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Ritorno sull’investimento, certificazione e formazione. Sono stati questi i temi della VI edizione del Congresso Europeo di Behavior Based Safety (Venezia, Scuola Grande San Giovanni Evangelista), realizzato da AARBA in collaborazione con ISPESL, INAIL e Giunta Regione Veneto.
L’evento ha riscosso un grande successo, vi hanno preso parte più di 400 persone e ha ospitato 3 workshop, 4 simposi, 2 plenarie, 5 speaker internazionali, 36 relatori: dopo la Behavioral Safety Now Conference, il congresso è stato il più grande evento di sicurezza comportamentale al mondo per numero di partecipanti, di simposi e di relatori
“Chi applica il rinforzo positivo per i comportamenti di sicurezza, inizia ad applicarlo anche a produzione e qualità e vede che funziona”. A dirlo è Fabio Tosolin, presidente della Società Scientifica Italiana di Analisi del Comportamento (AARBA) e docente del Politecnico di Milano.
FABIO TOSOLIN: IL VIDEO DELL’INTERVISTA
FABIO TOSOLIN: IL TESTO DELL’INTERVISTA
Prof. Fabio Tosolin, il titolo del IV Congresso Europeo di B-BS è stato Coniugare Sicurezza Comportamentale e Produttività. Ci spiega come questo è possibile?
Negli Anni 50 le aziende differivano nella loro produttività grazie a fattori per la gran parte estrinseci. Chi produceva in USA, Europa e Giappone aveva a disposizione infrastrutture, servizi e materie prima che non erano disponibili in altre parti del mondo. Oggi a Shanghai troviamo aeroporti, porti, banche e strade come in qualunque altro posto del mondo industrializzato. L’unica differenza che è rimasta dunque tra un’azienda e l’altra sotto il profilo della qualità, della sicurezza e della produttività è il comportamento di chi ci lavora. Se io ho operai più veloci e precisi, allora sono più produttivo. Tutto il resto si è appianato. Nella sicurezza è esattamente la stessa cosa. Quando noi esaminiamo due aziende e vi troviamo gli stessi DPI e le stesse macchine utensili, come mai in una osserviamo 100 incidenti e in un’altra 10? Questa differenza è dovuta esclusivamente ai comportamenti rischiosi e sicuri nei due diversi siti. Come ottenere questi risultati? Definendo i comportamenti virtuosi, misurandoli e poi modificando le conseguenze che il lavoratore riceve immediatamente a valle di quei comportamenti, o come dicono gli analisti del comportamento, sottoponendoli a schemi di “rinforzo”.
Uno dei simposi è stato dedicato al training. Perché in un congresso di Behavior-Based Safety?
Quello del training di sicurezza è un tasto dolente. Una delle cose più sconfortanti della sicurezza in Italia è, da un lato, l’assoluta misconoscenza delle leggi scientifiche alla base dell’apprendimento, che non vengono usate nella quasi totalità dei training sulla sicurezza. Il secondo punto dolente è che noi oggi sottoponiamo a training, formazione, istruzione e addestramento lavoratori che non ne hanno alcun bisogno: in realtà queste persone trascurano i comportamenti di sicurezza non perché non li conoscono – sanno infatti benissimo se e quando usare l’elmetto e come allacciarlo -, ma semplicemente perché non vogliono: esattamente come ognuno di noi sa che in città dovrebbe guidare sotto i 50 km/h eppure in Corso Sempione a Milano viaggiamo tutti, ma proprio tutti, a 70-80 km/h. Non ha senso sottoporre a formazione o informazione in aula chi avrebbe invece bisogno di essere motivato, attraverso la gestione degli antecedenti e delle conseguenze sul posto di lavoro.
Che cosa può dare l’analisi comportamentale al training di sicurezza?
La Behavior Analysis può dare moltissimo al training. Noi possiamo insegnare l’inglese ai nostri ragazzi per 3 ore alla settimana per otto anni, senza che questi riescano a balbettare una risposta o a comprendere un telegiornale della CNN, come accade comunemente nelle nostre scuole. Al contrario, possiamo insegnare in 8 settimane l’inglese a livello tale da costruire un conferenziere. La differenza tra questi due livelli di efficacia risiede esclusivamente nella metodologia didattica usata. Non applicare le leggi e i paradigmi scientifici della Behavior Analysis nel safety training significa sprecare le risorse delle imprese, abbandonando i lavoratori in balia degli eventi alla prima emergenza di sicurezza.
