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"La condizione della donna infortunata nella società"
Alla costante crescita di donne occupate, si è associato un costante aumento degli incidenti sul lavoro o delle malattie professionali che le hanno viste coinvolte.
In occasione dell’8 marzo, l’Anmil ha presentato l’esito di un sondaggio, realizzato in collaborazione con l’Inail, sulla condizione delle donne che hanno subito un danno permanente a seguito di un incidente sul lavoro. Il sondaggio è ora disponibile on line.
Il sondaggio ha voluto metter in luce le ricadute della disabilità sulla vita familiare, affettiva, lavorativa e sociale.
Per la realizzazione del sondaggio l’Anmil ha raccolto l’adesione di oltre 1.200 donne infortunate disposte a sostenere l’intervista.
Le interviste telefoniche portate a termine compiutamente sono state 763, tutte svolte nel mese di gennaio 2003.
Di queste, 650 sono rientrate nei parametri prefissati che hanno permesso la costruzione di un campione omogeneo rispetto all’universo delle donne infortunate italiane (209.406, dato INAIL 2001).
“Il risultato dell’indagine, […], ci mostra un’immagine in chiaroscuro.
Di positivo abbiamo riscontrato la capacità della donna di non rinunciare alla propria vita.
Di negativo dobbiamo invece registrare, purtroppo, alcuni atteggiamenti in ambito lavorativo , la difficoltà, troppo spesso, di proseguire la propria vita professionale e, […], lo sforzo frequentemente senza esito di superare il trauma psicologico che l’infortunio inevitabilmente comporta.”
Di seguito presentiamo alcuni risultati del sondaggio (consultabile in forma integrale qui).
Riguardo al livello di integrazione sociale, il 70% delle donne intervistate riferiscono che non percepiscono alcuna discriminazione derivante dall’essere disabile.
Dal punto di vista psicologico, oltre la metà delle donne intervistate ha ancora incubi e senso di angoscia legati all’evento infortunistico
“L’evento, la drammaticità e la traumaticità dell’evento, presentano un andamento che non si affievolisce con il trascorrere del tempo, ma aumenta di pari passo con il trascorrere del tempo, il che vuol dire anche complicazione delle patologie subite con quelle subentranti con l’avanzare dell’età, soprattutto per una mancata elaborazione psichica del trauma.”
Riguardo al reinserimento lavorativo emerge che il 40% delle donne con meno di 50 anni ha smesso di lavorare dopo l’infortunio (ad eccezione del nord-ovest dove la percentuale scende al 17%).
In merito alla mobilità lavorativa sono risultate numerose le donne intervistate che hanno cambiato occupazione trovandone una maggiormente idonea: oltre il 40% nel centro e nel nord-est, con invece una ben diversa situazione nel nord-ovest dove più del 57% è rimasto nella stessa azienda.
L’80% delle intervistate dichiara di non avere alcun problema nell’attuale posizione lavorativa né con i colleghi di lavoro né con i capi.
Negativo il dato sulle riferite spinte al licenziamento da parte del datore di lavoro dopo l’infortunio: dal 25% al 30% con una punta del 39,74% nel nord-ovest.
In occasione dell’8 marzo, l’Anmil ha presentato l’esito di un sondaggio, realizzato in collaborazione con l’Inail, sulla condizione delle donne che hanno subito un danno permanente a seguito di un incidente sul lavoro. Il sondaggio è ora disponibile on line.
Il sondaggio ha voluto metter in luce le ricadute della disabilità sulla vita familiare, affettiva, lavorativa e sociale.
Per la realizzazione del sondaggio l’Anmil ha raccolto l’adesione di oltre 1.200 donne infortunate disposte a sostenere l’intervista.
Le interviste telefoniche portate a termine compiutamente sono state 763, tutte svolte nel mese di gennaio 2003.
Di queste, 650 sono rientrate nei parametri prefissati che hanno permesso la costruzione di un campione omogeneo rispetto all’universo delle donne infortunate italiane (209.406, dato INAIL 2001).
“Il risultato dell’indagine, […], ci mostra un’immagine in chiaroscuro.
Di positivo abbiamo riscontrato la capacità della donna di non rinunciare alla propria vita.
Di negativo dobbiamo invece registrare, purtroppo, alcuni atteggiamenti in ambito lavorativo , la difficoltà, troppo spesso, di proseguire la propria vita professionale e, […], lo sforzo frequentemente senza esito di superare il trauma psicologico che l’infortunio inevitabilmente comporta.”
Di seguito presentiamo alcuni risultati del sondaggio (consultabile in forma integrale qui).
Riguardo al livello di integrazione sociale, il 70% delle donne intervistate riferiscono che non percepiscono alcuna discriminazione derivante dall’essere disabile.
Dal punto di vista psicologico, oltre la metà delle donne intervistate ha ancora incubi e senso di angoscia legati all’evento infortunistico
“L’evento, la drammaticità e la traumaticità dell’evento, presentano un andamento che non si affievolisce con il trascorrere del tempo, ma aumenta di pari passo con il trascorrere del tempo, il che vuol dire anche complicazione delle patologie subite con quelle subentranti con l’avanzare dell’età, soprattutto per una mancata elaborazione psichica del trauma.”
Riguardo al reinserimento lavorativo emerge che il 40% delle donne con meno di 50 anni ha smesso di lavorare dopo l’infortunio (ad eccezione del nord-ovest dove la percentuale scende al 17%).
In merito alla mobilità lavorativa sono risultate numerose le donne intervistate che hanno cambiato occupazione trovandone una maggiormente idonea: oltre il 40% nel centro e nel nord-est, con invece una ben diversa situazione nel nord-ovest dove più del 57% è rimasto nella stessa azienda.
L’80% delle intervistate dichiara di non avere alcun problema nell’attuale posizione lavorativa né con i colleghi di lavoro né con i capi.
Negativo il dato sulle riferite spinte al licenziamento da parte del datore di lavoro dopo l’infortunio: dal 25% al 30% con una punta del 39,74% nel nord-ovest.
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