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30/08/2019: Lo spirito che anima un Corpo che non conosce limiti di impegno.

Intervista all’Ingegner Alessandro Paola, Vice Direttore Centrale dell’Emergenza dei Vigili del Fuoco

Essere una squadra, una comunità, una famiglia: questo lo spirito che anima un Corpo che non conosce limiti di impegno.

 

Lavorare h24 e non sentire la fatica. È questa, nelle emergenze, la tabella di marcia dei Vigili del Fuoco, ai quali sono affidate le speranze di soccorso di tutto il Paese. Da sempre siamo abituati a vederli impegnati nelle situazioni più difficili e non ci meravigliamo se anche loro gioiscono insieme alle persone a cui salvano la vita. Più che di un mestiere potremmo parlare di una missione, come ci conferma l’Ingegner Alessandro Paola, Vicario del Direttore Centrale dell’Ufficio di Coordinamento e di Gestione dell’Emergenza. La sua è una carriera ricca di incarichi ricoperti in tutto il Paese, dal Comando dei Vigili del Fuoco di Messina a quello di Livorno, fino all’arrivo ai piani alti del Ministero dell’Interno per la chiamata alla Vice Direzione Centrale dell’Emergenza. Per lui dieci domande e un’ora di intervista che ci concede senza risparmiarsi, come si conviene ad una persona che crede in quello che fa e che non molla mai. Così si dice di questo dirigente nei corridoi del Viminale. 

– Come è organizzato il vostro Corpo? 
Il nostro Corpo è organizzato sulla base di una struttura centrale e di articolazioni territoriali ed è in contatto con i cittadini mediante i Comandi provinciali. Tutta la cittadinanza che ha bisogno di soccorsi tecnici urgenti o di servizi di prevenzione incendi si può rivolgere direttamente ai nostri Uffici territoriali, vale a dire i Comandi provinciali, e ricevere immediatamente risposta. Nel caso di un soccorso tecnico urgente, cioè di qualunque evento che possa comportare pericolo per le persone o per i beni, è sufficiente chiamare il 115 o il numero unico di emergenza 112, attivo in diverse località sul territorio italiano. Risponderanno le nostre sale operative che faranno affluire le squadre di soccorso più vicine. Per la prevenzione incendi invece ci si può recare direttamente presso gli Uffici dei Comandi per avere assistenza per la gestione delle problematiche di sicurezza o per espletare pratiche autorizzative delle attività a maggior rischio di incendio. Nel caso in cui i Comandi non abbiano risorse sufficienti per fronteggiare un particolare evento di soccorso, il Corpo assicura, mediante un coordinamento prima regionale e poi nazionale, di mettere a fattore comune tutte le risorse operative di cui il Corpo stesso dispone, sia con mezzi terrestri, navali, aerei, sia con componenti specializzate di vario tipo, quali ad esempio sommozzatori, unità cinofile, nuclei NBCR (Nucleare, Biologico, Chimico, Radiologico), squadre che effettuano il soccorso su corda con tecniche speleo alpinistiche, operatori di mezzi speciali di movimento terra e quant’altro fa parte della capacità operativa del Corpo, anche avvalendosi di strumenti tecnologici per la trasmissione di dati al fine di rilevare esattamente le posizioni da raggiungere e migliorare la capacità del soccorso. 

 

– In quali ambiti intervenite?
Noi interveniamo, oltre che sugli incendi – che sono uno degli scenari principali – su tutte le situazioni che possono minacciare la vita umana e la tutela dei beni. I soccorsi possono essere effettuati in caso di incidenti stradali, infortuni di varia natura, minacce dovute ad eventi naturali, come sismi, allagamenti o altre situazioni che possono essere risolte tecnicamente soltanto attraverso l’intervento immediato dei Vigili del Fuoco. Penso, per fare un esempio, a persone cadute in precipizi o imprigionate all’interno di zone di difficile accesso, come abitacoli, edifici, strutture collassate, frane. La componente del salvataggio è sempre di primaria importanza perché, in questa tipologia di interventi, vengono impiegate delle tecniche finalizzate sia al recupero della persona, sia alla sua stabilizzazione sino all’affidamento ai soccorsi sanitari. La capacità di riuscire ad intervenire in tutti i contesti è data sia dalla preparazione professionale del Vigile del Fuoco, sia dalla dotazione degli strumenti tecnologici utilizzati per poter raggiungere chi è in pericolo nel più breve tempo possibile. Nel caso di grandi calamità, come i terremoti, in cui il Paese intero si mobilita, i soccorritori devono fare di tutto per minimizzare le conseguenze di eventi devastanti che hanno un impatto su aree estese e su un numero elevato di persone. In questi momenti la capacità del Corpo nazionale è quella di mettere a sistema tutte le proprie competenze per raggiungere rapidamente il sito in cui occorre intervenire, anche superando le difficoltà che potrebbero insorgere, dalla viabilità a qualunque altro ostacolo, allo scopo di prestare soccorso e di coordinare tutte le azioni necessarie nell’area delle operazioni.

