04/12/2024: Ricerca di soluzioni ai cambiamenti climatici
Intervista sul ruolo fondamentale dell’adattamento
L’impatto dei cambiamenti climatici e le modalità con le quali le nostre società possono affrontare le minacce e i rischi per la nostra salute e il nostro benessere e prepararvisi al meglio sono stati quest’anno settori chiave del lavoro dell’AEA. Abbiamo incontrato tre esperti, Ine Vandecasteele, Aleksandra Kazmierczak ed Eline Vanuytrecht, che hanno studiato in modo specifico in che modo sia possibile migliorare le nostre capacità di adattamento e sviluppare forme di resilienza nei contesti urbani nonché individuare i rischi sanitari emergenti di origine climatica posti da inondazioni, siccità e qualità dell’acqua.
Quale ruolo possono svolgere le città per proteggere meglio i cittadini e sviluppare una maggiore resilienza?
Ine Vandecasteele
Esperta in materia di adattamento urbano
Ine:
Le città hanno un ruolo cruciale da svolgere non solo nel proteggere i cittadini, ma anche nel garantire la resilienza a lungo termine ai cambiamenti climatici e la sostenibilità ambientale in generale. Le tre crisi causate da cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e inquinamento sono interconnesse e si aggravano a vicenda, con impatti ulteriormente esacerbati nelle aree urbane ad alta densità edilizia e di popolazione.
Considerato l’aumento del numero di persone che vivono nelle aree urbane, le città hanno il dovere e l’urgenza di agire, ma anche il potenziale per essere veri e propri motori del cambiamento. Rispetto al livello nazionale, quello urbano può darsi obiettivi climatici più ambiziosi, come si evince dal fatto che il 51 % dei maggiori centri urbani d’Europa dispone ora di piani d’azione locali mirati al clima, che prevedono chiari obiettivi in termini di adattamento.
Le città possono adeguare i progetti di adattamento a specifici impatti climatici locali tenendo conto delle esigenze, della sensibilità e della cultura locali. Inoltre, uno dei principali fattori che favoriscono un esito positivo del processo di adattamento è notoriamente l’impegno comunitario, che costituisce il livello di governance che meglio si presta a tali interventi. Le città di tutta Europa si caratterizzano per contesti, capacità ed esperienze molto diversi e si trovano in fasi molto eterogenee di preparazione all’adattamento, ma la maggior parte di esse sta già attuando qualche intervento.
Può citare alcuni buoni esempi di progetti di adattamento urbano?
Le politiche e le misure di adattamento sono intese a sviluppare una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici. Nelle aree urbane tali misure possono includere interventi intesi ad aumentare il livello di infiltrazione dell’acqua piovana in eccesso, a fare scendere la temperatura, a evitare di edificare in aree ad alto rischio o a informare la popolazione mettendo a disposizione opzioni assicurative e reti di assistenza sociale. Buoni esempi di progetti di adattamento si riscontrano solitamente in città che forniscono un sostegno politico costante all’adattamento, reso possibile dai relativi finanziamenti, e caratterizzate da un forte coinvolgimento della comunità.
A Poznan, in Polonia, un progetto di rinaturalizzazione dei parchi giochi li trasforma in spazi verdi multifunzionali aperti al pubblico e incentrati sull’eco-educazione e sulla sensibilizzazione all’importanza della natura. Analogamente al progetto OASIS di Parigi, tale riqualificazione consente l’apertura al pubblico di ulteriori spazi verdi nei quali trovare sollievo durante le ondate di calore. Un altro esempio che posso citare è quello della città di Gand, in Belgio, che già limita la nuova costruzione di edifici a quelli che soddisfano il requisito delle «zero emissioni nette» in base al quale, affinché sia approvato un nuovo progetto edilizio, deve essere decementificata o convertita in spazio verde un’area urbana di pari dimensioni.
Questi progetti saranno sufficienti a contenere gli effetti negativi in un contesto di rischi climatici in aumento?
Purtroppo no. Pur essendo molto importanti a livello locale, avranno solo un impatto limitato, a meno che non siano sistematicamente ampliati e ampiamente diffusi. In primo luogo, occorre fare tutto il possibile per conseguire gli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici, che vanno di pari passo con una revisione dei nostri modelli di consumo e di produzione, attualmente insostenibili. Se ciò non avverrà, in futuro gli impatti climatici saranno troppo estremi per essere gestiti da qualsiasi strategia di adattamento.