C’è bisogno di una certificazione B-BS? Perché?
La B-BS è un protocollo scientifico e di per sé nessun protocollo scientifico ha bisogno di alcuna certificazione formale. Per cui, non avremmo bisogno di una certificazione di B-BS. La certificazione non serve a dirci se il protocollo funziona bene, ma solo a garantire enti terzi riguardo al fatto che quella particolare impresa sta davvero realizzando un protocollo di B-BS. In questo senso la certificazione può essere utile. E’ utile per esempio nel Nord America dove chi ottiene l’accreditamento da parte del Cambridge Center for Behavioral Studies del Massachusetts, ottiene automaticamente un fortissimo sconto dalle compagnie assicurative. Questo avviene anche nel Regno Unito. Tuttavia questo è totalmente inutile in Italia: l’Inail al momento non garantisce nessun sconto particolare a chi abbia questo tipo di certificazione e d’altronde in Italia nessun norma considera in Italia la B-BS un sistema esimente. L’enorme successo che ha riscosso negli ultimo 5 anni la B-BS, adottata da imprese che impiegano circa 100.000 lavoratori è dovuto a un unico parametro, che nulla ha a che vedere con la certificazione: l’enorme riduzione di infortuni, malattie professionali e disastri ambientali. Detto questo, io credo che questo congresso che per la prima volta si svolge sotto l’egida di Inail e Ispesl, abbia buone probabilità per un cambiamento radicale. Quando avremo un forte committment da parte dei nostri enti di controllo, la certificazione diventerà ambita da parte delle imprese che ne trarranno dei vantaggi. Un unico accorgimento: la B-BS è un protocollo scientifico e quindi non si può affidare un documento tecnico a chi non sia laureato in Behavior Analysis o non abbia un PhD specifico in Organizational Behavior Management. La certificazione è una cosa delicata e al momento l’unico ente indipendente nel mondo che può certificare è il CCBS.
Fonte: AARBA.
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BBS - Behavior Based Safety: i comportamenti di sicurezza
Ritorno sull’investimento, certificazione e formazione. Sono stati questi i temi della VI edizione del Congresso Europeo di Behavior Based Safety (Venezia, Scuola Grande San Giovanni Evangelista), realizzato da AARBA in collaborazione con ISPESL, INAIL e Giunta Regione Veneto.
L’evento ha riscosso un grande successo, vi hanno preso parte più di 400 persone e ha ospitato 3 workshop, 4 simposi, 2 plenarie, 5 speaker internazionali, 36 relatori: dopo la Behavioral Safety Now Conference, il congresso è stato il più grande evento di sicurezza comportamentale al mondo per numero di partecipanti, di simposi e di relatori
“Chi applica il rinforzo positivo per i comportamenti di sicurezza, inizia ad applicarlo anche a produzione e qualità e vede che funziona”. A dirlo è Fabio Tosolin, presidente della Società Scientifica Italiana di Analisi del Comportamento (AARBA) e docente del Politecnico di Milano.
FABIO TOSOLIN: IL VIDEO DELL’INTERVISTA
FABIO TOSOLIN: IL TESTO DELL’INTERVISTA
Prof. Fabio Tosolin, il titolo del IV Congresso Europeo di B-BS è stato Coniugare Sicurezza Comportamentale e Produttività. Ci spiega come questo è possibile?
Negli Anni 50 le aziende differivano nella loro produttività grazie a fattori per la gran parte estrinseci. Chi produceva in USA, Europa e Giappone aveva a disposizione infrastrutture, servizi e materie prima che non erano disponibili in altre parti del mondo. Oggi a Shanghai troviamo aeroporti, porti, banche e strade come in qualunque altro posto del mondo industrializzato. L’unica differenza che è rimasta dunque tra un’azienda e l’altra sotto il profilo della qualità, della sicurezza e della produttività è il comportamento di chi ci lavora. Se io ho operai più veloci e precisi, allora sono più produttivo. Tutto il resto si è appianato. Nella sicurezza è esattamente la stessa cosa. Quando noi esaminiamo due aziende e vi troviamo gli stessi DPI e le stesse macchine utensili, come mai in una osserviamo 100 incidenti e in un’altra 10? Questa differenza è dovuta esclusivamente ai comportamenti rischiosi e sicuri nei due diversi siti. Come ottenere questi risultati? Definendo i comportamenti virtuosi, misurandoli e poi modificando le conseguenze che il lavoratore riceve immediatamente a valle di quei comportamenti, o come dicono gli analisti del comportamento, sottoponendoli a schemi di “rinforzo”.
