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Percezione del rischio, una questione di genere

Percezione del rischio, una questione di genere
Massimo Servadio

Autore: Massimo Servadio

Categoria: Differenze di genere, età, cultura

30/07/2024

Comprendere le differenze individuali nella percezione del rischio è cruciale per implementare strategie di gestione del rischio efficaci e promuovere una cultura della sicurezza più efficace all'interno delle aziende.

Percezione del rischio, una questione di genere

Comprendere le differenze individuali nella percezione del rischio è cruciale per implementare strategie di gestione del rischio efficaci e promuovere una cultura della sicurezza più efficace all'interno delle aziende.

 

Nel mondo del lavoro, la capacità di percepire e valutare adeguatamente i rischi rappresenta un'abilità fondamentale per prendere decisioni consapevoli e sicure. Ogni individuo, infatti, possiede una propria percezione del rischio, influenzata da fattori individuali, sociali e culturali che ha conseguenze importanti sulle scelte compiute sul posto di lavoro, con potenziali ripercussioni sulla sicurezza, sulla produttività e sul benessere dei lavoratori. Riconoscere e comprendere le differenze individuali nella percezione del rischio può costituire una chiave di lettura importante per l’implementazione di strategie di gestione del rischio e per la promozione di una cultura della sicurezza più efficace all'interno dei contesti aziendali.

 

La percezione individuale dei rischi gioca un ruolo significativo nell'influenzare i comportamenti sul posto di lavoro intervenendo su diversi fattori cognitivi e comportamentali quali la valutazione dei pericoli, l’adozione di comportamenti più o meno sicuri, i processi di decision-making e le percezioni di stress legato all’esposizione al pericolo. Essa, inoltre, non agisce in maniera isolata all'interno dell'ambiente lavorativo: i comportamenti adottati da un lavoratore in base alla sua percezione del rischio, infatti, possono influenzare le azioni e gli atteggiamenti di coloro con cui interagisce o entra in contatto, contribuendo a plasmare la cultura della sicurezza aziendale in senso positivo o negativo.


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All’interno di questa cornice, troppa poca attenzione viene riservata alle differenze di genere che caratterizzano questo tipo di valutazioni. Secondo diversi studi, infatti, uomini e donne mostrano differenze rilevanti nei processi di valutazione del rischio su due principali dimensioni: la stima di probabilità che si verifichino eventi negativi e la stima della gravità delle potenziali lesioni.

In media, le donne tendono ad essere più caute e conservative rispetto agli uomini, assegnando una probabilità più alta al verificarsi di eventi negativi e ipotizzando conseguenze più gravi: questo approccio le porterebbe a adottare strategie più prudenti e ad assumere comportamenti rischiosi con meno frequenza degli uomini. Al contrario, i maschi tendono ad essere più ottimisti sottostimando la probabilità di eventi negativi e immaginando conseguenze meno severe. Questo atteggiamento, spesso associato a una maggiore "ricerca del rischio", può spingerli ad assumere comportamenti più rischiosi.

Le donne, inoltre, mostrano una maggiore propensione ad adottare comportamenti che, pur comportando piccoli costi certi, offrono la possibilità di ottenere un grande beneficio.

Quello che differisce, quindi, sembra essere la valutazione delle conseguenze sia positive che negative, del comportamento rischioso messo in atto, della loro frequenza e dell’entità delle stesse.

 

La percezione del rischio è un fenomeno complesso che può essere influenzato dalla combinazione di fattori biologici, sociali, culturali e psicologici.

Le teorie basate sui fattori biologici suggeriscono che le differenze ormonali tra uomini e donne possano influenzare il modo in cui vengono percepiti e valutati i rischi. Ad esempio, i livelli più alti di testosterone negli uomini potrebbero essere associati a una maggiore propensione al rischio. Tuttavia, la ricerca in questo campo è ancora in fase di sviluppo e non esiste un consenso definitivo sul ruolo dei fattori biologici.

Per quanto riguarda i fattori sociali e culturali, l'influenza delle norme sociali, dei ruoli di genere e delle aspettative ad essi legati potrebbero influenzare la percezione del rischio: in molte società, infatti, gli uomini sono socializzati ad essere più audaci e avventurosi, mentre le donne sono incoraggiate a essere più caute e premurose. Queste aspettative sociali possono influenzare il modo in cui uomini e donne valutano le potenziali minacce e i rischi.

Infine, le teorie psicologiche esplorano le differenze individuali nella percezione del rischio legate ad elementi cognitivi quali l'autostima e i meccanismi di attribuzione causale come il locus of control: mentre l'autostima può influenzare la fiducia di un individuo nel proprio giudizio e nella propria capacità di affrontare i rischi, Il locus of control, definisce la percezione dell’individuo sul proprio grado di controllo sugli eventi.

A queste teorie si aggiungono alcune ipotesi di carattere evoluzionistico relativamente alla possibilità che valutazioni del rischio diversificate possano derivare da un incremento delle opportunità di accoppiarsi con un maggior numero di partner o alla necessità di proteggere i cuccioli.

 

Le implicazioni di queste differenze rispetto al tema della sicurezza sul luogo di lavoro e della prevenzione dei rischi sono importanti poiché permettono di fare assunzioni circa una maggior probabilità, a parità di condizioni, che gli uomini assumano comportamenti rischiosi con più frequenza delle donne. Questa conclusioni ha evidenti ricadute soprattutto sugli aspetti legati alla formazione, alla sensibilizzazione e alla comunicazione sulle tematiche legate alla sicurezza sul posto di lavoro: in particolare, può essere utile tenere in considerazione gli aspetti legati alla sottostima delle conseguenze negative, in termini sia di frequenza che di gravità, nella percezione maschile nelle fasi di progettazione degli interventi formativi che dovrebbero dare maggior peso a questi aspetti e proporre forme e contenuti comunicativi che sottolineino la gravità delle conseguenze o che aiutino a stimarne correttamente la frequenza. Potrebbe risultare particolarmente utile anche intervenire con testimonianze dirette di infortuni e incidenti sul lavoro legati alle reali attività professionali del lavoratore.

 

Attraverso la formazione, la sensibilizzazione e la comunicazione, è possibile aiutare i lavoratori a sviluppare una percezione del rischio più accurata, basata su una valutazione oggettiva dei pericoli e delle potenziali conseguenze. In questo modo, i lavoratori saranno in grado di prendere decisioni più informate, adottando comportamenti sicuri e responsabili.

 

 

Massimo Servadio

Psicoterapeuta sistemico relazionale e Psicologo del lavoro e delle organizzazioni

Esperto in Psicologia della Salute Organizzativa e in Psicologia della Sicurezza sul Lavoro

 

 

 



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