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Il caso Thyssenkrupp è diventato il simbolo di ciò che può accadere quando non si rispettano gli standard in materia di sicurezza. Ma racconta anche una parte del declino industriale della città: la storica fabbrica di corso Regina Margherita, ormai nelle mani di una multinazionale tedesca, in quel dicembre del 2007 stava per essere smantellata in via definitiva. E parla anche della complessità del sistema giustizia. I magistrati della procura di Torino volevano che la loro indagine (conclusa a tempi da record) aprisse una nuova frontiera: chiesero infatti la condanna dell'amministratore delegato Herald Espenhahn non per omicidio colposo, come avviene di solito, ma per omicidio volontario. La Corte d'Appello e la Cassazione non accettarono questa linea. E la parola fine non è ancora stata scritta: bisognerà fare un nuovo processo per ricalcolare con precisione le condanne (per omicidio colposo) inflitte a Espenhahn e a cinque dirigenti.
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05/12/2014: Thyssenkrupp: sette anni fa la tragedia
Nella notte fra il 5 e il 6 dicembre di sette anni fa, sette giovani uomini al lavoro in un'acciaieria vennero investiti da un’onda di fuoco. A parte Antonio Boccuzzi morirono tutti, ma non subito: per qualcuno furono giorni, per altri settimane di straziante agonia. Accadde alla Thyssenkruppdi Torino, una tragedia che la città non ha mai dimenticato. In questi giorni il capoluogo piemontese è coinvolto nelle "Settimane della Sicurezza", portate avanti dalla rivista Sicurezza e Lavoro insieme a Cit Turin Lde: una mostra, convegni, dibattiti, cerimonie, manifestazioni sportive e anche uno spettacolo, "Lo stridere luttuoso degli acciai", una cantata scenica allestita dal compositore Adriano Guarneri su testo poetico di Giorgio Luzzi, presentata in prima nazionale. Mentre la Camera del lavoro della CGIL vara il sito internet (con banca dati e forum) dedicato ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.
Il caso Thyssenkrupp è diventato il simbolo di ciò che può accadere quando non si rispettano gli standard in materia di sicurezza. Ma racconta anche una parte del declino industriale della città: la storica fabbrica di corso Regina Margherita, ormai nelle mani di una multinazionale tedesca, in quel dicembre del 2007 stava per essere smantellata in via definitiva. E parla anche della complessità del sistema giustizia. I magistrati della procura di Torino volevano che la loro indagine (conclusa a tempi da record) aprisse una nuova frontiera: chiesero infatti la condanna dell'amministratore delegato Herald Espenhahn non per omicidio colposo, come avviene di solito, ma per omicidio volontario. La Corte d'Appello e la Cassazione non accettarono questa linea. E la parola fine non è ancora stata scritta: bisognerà fare un nuovo processo per ricalcolare con precisione le condanne (per omicidio colposo) inflitte a Espenhahn e a cinque dirigenti.
Bettoni, manca ancora cultura prevenzione
Sono trascorsi 7 anni dal tragico incidente per il quale morirono 7 operai della Thyssenkrupp. Una ricorrenza che, come Associazione che raccoglie oltre 400 mila iscritti, vogliamo ricordare in memoria di tutte le vittime del lavoro, anche quelle decedute nel più triste anonimato di cui nessuno, all’infuori dei loro cari, ricorda la data e la vicenda che le hanno colpite.
“Se di ‘fama’ differente si può parlare per le 7 vittime della Thyssen, di certo le condizioni dei loro familiari sono le medesime di tutte le altre - spiega il Presidente ANMIL Franco Bettoni – regolate, purtroppo, da una normativa che risale al 1965 e prevede una tutela assolutamente inadeguata”.
“I numeri degli infortuni che vengono commentati sempre con occhi differenti a seconda dell’interesse in gioco – aggiunge Bettoni – pur se diminuiti, restano comunque lo specchio impietoso di una realtà economica che non sembra riuscire a cambiare. Ma ci conforta che la sensibilità comune va nella giusta direzione e innegabilmente sotto la spinta dell’incidente alla Thyssen, sia stato finalmente emanato il decreto 81 nel 2008 al quale, purtroppo, dopo oltre 6 anni – ricorda il Presidente dell’ANMIL - ancora mancano le firme ad una ventina di decreti attuativi che lo renderebbero pienamente operativo e, tra questi, il decreto sulla qualificazione anche di imprese ad alto rischio e quello sulla revisione della sorveglianza sanitaria”.
Per questo tragico anniversario, il Consigliere nazionale ANMIL, Emidio Deandri questa sera alle 20.30, sarà ospite di Rainews per parlare dell’attuale situazione in materia di sicurezza sul lavoro e tutela delle vittime di infortuni e malattie professionali. Dati e storie di ordinaria insicurezza nel mondo delle acciaierie, ma non solo, per pagine di prevenzione ancora tutte da scrivere.
Fonte: ANMIL
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