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Come interpretare i dati relativi alle denunce di infortunio da COVID-19?

Come interpretare i dati relativi alle denunce di infortunio da COVID-19?
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Coronavirus-Covid19

12/03/2021

Un intervento ad Ambiente Lavoro 2020 si sofferma sul monitoraggio delle denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 con riferimento ai primi dieci mesi dell’anno. La tutela dell’Inail, le categorie tutelate e il quadro infortunistico.

Brescia, 12 Mar – Come abbiamo ricordato nell’intervista ad Alessandro Marinaccio (Dimeila, Inail), pubblicata nell’articolo “ COVID-19: analisi dei rischi occupazionali e attività a maggior rischio”, per riuscire a migliorare la gestione di emergenze come l’emergenza COVID-19 è necessario non solo raccogliere, ma anche analizzare i dati che riguardano l’impatto del nuovo coronavirus sulla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

E spesso quello che è più importante, in questi casi, non è l’aggiornamento continuo dei dati numerici, quanto la qualità delle riflessioni e dalle capacità nel trarre dai numeri insegnamenti e strumenti nuovi per migliorare la prevenzione dei rischi.

 

Ecco perché, benchè oggi siano presenti dati più aggiornati relativi alla diffusione della pandemia (ne parliamo ampiamente nell’articolo “ Emergenza Covid-19, al 31 dicembre denunciati all’Inail 131mila contagi sul lavoro”), è tuttavia utile raccogliere alcune utili riflessioni, epidemiologiche e statistiche, anche sui precedenti dati sulle denunce di infortunio da COVID-19 al 31 ottobre 2020.

 

Per farlo facciamo riferimento ad un intervento al convegno Inail “Infortuni sul lavoro da Covid-19, cosa raccontano i numeri”, che si è tenuto online durante la manifestazione Ambiente Lavoro 2020.

 

Questi gli argomenti trattati nell’articolo:


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L’infortuni da COVID-19 e la tutela dell’Inail

Ci soffermiamo in particolare sull’intervento, relativo ai dati sui primi dieci mesi del 2020, dal titolo “Il monitoraggio delle denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19”, a cura di Silvia D’Amario (Coordinatore Generale - Consulenza Statistico Attuariale – Inail). Intervento che ricorda come l’art. 42, comma 2, del decreto legge 17 marzo 2020, n. 18, abbia introdotto “la tutela infortunistica Inail per i lavoratori che hanno contratto l’infezione SARS-Cov-2 in occasione di lavoro, secondo il consolidato principio giuridico che equipara la causa virulenta alla causa violenta propria dell’infortunio”.

 

In particolare con le circolari Inail n. 13 del 3 aprile 2020 e n. 22 del 20 maggio 2020, “viene chiarito come tutti i casi di infezione sul lavoro da Covid-19” – secondo quanto ricordato anche nella nostra intervista al Presidente dell’Inail – “fanno scattare la piena tutela da parte dell’Istituto, alla stregua degli altri infortuni o malattie, già a partire dal periodo di quarantena”.

E per una corretta rilevazione dei casi a fini statistici ed epidemiologici, “l’Istituto ha prontamente codificato nei primi giorni di marzo il Covid-19 come nuova ‘malattia-infortunio’”.

 

Sono dunque destinatari di tale tutela “i lavoratori dipendenti e assimilati, in presenza dei requisiti soggettivi previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, nonché gli altri soggetti previsti dal decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38 (lavoratori parasubordinati, sportivi professionisti dipendenti e lavoratori appartenenti all’area dirigenziale) e dalle altre norme speciali in tema di obbligo e tutela assicurativa Inail”.

 

COVID-19: quali sono le categorie lavorative più tutelate?

La relazione segnala poi che nell’attuale situazione pandemica “l’ambito della tutela Inail riguarda, innanzitutto gli operatori sanitari esposti a un elevato rischio di contagio, ma anche altre categorie in costante contatto con l’utenza, come i lavoratori impiegati in front-office e alla cassa, gli addetti alle vendite/banconisti, il personale non sanitario degli ospedali con mansioni tecniche, di supporto, di pulizia e gli operatori del trasporto infermi”.