 

– Secondo i dati INAIL la sicurezza sul lavoro registra nel nostro paese una situazione drammatica, che ha raggiunto un nuovo picco dopo dieci anni di lieve flessione. Quali sono le situazioni più frequenti di incidenti sul lavoro in cui viene richiesto il vostro intervento?
Purtroppo anche noi siamo chiamati quando si verificano questi incidenti e lo facciamo nei casi in cui il soccorso alla persona può essere prestato soltanto in seguito ad un intervento tecnico per far sì che la vittima venga liberata dalla situazione in cui si è trovata coinvolta e sia affidata agli operatori sanitari. I casi che richiedono l’intervento dei Vigili del Fuoco sono ogni anno mediamente 400 sull’intero territorio nazionale e riguardano persone rimaste incastrate in macchinari o sepolte sotto materiali o cadute in aree non accessibili. I settori che maggiormente richiedono il nostro intervento, a causa di incidenti sul lavoro, spaziano dall’agricoltura, a seguito di persone incastrate per il ribaltamento di macchine agricole, a settori dell’industria dove può accadere che persone siano investite o incastrate a causa di mezzi e attrezzature, all’edilizia e alle aree impervie in cui sono possibili cadute. In tutte queste circostanze il Corpo adegua la propria capacità alla delicatezza della situazione in cui interviene, tenendo sempre conto dell’interazione con i soccorsi sanitari per garantire la massima velocità operativa. 

 

– La vostra è una categoria di lavoratori ad altissimo rischio e che non è assicurata dall’INAIL per cui i dati sugli infortuni dei Vigili del Fuoco non vengono rilevati. Qual è la vostra situazione sul piano dei pericoli e degli incidenti?
I nostri incidenti sono rilevati sistematicamente e vengono riportati sui nostri annuari. Si sta mettendo a punto un trasferimento di dati che possa confluire nel sistema nazionale, attraverso protocolli specifici. Il Corpo, per quanto riguarda l’analisi dei rischi, anche grazie al miglioramento dei dispositivi di protezione inviduale, ha più che dimezzato negli ultimi dieci anni gli incidenti, che precedentemente in soccorso raggiungevano un numero di infortuni doppi rispetto agli attuali numeri compresi tra i 500 e i 600 all’anno. Un risultato ottenuto anche grazie ad un aumento della preparazione e della competenza del Corpo a tutti i livelli. Per quanto riguarda gli infortuni mortali, abbiamo avuto alcuni casi dovuti ad interventi di una certa importanza. In particolare, circoscrivendo l’attenzione agli ultimi tre anni, nel 2017 è deceduto un Vigile volontario che, in occasione di un incendio, ha accusato un malore. Sono stati numericamente più gravi gli eventi del 2018, in cui due Vigili del Fuoco sono stati coinvolti a Catania nell’esplosione avvenuta all’interno di un locale e hanno perso la vita; un secondo collega è morto a Rieti nell’esplosione di una cisterna di carburante e un terzo Vigile del Fuoco, volontario, è morto a Milano, a causa del crollo di alcuni elementi all’interno di un capannone investito da un incendio. Quest’anno c’è stata una vittima a Taranto, a causa del ribaltamento di un portellone durante l’incendio di un automezzo. Prima del 2017, ci sono stati anche anni in cui non abbiamo registrato vittime. Il lavoro del Vigile del Fuoco comporta di fronteggiare scenari con rischi non sempre prevedibili, dove soltanto l’esperienza e la preparazione consentono di affrontare situazioni di estrema gravità. Noi interveniamo quotidianamente in occasione di fughe di gas, incendi, emissione di sostanze pericolose, strutture pericolanti. Va anche detto che l’indice di rischio di infortunio mortale è legato agli eventi più gravi, assolutamente imprevedibili, mentre la maggiore frequenza di piccoli infortuni è connessa ad eventi quotidiani e a quelli derivanti da micro calamità, come la rimozione di alberi pericolanti o lo sgombero di aree investite da maltempo. 