Ad esempio, il 91 % delle città prevede nei propri piani di adattamento una qualche forma di soluzione naturale, riconoscendo i numerosi benefici collaterali degli spazi verdi e blu urbani. Tuttavia, data l’entità degli impatti climatici attuali e di quelli attesi in futuro, questi interventi da soli probabilmente non saranno sufficienti a ridurre significativamente gli impatti negativi, neanche a livello locale. Dovranno comunque essere associati a infrastrutture fisiche nonché a sistemi di allerta precoce efficienti e a misure sia di governance sia economiche.
L’adattamento può contribuire ad attenuare le vulnerabilità locali, ma l’attuale tasso con il quale vengono attuati gli interventi non sarà sufficiente. Sebbene l’importanza dell’adattamento sia sempre più riconosciuta in Europa, deve ancora essere presa in considerazione in tutti i settori e a tutti i livelli di governance affinché le nostre società si preparino ad affrontare gli impatti climatici attuali e futuri. Potrebbe rivelarsi fondamentale coinvolgere determinate fasce di cittadinanza e il settore privato perché siano operati maggiori investimenti nell’adattamento e nella continuità dei relativi progetti. Anche l’integrazione delle esigenze in termini di adattamento, in particolare nei settori più colpiti, come quelli dell’acqua e della salute, rappresenterebbe un importante passo avanti.
Per saperne di più, consulta la recente relazione dell’AEA dal titolo «Urban adaptation in Europe» (Adattamento urbano in Europa), che sottolinea l’urgente necessità di adattare le città europee ai cambiamenti climatici e presenta una panoramica degli interventi che queste ultime stanno adottando.
Perché dovremmo essere preoccupati per l’effetto sulla nostra salute dei rischi climatici posti da inondazioni, siccità e qualità dell’acqua?
Aleksandra Kazmierczak
Esperta in materia di cambiamenti climatici e salute umana
Aleksandra:
La nostra società è seriamente esposta a rischi climatici quali le alluvioni, la carenza idrica e il degrado della qualità delle acque. Un europeo su otto vive attualmente in zone potenzialmente soggette a inondazioni fluviali. Sebbene molte di queste aree siano dotate di strutture di difesa da tali inondazioni, il livello di sicurezza che offrono è variabile. Le inondazioni non sono solo causa di decessi (quasi 5 600 persone vi hanno perso la vita direttamente negli ultimi quattro decenni) e lesioni, ma anche di stress, che sfocia spesso in disturbi da stress post-traumatico ed effetti a più lungo termine sulla salute mentale, come la depressione, nelle persone che ne sono state vittime.
Le inondazioni possono anche causare inquinamento: quasi il 15 % degli impianti industriali in Europa è situato in zone fluviali potenzialmente inondabili. Si stima che in tutta Europa siano 650 000 i flussi misti di acque reflue che peggiorano la qualità dell’acqua a seguito di abbondanti precipitazioni.
Allo stesso tempo, lo stress idrico permanente interessa già il 30 % della popolazione dell’Europa meridionale. Le restrizioni e il razionamento dell’acqua – già in atto in alcune regioni – e gli inevitabili aumenti dei prezzi con l’esaurirsi delle scorte possono incidere sulla capacità delle famiglie meno abbienti o più numerose di soddisfare le proprie esigenze igieniche. Inoltre, periodi prolungati di condizioni meteorologiche di siccità e calore facilitano la diffusione degli incendi boschivi, soprattutto nell’Europa meridionale, ma sempre più spesso anche in altre regioni. Tali incendi non solo comportano il rischio diretto per la salute posto dalle fiamme, ma anche implicazioni sanitarie sia acute sia a lungo termine dovute all’esposizione alle sostanze chimiche nocive contenute nel fumo.
Anche la qualità dell’acqua potabile o balneabile, pur essendo complessivamente molto buona, è a rischio. L’aumento delle temperature dell’aria e dell’acqua facilita la proliferazione di agenti patogeni, aumentando il rischio di malattie di origine idrica. I bassi volumi d’acqua che scorre durante i periodi di siccità si traducono in maggiori concentrazioni di sostanze inquinanti e farmaceutiche, che richiedono costosi trattamenti delle acque reflue. Inoltre, durante i periodi secchi e caldi la proliferazione di cianobatteri nelle acque ricche di sostanze nutritive può comprometterne la qualità.
Si tratta di un problema che si sta aggravando?
Sì. I cambiamenti climatici stanno avendo luogo sotto i nostri occhi, ora. I modelli delle precipitazioni stanno cambiando e non si prevede alcuna inversione di tendenza, bensì una maggiore probabilità di episodi piovosi molto intensi, che sono la causa principale delle inondazioni in tutta Europa. I livelli dei mari stanno salendo lungo la maggior parte delle coste europee, aumentando l’entità delle inondazioni costiere e il rischio di infiltrazioni di acque saline nelle falde acquifere sotterranee. In futuro, il rischio di siccità e di incendi boschivi è destinato ad aumentare nella maggior parte del continente europeo, con l’apice della crisi nell’Europa meridionale.
