13/07/2018: La comunicazione del rischio e le agenzie ambientali
Seconda parte dell'intervista a Giancarlo Sturloni: le possibili competenze e attività del sistema delle agenzie ambientali in tema di comunicazione del rischio.
Ritiene che le agenzie ambientali, in quanto enti pubblici con forte connotazione tecnico-scientifica, potrebbero dare un contributo significativo nella così detta “gestione del rischio”?
Possono certamente contribuire in modo significativo in tutte le fasi della gestione del rischio, dalle analisi tecnico-scientifiche alle attività di comunicazione pubblica dei rischi. Limitandomi a quest’ultimo aspetto, è però importante dotarsi di competenze specifiche che consentano agli uffici di comunicazione di non limitarsi alle funzioni classiche dell’URP e dell’ufficio stampa. Oggi la comunicazione del rischio è infatti una disciplina autonoma fondata su un ampio ventaglio di conoscenze interdisciplinari e può svolgere un ruolo strategico nella gestione dei rischi per la salute e per l’ambiente.
Per questo molte importanti agenzie e istituzioni internazionali si sono dotate di materiali didattici, linee guida e protocolli operativi, riconoscendo che le competenze per comunicare il rischio in modo efficace possono essere padroneggiate solo con un’adeguata formazione. La buon notizia è che i fondamenti teorici e operativi di questa disciplina, sebbene ancora poco conosciuti (e praticati) nel nostro Paese, sono ormai consolidati a livello internazionale. Il manuale che ho scritto (ndr - La comunicazione del rischio per la salute e per l'ambiente - Mondadori Università, 2018) è nato con l’intento di offrire anche ai numerosi professionisti italiani impegnati in attività di gestione del rischio uno strumento organico e aggiornato capace di illustrare i principi guida di questa disciplina.
Le agenzie ambientali, fra i loro compiti istituzionali, hanno anche quello di raccogliere, organizzare e diffondere i dati ambientali. Cosa potrebbero fare, secondo lei, in questo ambito per poter agevolare la comunicazione del rischio?
Anzitutto rendere disponibili, in modo completo e trasparente, tutti i risultati delle valutazioni tecnico-scientifiche, anche quando evidenziano criticità. La trasparenza è un requisito necessario per consolidare la fiducia dei cittadini verso le istituzioni. Senza fiducia, nessuna comunicazione è possibile. L’accessibilità delle informazioni è però un requisito necessario, ma non sufficiente.
Le istituzioni devono anche rendere comprensibili ai non esperti i risultati delle valutazioni tecniche. Questa è una funzione essenziale per ogni comunicatore del rischio. È responsabilità di chi comunica farsi capire. E nella comunicazione del rischio, sia nella prevenzione che nell’emergenza, può fare la differenza fra la vita e al morte.
Le agenzie ambientali sono enti tecnici, i temi da loro trattati hanno una complessità non facile da rendere comprensibile a tutti. Quali suggerimenti può dare ai comunicatori delle agenzie ambientali?
Nel manuale dedico un intero capitolo a questo problema, illustrando le tecniche elaborate nell’ambito della comunicazione della scienza. Cercando di semplificare, occorre partire da un principio fondamentale: per farsi capire, occorre avvicinarsi ai bisogni e alle conoscenze del pubblico.
Comunicare il rischio al pubblico dei non esperti, dunque, significa anzitutto abbandonare il linguaggio specialistico caratteristico delle valutazioni tecniche a favore del linguaggio comune. Evitate perciò termini specialistici e acronimi, oppure spiegateli accuratamente. Meglio rinunciare alle formule matematiche e limitare il ricorso a numeri e percentuali all’indispensabile. Partite sempre da ciò che il pubblico già conosce per introdurre nuovi concetti e usate esempi, aneddoti o metafore per spiegare il significato di quelli più difficili da visualizzare.
Le informazioni tecniche più importanti, tuttavia, non vanno omesse ma spiegate, tenendo conto del livello di conoscenze degli interlocutori. Nella comunicazione del rischio ogni semplificazione deve riguardare la forma e non il contenuto del messaggio. Le informazioni devono essere inoltre contestualizzate affinché le persone possano comprenderne la rilevanza per la loro sicurezza.
