale del lavoro, le ASL, l’INPS, l’INAIL e gli altri organismi che di volta in volta sono preposti alla vigilanza in materia lavoristica. In Italia, a mio parere, ne abbiamo troppi per poter dare dei risultati coordinati. Ribadisco che è arrivato il momento di concentrare le diverse forze in un’agenzia unica che rafforzi, a parità di personale, l’efficacia degli interventi. Nel nostro paese, abbiamo già esempi di questo tipo a cui ispirarci e pertanto non si tratta di fantapolitica giudiziaria. Cito in proposito l’ARPA, coordinata dall’ISPRA, in materia di ambiente e l’ANAC in materia di anticorruzione. Tutti modelli che si sono rivelati efficienti, proficui, utili per tutelare l’ambito giudiziario e quello amministrativo. 

 

– Esiste una stretta correlazione tra lavoro irregolare e incidenti sul lavoro. Che cosa pensa in proposito? 
Irregolarità e incidenti sul lavoro possono coincidere. Si pensi soltanto che, quando sono stati fatti dei blitz nelle aziende, nel cento per cento dei casi sono state trovate violazioni in materia di sicurezza del lavoro. È evidente che chi sfrutta non pensa a tutelare la salute del lavoratore, cioè a fornirgli mezzi individuali di protezione, perché già questo sarebbe un costo maggiore da sostenere. Inoltre, quando un’impresa lavora con dipendenti irregolari, non trascura soltanto la sicurezza, ma tutto il sistema di prevenzione che c’è attorno: investimenti, innovazione tecnologica, aggiornamento professionale, formazione, informazione, sorveglianza sanitaria, funzioni sindacali. Viene quindi ad essere minato l’intero sistema del welfare, a cominciare dalla tutela della salute.

 

– Per l’ANMIL sarebbe importante rafforzare innanzitutto l’attività ispettiva. È d’accordo?
In tutti i reati le cose sono inversamente proporzionali: più controlli facciamo, meno reati abbiamo. E questo vale per l’evasione fiscale, per le rapine, per le violenze sessuali, con cui purtroppo ci confrontiamo quotidianamente. Anche in questo campo noi abbiamo una sola politica della prevenzione: poter eseguire i controlli. Ma per poterlo fare ci vogliono i controllori: dobbiamo assumere ispettori. 

 

– In quale direzione intende prioritariamente orientare il suo ruolo di Magistrato presso la Corte di Cassazione? 
La direzione è soltanto una: il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Dove ci sono reati, questi vanno colti e perseguiti in tutti i gradi di giudizio, secondo le garanzie previste dal codice di procedura penale. Ma è ovvio che, per potere esercitare l’azione penale, occorre che le notizie di reato arrivino sui tavoli dei pubblici ministeri. Altrimenti queste azioni non avranno mai inizio.

 

Fonte: INAIL


26/02/2016: Guardare all’Europa - La prevenzione

Il terzo volume della collana pone il confronto tra i sistemi di prevenzione e di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro di Danimarca, Germania, Italia e Regno Unito.


26/02/2016: Telecamere finte: sì o no?

Alcune amministrazioni comunali, strette nella tagliola del patto di stabilità, hanno pensato bene di ampliare l’esistente impianto di videosorveglianza, grandemente apprezzato dai cittadini, installando delle telecamere finte. Di Adalberto Biasiotti.


24/02/2016: In arrivo il nuovo Regolamento UE sui DPI

Disponibile il testo non definitivo.


23/02/2016: I quanti e la National Security Agency

Una rivoluzione drammatica: il passaggio dai semiconduttori ai quanti.


22/02/2016: Tour per la Sicurezza sul Lavoro

Un “pellegrinaggio laico” lungo un percorso che attraverserà tutta l’Italia


19/02/2016: Uso delle casseforti: un delicato confine tra safety e security.

Una bimba si è rinchiusa accidentalmente all’interno di una cassaforte con apertura temporizzata. Non è l’unico problema che può coinvolgere questi mezzi forti. Adalberto Biasiotti


18/02/2016: C’era proprio bisogno di questo incontro!

Un incontro con i numerosi soggetti, che sono coinvolti nella sicurezza privati in Italia. Ecco i punti principali. Di Adalberto Biasiotti.


18/02/2016: A Modena la Sicurezza sul Lavoro, in pratica

Convegno gratuito il 25 febbraio.


17/02/2016: Seminario gratuito sulle verifiche periodiche delle attrezzature di sollevamento

“Verifiche periodiche delle attrezzature di sollevamento cose e persone: regime di controllo e criticità”: il 19 febbraio a Bergamo


16/02/2016: Il rischio biologico dei lavoratori all’estero: il Virus Zika

Come gestire il rischio e la sorveglianza sanitaria dei lavoratori che effettuano trasferte lavorative in paesi con scadenti condizioni igieniche. L'esempio del Virus Zika e la raccomandazione Antipolio.


16/02/2016: Come compilare il modello OT24 da presentare entro il 29 febbraio 2016

Pubblicata la Guida alla compilazione del nuovo modello OT24 per ottenere la riduzione del tasso medio di tariffa: la novità della documentazione probante.


15/02/2016: E' incidente stradale in itinere, anche se in bicicletta

Una recente norma della legge 221/2015


15/02/2016: Sanatoria per i Medici competenti cancellati dall'elenco

Pubblicato il decreto che consente ai medici competenti esclusi dall'elenco di completare la formazione ed essere reintegrati


12/02/2016: Gli infortuni sul lavoro e il Sistema Infor.MO

Gli Atti del Convegno “Gli infortuni sul lavoro e il Sistema Infor.MO: analisi delle cause e interventi di prevenzione”


12/02/2016: Quanti droni illegali!

Il 92 % dei droni testati non rispetta la direttiva afferente alle interferenze nelle reti di comunicazione.


11/02/2016: Il GPS funziona troppo bene!

Lo stato dell’arte sul sistema GPS


11/02/2016: ClaRaf 3.0: aggiornato il database VVF

Una nuova versione del database compatibile con il nuovo Codice di Prevenzione Incendi


10/02/2016: Nuovo accordo per i RLS del Settore del Credito

Novità rilevanti che integrano quanto previsto dagli obblighi dettati dal d.lgs. 81/2008.


10/02/2016: Progetto di mappatura dell’amianto nelle scuole

Controllo e gestione del rischio per il personale scolastico e per gli stessi studenti


09/02/2016: Precisazioni su D.Lgs. 81/2008 riferito ai Carri ponte – impianti di sollevamento – verifiche ingegnere esperto

Circolare CNPI chiarisce alcuni dubbi sull’interpretazione della norma UNI ISO 9927-1


88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98