Uno dei simposi è stato dedicato al training. Perché in un congresso di Behavior-Based Safety?
Quello del training di sicurezza è un tasto dolente. Una delle cose più sconfortanti della sicurezza in Italia è, da un lato, l’assoluta misconoscenza delle leggi scientifiche alla base dell’apprendimento, che non vengono usate nella quasi totalità dei training sulla sicurezza. Il secondo punto dolente è che noi oggi sottoponiamo a training, formazione, istruzione e addestramento lavoratori che non ne hanno alcun bisogno: in realtà queste persone trascurano i comportamenti di sicurezza non perché non li conoscono – sanno infatti benissimo se e quando usare l’elmetto e come allacciarlo -, ma semplicemente perché non vogliono: esattamente come ognuno di noi sa che in città dovrebbe guidare sotto i 50 km/h eppure in Corso Sempione a Milano viaggiamo tutti, ma proprio tutti, a 70-80 km/h. Non ha senso sottoporre a formazione o informazione in aula chi avrebbe invece bisogno di essere motivato, attraverso la gestione degli antecedenti e delle conseguenze sul posto di lavoro.
Che cosa può dare l’analisi comportamentale al training di sicurezza?
La Behavior Analysis può dare moltissimo al training. Noi possiamo insegnare l’inglese ai nostri ragazzi per 3 ore alla settimana per otto anni, senza che questi riescano a balbettare una risposta o a comprendere un telegiornale della CNN, come accade comunemente nelle nostre scuole. Al contrario, possiamo insegnare in 8 settimane l’inglese a livello tale da costruire un conferenziere. La differenza tra questi due livelli di efficacia risiede esclusivamente nella metodologia didattica usata. Non applicare le leggi e i paradigmi scientifici della Behavior Analysis nel safety training significa sprecare le risorse delle imprese, abbandonando i lavoratori in balia degli eventi alla prima emergenza di sicurezza.
C’è bisogno di una certificazione B-BS? Perché?
La B-BS è un protocollo scientifico e di per sé nessun protocollo scientifico ha bisogno di alcuna certificazione formale. Per cui, non avremmo bisogno di una certificazione di B-BS. La certificazione non serve a dirci se il protocollo funziona bene, ma solo a garantire enti terzi riguardo al fatto che quella particolare impresa sta davvero realizzando un protocollo di B-BS. In questo senso la certificazione può essere utile. E’ utile per esempio nel Nord America dove chi ottiene l’accreditamento da parte del Cambridge Center for Behavioral Studies del Massachusetts, ottiene automaticamente un fortissimo sconto dalle compagnie assicurative. Questo avviene anche nel Regno Unito. Tuttavia questo è totalmente inutile in Italia: l’Inail al momento non garantisce nessun sconto particolare a chi abbia questo tipo di certificazione e d’altronde in Italia nessun norma considera in Italia la B-BS un sistema esimente. L’enorme successo che ha riscosso negli ultimo 5 anni la B-BS, adottata da imprese che impiegano circa 100.000 lavoratori è dovuto a un unico parametro, che nulla ha a che vedere con la certificazione: l’enorme riduzione di infortuni, malattie professionali e disastri ambientali. Detto questo, io credo che questo congresso che per la prima volta si svolge sotto l’egida di Inail e Ispesl, abbia buone probabilità per un cambiamento radicale. Quando avremo un forte committment da parte dei nostri enti di controllo, la certificazione diventerà ambita da parte delle imprese che ne trarranno dei vantaggi. Un unico accorgimento: la B-BS è un protocollo scientifico e quindi non si può affidare un documento tecnico a chi non sia laureato in Behavior Analysis o non abbia un PhD specifico in Organizational Behavior Management. La certificazione è una cosa delicata e al momento l’unico ente indipendente nel mondo che può certificare è il CCBS.
Fonte: AARBA.
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