Allo stesso tempo, gli attuali modelli di sviluppo mettono sempre più persone a rischio di subire danni, considerato che tra il 2011 e il 2021 oltre 900 000 di esse si sono trasferite in aree potenzialmente soggette a inondazioni. È probabile che la siccità aumenti la concorrenza per le scarse risorse idriche tra l’agricoltura, l’industria e l’approvvigionamento pubblico.
Nelle diverse regioni europee stanno emergendo vari rischi. L’Europa meridionale e orientale si trova di fronte a un aumento del rischio di focolai epidemici causati dal virus del Nilo occidentale, a causa del cambiamento dei modelli delle precipitazioni che rendono tali aree geografiche un habitat maggiormente favorevole alle zanzare portatrici del virus e aumentano la probabilità di trasmissione zoonotica dello stesso. Tra le malattie infettive in aumento provocate da temperature elevate dell’acqua vi sono la vibriosi, contratta attraverso il contatto con vibriobatteri in acque meno fredde e a bassa salinità, in particolare lungo le coste del Mar Baltico e del Mare del Nord.
Altri rischi emergenti per la salute umana sono la mobilitazione di sostanze chimiche e potenzialmente di agenti patogeni a causa del disgelo del permafrost nell’Europa settentrionale e l’avvelenamento da ciguatera nelle isole Canarie, a Madeira e nel Mediterraneo occidentale.
Quali sono le misure fondamentali che si potrebbero adottare per prevenire ulteriori effetti negativi sulla salute?
Per prevenire efficacemente i rischi per la salute derivanti dalle alluvioni nonché dalla scarsità d’acqua e dal peggioramento della relativa qualità nel contesto dei cambiamenti climatici è necessario che più soggetti intervengano. Per fare un paio di esempi, in futuro il settore sanitario dovrà essere più preparato ad affrontare i problemi legati al clima, per esempio sotto forma di una maggiore resilienza delle strutture sanitarie agli eventi meteorologici estremi, di una migliore istruzione e formazione del personale sanitario, di una maggiore preparazione ad affrontare un aumento della domanda di assistenza sanitaria dovuta a infortuni e a una maggiore incidenza di malattie infettive o problemi di salute mentale.
Oltre al settore sanitario, una pianificazione territoriale che tenga conto dei fattori climatici e zone edificate resilienti sono fondamentali per ridurre l’esposizione delle persone ai rischi posti dall’acqua in un contesto di cambiamenti climatici. Dovremmo evitare nuove o ulteriori edificazioni nelle aree a rischio e implementare soluzioni basate sulla natura, come zone umide artificiali o sistemi di drenaggio sostenibili che favoriscano il ciclo naturale dell’acqua. Dovremmo inoltre dare priorità alla progettazione degli edifici per garantirne la resilienza alle inondazioni, agli incendi e alla siccità. A lungo termine, si può prendere in considerazione l’allontanamento degli insediamenti dalle pianure alluvionali, dalle aree a rischio di incendi e dalle zone caratterizzate da scarsità d’acqua.
Maggiori informazioni sono disponibili nella recente relazione dell’AEA «Responding to climate change impacts on human health in Europe: focus on floods, droughts and water quality» (Interventi in risposta agli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute umana in Europa: alluvioni, siccità e qualità dell’acqua)
Che cosa sta facendo l’Osservatorio europeo del clima e della salute ai fini di un adattamento più efficace?
Eline Vanuytrecht
Esperta dell’Osservatorio europeo del clima e della salute
Eline:
L’Osservatorio europeo del clima e della salute ci consente di acquisire migliori conoscenze relativamente alle minacce per la salute poste dai cambiamenti climatici e ai potenziali interventi atti ad affrontarle, con l’obiettivo finale di tutelare la salute della popolazione europea e di predisporre un sistema sanitario europeo più resiliente, rendendo facilmente accessibili le conoscenze, i dati e gli strumenti sull’interazione tra clima e salute.
Sul portale dell’Osservatorio le parti interessate possono trovare evidenze dei rischi per la salute causati, ad esempio, dalle ondate di calore, dalla siccità e dalle inondazioni, nonché da pericoli di origine climatica meno evidenti, quali frane o malattie infettive. Gli indicatori basati sui dati ci permettono di monitorare l’evoluzione del livello di esposizione e di vulnerabilità della nostra salute ai cambiamenti climatici nonché dell’incidenza di questi ultimi.