 

Inoltre sono tutelati dall’Istituto “anche i casi di contagio da nuovo Coronavirus avvenuti nel percorso di andata e ritorno dal luogo di lavoro, che si configurano come infortuni in itinere. Poiché il rischio di contagio è molto più probabile a bordo di mezzi pubblici affollati, per tutti i lavoratori addetti allo svolgimento di prestazioni da rendere in presenza, è ammesso anche l’uso del mezzo privato, in deroga alla normativa vigente e fino al termine dell’emergenza epidemiologica”.

 

Riguardo poi al confronto dei dati sulle denunce di infortunio da COVID-19 diffusi dall’Inail con quelli osservati a livello nazionale dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), si segnala che tale confronto “richiede cautele, per la più ampia platea osservata dall’ISS (51 milioni circa) rispetto a quella Inail riferita ai soli lavoratori assicurati (circa 21 milioni)”. E diverse – continua la relatrice – sono “ancora le categorie lavorative escluse dalla tutela assicurativa Inail, tra cui si ricordano le forze armate e di polizia, i vigili del fuoco, i liberi professionisti, i commercianti titolari di impresa e una specifica platea, anche particolarmente esposta al rischio contagio, come quella dei medici di famiglia, dei medici liberi professionisti, dei volontari della protezione civile e della croce rossa”.

 

COVID-19: il quadro infortunistico nei luoghi di lavoro

Riguardo poi ai alle denunce di infortunio da COVID-19 al 31 ottobre 2020 (66.781, di cui 332 con esito mortale) viene presentata la distribuzione per mese dei 66.781 casi che riprendiamo attraverso un grafico presente nelle slide:

 

 

Si indica poi che su un totale Infortuni al 31 ottobre 2020 di oltre 421 mila casi, “gli infortuni da Covid-19 incidono per circa il 16%. La percentuale, invece, sui casi nazionali comunicati dall’Istituto Superiore di Sanità alla stessa data è del 9,8%, considerando però che le rispettive platee di riferimento sono diverse”. Inoltre su un totale Decessi al 31 ottobre di oltre 1.000 casi, “gli infortuni da Covid-19 incidono per circa un terzo. La percentuale, invece, sui casi nazionali comunicati dall’Istituto Superiore di Sanità alla stessa data è dello 0,9%”.

 

Si indica poi che la pandemia da nuovo coronavirus “ha mutato il quadro infortunistico dell’anno in corso, condizionandolo fortemente. Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e ottobre 2020 sono diminuite del 21,1% rispetto ai primi dieci mesi del 2019, nonostante la presenza delle denunce di infortunio a seguito dei contagi da Covid-19”. Questi i fattori del calo:

  • “sospensione su tutto il territorio nazionale, tra il 9 marzo e parte del mese di maggio di ogni attività produttiva considerata non necessaria per il contenimento dell’epidemia da nuovo Coronavirus, la contemporanea chiusura dei plessi scolastici e la difficoltà incontrata dalle imprese nel riprendere la produzione a pieno regime nel periodo post-lockdown.
  • blocco della circolazione stradale durante il lockdown e massiccio ricorso allo smartworking, hanno fatto registrare cali significativi negli infortuni in itinere, soprattutto di quelli stradali”.

 

In particolare il numero degli infortuni sul lavoro, sempre con riferimento agli infortuni denunciati nei primi 10 mesi del 2020, “è diminuito del 13,0% nella gestione Industria e servizi, del 19,7% in Agricoltura e del 61,3% nel Conto Stato. Per il Conto Stato, in particolare, si è registrato tra marzo e giugno un crollo delle denunce del -93%, per effetto dell’utilizzo della prestazione lavorativa in modalità agile da parte della quasi totalità dei dipendenti statali, soprattutto durante il primo lockdown e dopo il periodo estivo, e dell’assenza degli studenti nelle scuole/università statali, che sono state chiuse per evitare il propagarsi del contagio”.