 

 – Come si diventa Vigili del Fuoco e in che modo si entra a far parte del vostro Corpo?
L’ingresso nel Corpo avviene per concorso pubblico. I requisiti sono stabiliti dal bando del concorso stesso, a cominciare dal possesso del titolo di studio che attualmente è il diploma di scuola media superiore. Per i vincitori viene effettuato un corso di formazione di nove mesi, al termine del quale si procede all’assegnazione ai diversi Comandi. 

 

– Voi fate molti interventi nelle scuole. Oggi c’è anche l’alternanza scuola lavoro che avvicina gli studenti alla vita attiva. Secondo voi, la percezione del rischio da parte dei ragazzi è migliorata rispetto al passato? 
L’analisi va vista all’interno di un lungo percorso che oggi, rispetto a quindici anni fa, posso dire che è decisamente migliorato. Anche nelle scuole si realizzano molto più frequentemente momenti formativi in cui emerge una maggiore attenzione per una disciplina che gli stessi docenti ritengono di grande interesse per gli studenti. Le campagne per i ragazzi, come “Scuola Sicura”, effettuate di concerto con i Vigili del Fuoco con la nostra Associazione Nazionale, con le Prefetture, con i Comuni e le Province, anche mediante protocolli, intendono valorizzare i concetti di responsabilità e di auto protezione dei giovani delle scuole di ogni ordine e grado. Aggiungo l’importanza delle nostre attività dimostrative e le manifestazioni in piazza, come Pompieropoli, che vengono fatte non solo per catturare l’attenzione dei bambini, ma anche dei loro genitori per diffondere il concetto della sicurezza. Si tratta di iniziative che, mediante il gioco, puntano alla formazione di una cultura che deve essere seguita giorno dopo giorno perché la sicurezza non deve rappresentare un momento formativo a parte, ma deve costruire un’educazione per la vita da portare con sé in tutti i contesti in cui una persona si viene a trovare. Non bisogna essere sicuri soltanto nei luoghi di lavoro, ma occorre saper vivere con sicurezza in ogni ambiente, a cominciare dal fatto di essere in grado di effettuare una segnalazione di intervento per proteggere le persone che ci stanno vicino e per saper dare consigli a soggetti più deboli, in attesa dell’arrivo dei soccorsi che, per quanto veloci, non sempre possono essere immediati. L’obiettivo è una crescita globale della popolazione per poter affrontare questi temi con la necessaria cultura e la capacità di ciascuno di essere un bravo cittadino. 

– È corretto il modo in cui vengono fatte le prove di evacuazione nelle scuole e nel mondo del lavoro?
Sicuramente è bene che queste prove si facciano perché consentono alle persone più attente di analizzarle e di migliorarle per cercare eventuali problematiche nella loro attuazione. Queste prove, per essere efficaci, necessitano della bravura e della passione dei formatori e di tutti gli addetti all’emergenza. Per esperienza personale posso dire che si tratta di prove di estrema importanza soprattutto in quei territori in cui esiste una consapevolezza del rischio più accentuata, come le aree esposte a terremoti o a incendi boschivi, in cui vivono persone a cui potrà capitare, nell’arco della loro vita scolastica e lavorativa, di adottare determinati comportamenti. Per quanto riguarda invece le prove effettuate negli stabilimenti, in quelli a rischio, spesso si riscontra una maggiore consapevolezza di quanto occorre fare in caso di primo intervento, a cominciare dalla capacità di far evacuare le persone e metterle in sicurezza. 