Inoltre, il portale fornisce informazioni altamente fruibili, ad esempio relative a inquinanti atmosferici o polline, mappe sulle quali visualizzare i rischi per la salute, come l’ubicazione di scuole o ospedali in zone a rischio di alluvioni, e casi di studio degli interventi attuati in risposta ai suddetti rischi sanitari. Queste risorse possono fornire spunti in termini di azione climatica ed essere di aiuto nel processo di preparazione e reazione ai rischi per la salute. Oltre a mettere a disposizione tutte queste risorse sul portale, l’Osservatorio promuove anche la collaborazione e lo scambio di conoscenze tra i soggetti cui spetta il compito di rendere l’Europa resiliente agli impatti climatici sulla salute.
Come funziona l’Osservatorio nella pratica?
L’Osservatorio è un partenariato tra diverse organizzazioni internazionali con competenze e interessi nel campo del clima e/o della salute, che contribuiscono tutte a sviluppare e rendere accessibili conoscenze relative ai rischi per la salute posti dai fattori climatici e gli interventi per affrontarli. L’AEA gestisce il partenariato dell’Osservatorio insieme alla Commissione europea. Tutti i partner si impegnano per realizzare gli obiettivi previsti nei piani di lavoro biennali concordati congiuntamente, i cui risultati arricchiscono costantemente il portale dell’Osservatorio stesso.
Inoltre, l’AEA pubblica periodicamente relazioni basate sulle conoscenze disponibili sul portale, come quella che di recente ha raccolto approfondimenti sulle modalità con le quali affrontare i rischi posti da inondazioni, siccità e qualità dell’acqua.
In che modo l’Osservatorio ha contribuito a migliorare l’adattamento e la resilienza?
Le risorse dell’Osservatorio consentono agli utenti di monitorare i principali rischi e impatti sanitari legati al clima e forniscono spunti per un’azione climatica degli stessi presentando esempi di interventi efficaci e inclusivi. L’Osservatorio svolge inoltre un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione alla questione climatico-sanitaria e permette al settore della sanità e alle altre parti interessate d’Europa di acquisire maggiori competenze climatiche nonché di partecipare più da vicino al processo decisionale in materia di adattamento.
Sulla base delle attività dell’Osservatorio, i responsabili politici possono integrare il concetto di adattamento in modo più sistematico e coerente nelle politiche e nei sistemi sanitari nazionali e sub-nazionali e le autorità pubbliche possono prevedere meglio le minacce alla salute dovute a fattori climatici, prevenendole tempestivamente.
Quali saranno le prossime relazioni dell’AEA in quest’area di lavoro?
Aleksandra:
Un tema che emerge chiaramente dal lavoro di adattamento incentrato sulle questioni urbane e sulla salute, nonché, più in generale, dalla valutazione europea dei rischi climatici, è quello della disuguaglianza degli impatti dei fenomeni climatici sulle diverse componenti della nostra società nonché della necessità di introdurre misure eque, tenendo conto delle disuguaglianze esistenti, in modo da garantire le stesse opportunità e gli stessi risultati per tutti.
Riconoscendo l’importanza della «resilienza giusta», nel 2025 l’AEA pubblicherà una relazione su questo tema. Dal punto di vista della salute, l’Agenzia, la Commissione europea e altri partner stanno attualmente redigendo il piano di lavoro dell’Osservatorio europeo del clima e della salute per il periodo 2025-2026, che definirà i temi sui quali concentrarsi.
Le parti interessate ci dicono inoltre che le informazioni e le conoscenze raccolte nel portale dell’Osservatorio dovrebbero essere oggetto di una migliore divulgazione all’indirizzo dei responsabili delle decisioni a livello nazionale e sub-nazionale e agli operatori sanitari dei paesi europei. Pertanto, nell’immediato futuro intendiamo concentrarci sulla trasmissione di tali conoscenze ai principali soggetti attivi, contribuendo allo sviluppo di capacità sul nesso tra clima e salute.
Ine:
Continueremo a monitorare, valutare ed evidenziare gli sforzi importanti a livello sub-nazionale in materia di adattamento, pubblicando continui aggiornamenti sulla piattaforma Climate-ADAPT dell’AEA, la piattaforma europea sull’adattamento ai cambiamenti climatici. In futuro ci concentreremo anche sulla fornitura di informazioni con note più regolari e brevi.
Un messaggio che è emerso costantemente da questa relazione è la necessità di fornire ulteriore sostegno ai piccoli comuni, che possono avere meno risorse finanziarie e tecniche grazie alle quali attuare gli interventi di adattamento. Una nota informativa di prossima pubblicazione esaminerà le modalità con le quali questi comuni potrebbero essere meglio sostenuti, anche a livello dell’UE.
Fonte: EEA
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