Tale calo “si è, infatti, attenuato in luglio (-37%) e soprattutto ad agosto (-6%) per poi riprendere a settembre (-51%) e a ottobre (-62%)”.

 

Si indica poi che tra i settori economici della gestione Industria e servizi, “il settore Ateco ‘Sanità e assistenza sociale’ si distingue per il forte incremento delle denunce di infortunio in occasione di lavoro, i due terzi delle quali hanno riguardato il contagio da Covid-19: +117% nei primi dieci mesi, con punte di oltre il +500% a marzo e del +450% ad aprile nel confronto tra il 2020 e il 2019. Tra giugno e agosto si è assistito, invece, a un’inversione di tendenza, con decrementi compresi in un intervallo tra il -6% e il -17%. A settembre si rileva una ripresa pari al +9%, con aumenti che a ottobre tornano a essere preoccupanti”.

 

Arrivando poi alle denunce di infortunio con esito mortale presentate all’Istituto tra gennaio e ottobre 2020, si segnala che “sono aumentate di oltre il 15% rispetto ai primi dieci mesi del 2019. L’incremento è influenzato dai decessi avvenuti e protocollati al 31 ottobre 2020 a causa dell’infezione da Covid-19 in ambito lavorativo, che rappresentano circa un terzo dei decessi denunciati all’Inail da inizio anno”.

 

Rispetto ai primi 10 mesi dell’anno scorso – continua la relazione – “si registra una riduzione solo degli infortuni mortali in itinere (- 27,3%), in particolare degli stradali (-30,3%), mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono aumentati di oltre 200 casi (+31,5%). L’incremento ha riguardato la gestione Industria e servizi a causa dell’infezione da Covid-19 in ambito lavorativo e il Conto Stato, mentre l’Agricoltura ha registrato un decremento”.

 

Si aggiunge poi che l’incremento dei decessi rilevato nei primi 10 mesi del 2020 rispetto al 2019 “è legato soprattutto alla componente maschile (+47,4%), mentre quella femminile ha fatto registrare un +13%”.

 

L’intervento, che vi invitiamo a leggere integralmente, ricorda poi che la pandemia sta fortemente condizionando anche l’andamento delle malattie professionali di questo 2020: - 28,3% rispetto ai primi dieci mesi del 2019.

 

Ricordiamo, in conclusione, alcuni dati tratti non dalla relazione ma dai più recenti dati forniti dall’Inail ( 12esimo report nazionale).

 

Le infezioni da nuovo coronavirus denunciate all’Inail alla data dello scorso 31 dicembre sono 131.090 (23,7% delle denunce di infortunio pervenute all’Istituto nel 2020) con la seconda ondata dell’epidemia, che sembra avere avuto un impatto più intenso della prima anche riguardo al mondo del lavoro. Infatti oltre 75mila denunce, pari al 57,6% del totale, sono concentrate nel trimestre ottobre-dicembre contro le circa 50mila (38,5%) del trimestre marzo-maggio.

 

Infine i casi mortali denunciati al 31 dicembre – come indicato nel report nazionale – sono 423, pari a “circa un terzo del totale dei decessi denunciati all’Inail dall’inizio dell’anno”.

 

 

RTM

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

“Il monitoraggio delle denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19”, a cura di Silvia D’Amario (Coordinatore Generale - Consulenza Statistico Attuariale – Inail), intervento al seminario Inail “Infortuni sul lavoro da Covid-19, cosa raccontano i numeri”.

 


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Rispondi Autore: andrea angelo bordiga - likes: 0
15/03/2021 (11:14:26)
Nell'interpretazione corretta dei dati sarebbe utile sapere qual'è la percentuale di infortuni Covid19 RICONOSCIUTI da INAIL ad oggi. Dato assolutamente introvabile nei vari report e che INAIL si guarda bene dal pubblicare

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