Per facilitare la comprensione, occorre usare frasi brevi e chiare, con poche subordinate e termini di uso comune. Se esistono due modi per dire la stessa cosa, scegliete quello più facile da capire. Vale una regola generale che ammette poche eccezioni: se il pubblico non comprende il messaggio, la colpa è di chi lo ha formulato. E nella comunicazione del rischio, per ovvie ragioni etiche, non ci si può permettere di lasciare indietro nessuno. Ogni fraintendimento non solo impedirà di condividere informazioni vitali, ma rischierà anche di compromettere in modo duraturo la relazione, soprattutto se si percepisce che non è stato fatto alcuno sforzo per farsi capire.
Tuttavia, la comunicazione pubblica del rischio non deve essere intesa come una semplice “traduzione” dal linguaggio specialistico al linguaggio comune, operata mediante una mera semplificazione del messaggio.
Per essere davvero efficaci, occorre impiegare strategie più sofisticate, anche mediante l’impiego di tecniche di storytelling, tenendo conto che nell’arena pubblica, per risultare convincenti, si deve fare appello anche a valori, motivazioni ed emozioni dei destinatari. L’informazione, infatti, non è persuasiva di per sé. Per esempio, non è sufficiente asserire che in Italia il tabagismo causa decine di migliaia di morti ogni anno per convincere qualcuno a smettere di fumare. Persino gli esperti fumano, compresi alcuni oncologi, che ovviamente conoscono le statistiche.
Ecco perché qualsiasi argomentazione sul rischio non può limitarsi a tradurre in un linguaggio più semplice i risultati delle analisi tecniche. Nella comunicazione del rischio la sicurezza delle persone può dipendere anche dalle nostre capacità di creare un rapporto di fiducia, suscitare l’attenzione degli interlocutori, riuscire a essere convincenti e persuasivi. Questo è in genere il compito di un professionista della comunicazione.
Un tema in forte evoluzione è quello della citizen science, cioè della partecipazione attiva dei cittadini nella rilevazione dei dati ambientali, utilizzando ad esempio dispositivi low cost. Come pensa che questo possa conciliarsi con i sistemi pubblici di rilevazione dell'inquinamento, come quelli di ARPAT, che utilizzano strumentazioni complesse, costose, efficaci, seguendo metodologie certificate e scientificamente attendibili?
Le esperienze di citizen science possono essere un prezioso strumento di coinvolgimento, seppure in genere limitato a un piccolo numero di persone. L’effettiva capacità di contribuire alla ricerca dipende dal contesto e non è generalizzabile. Possono agevolare il lavoro delle istituzioni quando occorre mappare un’area molto estesa di territorio con strumentazioni di semplice impiego.
Sebbene sia più frequente che le istituzioni mantengano un ruolo di coordinamento e il controllo sulla metodologia, niente esclude che il coinvolgimento dei cittadini, anziché limitarsi alla fase di raccolta dei dati, possa estendersi anche alla progettazione o all’interpretazione della ricerca.
La storia italiana ha un ricco patrimonio di ricerca partecipata: negli anni Settanta, grazie al lavoro di figure come il medico Giulio Alfredo Maccacaro, lavoratori e cittadini furono ampiamente coinvolti negli studi sugli impatti sanitari e ambientali delle attività industriali. Un esempio recente che si inserisce in questa importante tradizione è lo studio epidemiologico condotto dai ricercatori insieme ai residenti del comune di Manfredonia, in passato teatro di gravi episodi di inquinamento.
Fonte: ARPAT
30/01/2018: Incidente alla Lamina: tanto è stato fatto, ma tanto ancora è da fare.
Un commento del Dipartimento di Ingegneria Industriale Università di Bologna
29/01/2018: L’esternalizzazione del rischio
Si terrà a Milano il 14 febbraio il convegno "L’esternalizzazione del rischio" organizzato dal Centro per la cultura della prevenzione nei luoghi di lavoro e di vita.