– Quanto è importante il supporto del volontariato che, in alcune situazioni, vi affianca negli interventi? 
Il Corpo nazionale è composto, oltre che da una componente permanente, da una componente volontaria che è operativa soltanto in caso di necessità e presta servizio presso i distaccamenti territorialmente distanti dalle aree urbanizzate, riuscendo pertanto a raggiungere nel più breve tempo possibile i siti degli interventi, in attesa dell’arrivo degli altri Vigili del Fuoco. Anche i volontari sono una parte fondamentale del Corpo, insieme a quella del personale permanente e lavora sotto la stessa catena di comando, con le stesse dotazioni messe a disposizione dal Ministero dell’Interno. È chiaro che il livello delle competenze delle unità di professionisti è dovuto ad una maggiore preparazione tecnica, sia dal punto di vista operativo sia per la capacità di coordinare tutte le forze del volontariato, non solo dei Vigili del Fuoco, ma anche di quelle di Protezione Civile che potrebbero dare una mano durante le operazioni di soccorso, non solo nelle piccole situazioni del quotidiano, ma anche nei grandi disastri per rendere gli interventi più efficaci.

 

 – Siamo in Estate. Mentre le persone vanno in vacanza, per voi il lavoro aumenta? 
L’Estate è il periodo in cui cresce il numero degli interventi, che sono circa una volta e mezzo rispetto a quelli che vengono effettuati nei mesi invernali. Questa attività è dovuta principalmente agli incendi della vegetazione e a tutte le attività che si sviluppano nella Penisola per il notevole movimento turistico. Il sistema dei soccorsi deve dare risposta a questa grande richiesta anche attraverso il potenziamento dei dispositivi che vengono individuati con convenzioni a livello locale, con Regioni e Comuni, per rafforzare i presidi territoriali e diminuire i tempi degli interventi. 

 

– Fare il Vigile del Fuoco non è un lavoro come un altro, ma una vocazione e mentalmente chi opera nel vostro Corpo non va mai in pensione. Possiamo parlare di una missione?
Per quanto mi riguarda, far parte del Corpo vuol dire sentirmi una componente essenziale del Paese, che entra in gioco per tutelare la collettività e garantire una serena armonia del vivere civile, avendo come priorità la sicurezza delle persone e il contenimento dei danni. Vivere il Corpo nazionale vuol dire avere la percezione di essere sempre pronti a dare il proprio contributo, con le proprie capacità, per risolvere i problemi che si verificano. Nessuno di noi, da solo, potrebbe essere in grado di fare nulla, se non si lavorasse con un grandissimo gioco di squadra, ognuno con il suo ruolo e con un senso del dovere che va al di là del concetto di pubblico impiego e di un normale orario di servizio. Tutti noi viviamo pensando che l’obiettivo possa essere raggiunto in qualunque giorno e in qualunque ora dell’anno, spesso a discapito di quelli che vengono considerati aspetti personali. Ma lo spirito del soccorso diventa esso stesso un aspetto personale, con cui conviviamo e di cui non sappiamo fare a meno, perché ne percepiamo l’importanza, vivendo spesso momenti drammatici a contatto con le persone che, nelle situazioni più diverse, ci comunicano il loro dolore e le aspettative che ripongono in noi che rappresentiamo l’ultima speranza. Sono tutte cose, queste, che costituiscono le priorità del nostro stile di vita. Chiaramente ognuno di noi vive le situazioni in modo personale, ma posso dire che tutti i Vigili del Fuoco possiedono un senso di grande comunità, di grande famiglia, di grande squadra, a cui sentono di appartenere dovunque si trovino, anche quando sono a casa o nel proprio territorio. Tutti noi siamo consapevoli di essere un punto di riferimento costante del Paese e, ovunque ci troviamo, sappiamo di poter vestire la divisa, in ogni momento, aiutando le squadre che stanno operando, anche quando siamo liberi dal servizio. Questo è il senso della nostra missione, che non solo provo a livello personale, ma che credo sia diffusamente percepito anche attraverso i media. Se non ci fosse questo spirito all’interno di ciascun Vigile del Fuoco, ben difficilmente si potrebbero ricercare, nei regolamenti e nelle leggi, quei doveri e quei codici di comportamento per imporre ciò che è necessario fare in questo servizio caratterizzato da grandi rischi. 

 

Luce Tommasi 

 

Fonte: ANMIL

 


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