26/01/2018: Un sito Web per tutti coloro che sono coinvolti nella attuazione del nuovo regolamento generale europeo
Come rimanere sempre aggiornati sul nuovo regolamento generale sulla protezione dei dati.
25/01/2018: La cultura necessaria a proteggere i dati personali
Parola del Garante della Privacy. Intervento di Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
24/01/2018: Autoliquidazione INAIL 2017/2018: istruzioni.
Le istruzioni relative all’autoliquidazione annuale dei premi 2017/2018, di cui si evidenziano le novità e le scadenze.
23/01/2018: Infortuni e malattie professionali: online gli open data Inail del 2017
I dati analitici delle denunce di infortunio e malattia professionale presentate all’Istituto entro il mese di dicembre.
22/01/2018: Studio sulla fattibilità di un’indagine telefonica tramite computer per la stima dell’esposizione da sostanze cancerogene nell’Unione europea
L’esposizione a sostanze cancerogene può causare il cancro, uno dei principali responsabili dei decessi lavoro-correlati nell’UE.
19/01/2018: Dall'incidente sul lavoro al lavoro di attore
La testimonianza di Franco Trevisi, iscritto all'ANMIL dagli anni sessanta: "Nella vita si riparte sempre"
18/01/2018: Verifiche periodiche: pubblicato l'elenco dei soggetti abilitati
Il Decreto direttoriale n. 3 del 16 gennaio 2018,
17/01/2018: Allarme per ennesime morti da intossicazione
Un bilancio degli infortuni 2017
16/01/2018: Albo Nazionale Gestori Ambientali: indicazioni in caso di non regolarità contributiva
Circolare del Comitato Nazionale dell'Albo Gestori Ambientali prot.n.31 del 8/1/2018
12/01/2018: Il 17 gennaio entra in vigore la nuova direttiva cancerogeni
Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea la Direttiva europea 2017/2398 del 12 dicembre 2017 che modifica la direttiva 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro.
11/01/2018: Al via la XVI edizione del concorso per le scuole “Primi in sicurezza”
Per il concorso “Primi in sicurezza”, che si inserisce tra le attività previste dal Protocollo siglato tra MIUR ed ANMIL, quest’anno il tema/slogan è “Mettiamoci al sicuro! Tutti insieme per dire stop agli incidenti sul lavoro”.
10/01/2018: Il ruolo del medico competente e il reinserimento lavorativo
L’Associazione Medici del Lavoro della Provincia di Brescia organizza il 27 gennaio 2018 un convegno per affrontare i temi del reinserimento e l’integrazione lavorativa delle persone con disabilità da lavoro.
09/01/2018: Terremoti: previsione, emergenze e soccorso
Mercoledì 17 gennaio 2018 si terrà a Trieste il convegno dal titolo “Terremoti: previsione, gestione delle emergenze e soccorso”.
08/01/2018: Infortuni e malattie professionali dei primi 11 mesi del 2017
Un comunicato stampa dell’Inail presenta gli open data Inail: presentate 589.495 denunce di infortuni sul lavoro (+0,3%), 952 dei quali con esito mortale (+1,8%). Prosegue il trend in diminuzione delle malattie professionali (-3,7%).
21/12/2017: Calendario sulla Sicurezza 2018
La salute non è un hobby, è la vita: “Rischi, Emergenze e Comportamenti Sicuri".
21/12/2017: Ransomware: i consigli del Garante privacy
Come difendersi dal software che prende "in ostaggio" pc e smartphone
20/12/2017: Con il nuovo bando Isi dall’Inail più di 249 milioni di euro per la prevenzione nelle aziende
Le imprese interessate potranno inserire online i propri progetti a partire dal prossimo 19 aprile
19/12/2017: La vicenda eternit: in Cassazione lascia sgomenta anche Anmil
...ma non incide nel merito delle responsabilità
63.5 64.5 65.5 66.5 67.5 68.5 69.5 70.5 71.5 72.5 73.5