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In relazione alla campagna europea sulla manutenzione sicura, il Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro ( Spisal) dell’ ULSS 6 di Vicenza ha prodotto alcuni documenti in relazione al progetto “ TRA TERRA E CIELO” e per sottolineare la scadenza del concorso europeo per le buone prassi (il 6 settembre). Ricordiamo alle aziende che il programma dell’edizione 2010–2011 del premio buone prassi premierà le aziende od organizzazioni che si sono distinte con contributi eccezionali ed innovativi finalizzati a promuovere un approccio gestionale integrato alla manutenzione sicura.
Il progetto “TRA TERRA E CIELO” vuole invece fermare l’attenzione delle aziende sulla TERRA, che “corrisponde alla pavimentazione con i problemi che determinano le cadute in piano, e sul CIELO.
Quest’ultimo corrisponde al soffitto, per il quale si fa riferimento a due aspetti:
- “l’illuminazione a soffitto (naturale, artificiale e d’emergenza), elemento non secondario per prevenire infortuni;
- le manutenzioni in altezza dei soffitti e dei tetti (in particolare quelle di materiali non portanti come eternit, ondulix ecc)”.
Inoltre i documenti riportano anche alcune indicazioni su due rischi rilevanti degli interventi manutentivi: le cadute dall’alto e la manutenzione con “macchine in movimento”.
In relazione al progetto sono presenti sul sito due documenti:
- un “ questionario” che, in relazione a “terra e cielo”, permette alle aziende l’analisi degli elementi critici che sono emersi dagli studi effettuati a riguardo dei pericoli e dei rischi professionali di questi due ambiti lavorativi;
- un documento dal titolo “ Istruzioni per evitare le cadute in piano” che riporta diverse indicazioni di prevenzione.
Riservandoci di approfondire la parte relativa alla pavimentazione in un prossimo articolo, vediamo ora alcune indicazioni di prevenzione per evitare i rischi relativi al “cielo”.
Intanto è bene assicurarsi che “tutti gli ambienti di lavoro e di passaggio (comprese le scale fisse) possiedano un’illuminazione naturale ed artificiale sufficiente; per quella artificiale, predisponiamo il comando delle luci in modo che sia individuabile anche al buio”.
Inoltre in tutti i luoghi di lavoro devono essere percepibili “delle vie d’uscita verso l’esterno anche in caso di mancanza di luce, mediante la collocazione in punti strategici di lampade sussidiarie che entrino direttamente in funzione nel caso di assenza dell’energia elettrica”.
E poi necessario provvedere “ad una corretta illuminazione (sia internamente che esternamente) in corrispondenza delle porte esterne dei fabbricati per rendere sempre sicuro il transito attraverso di esse”. Se le porte sono “identificate anche come uscite d’emergenza, controlliamo che siano ben illuminate anche in assenza di energia elettrica”. Gli accumulatori delle lampade di emergenza “tendono con il tempo a deteriorarsi: istituiamo una procedura che prevede il controllo regolare del funzionamento dell’impianto sussidiario e, in base alle specifiche del costruttore, la periodica ricarica”.
È necessario curare “non solo l’ illuminazione dei posti di lavoro, ma anche quella generale e delle vie di circolazione per i pedoni, siano esse interne o esterne ai fabbricati”: è bene scegliere e collocare le lampade “in modo tale da garantire un valore di illuminamento medio orizzontale sul piano di calpestio di almeno 100 lux”.
Nei luoghi di scarso transito si può adottare una soluzione che consente anche di risparmiare energia elettrica: “luci che si accendono automaticamente tramite sensori di passaggio. In questi casi facciamo attenzione ad impostare correttamente il tempo di spegnimento in modo che sia congruo al tragitto da compiere”.
Riguardo a pulizie e manutenzioni, che devono essere eseguite spesso in punti scarsamente accessibili e in quota, è bene definire “preventivamente le modalità per eseguire la manutenzione di tali luoghi adottando condizioni di sicurezza” e predisponendo dei mezzi adatti allo scopo.
Il documento affronta poi tre aspetti rilevanti per i lavori di manutenzione in altezza: l’uso delle scale portatili, l’utilizzo di carrelli elevatori per sollevare persone e i lavori su tetti e coperture. Rimandandovi alla lettura del documento originale, riportiamo alcune delle indicazioni di prevenzione contenute.
Riguardo alle scale portatili, “una delle attrezzature di lavoro con cui accadono frequentemente infortuni”, si ricorda che il Decreto legislativo 81/2008 “obbliga, per i lavori in quota, a preferire sempre attrezzature diverse e più sicure delle scale. Questa deve quindi essere la scelta di chi vuole lavorare in sicurezza”.
Per non usare le scale portatili è possibile, ad esempio:
- “usare attrezzature a manico lungo ed eseguire i lavori da terra (pulizia vetri, spolvero ecc..); - utilizzare attrezzature diverse dalle scale (ponti su ruote, ponteggi, piattaforme autosollevanti)”.
Il documento ricorda poi che l’utilizzo di carrelli elevatori per sollevare persone “ha dato luogo a molti infortuni per caduta della persona che viene sollevata”: i carrelli elevatori non devono sollevare persone “né direttamente sulle forche, né con palette o ceste”!
È bene eliminare questa possibilità:
- “istruendo adeguatamente i lavoratori sulle procedure corrette e proibendo l’uso improprio dei carrelli;
- fornendo attrezzature adatte ai lavori in quota come trabattelli e autosollevanti (è difficile ottenere risultati se non si predispongono le alternative);
- vigilando che le procedure vengano applicate (spesso le aziende proibiscono le procedure scorrette ma poi le ‘tollerano’)”.
Lo Spisal fornisce poi indicazioni di prevenzione riguardo ai lavori su tetti e coperture con particolare riferimento al percorso di accesso alla copertura e all’esecuzione di lavori sulla copertura.
Ad esempio “le soluzioni in grado di consentire il raggiungimento della copertura in sicurezza sono: scale opportunamente vincolate alla zona di sbarco; apparecchi di sollevamento certificati anche per il trasferimento di persone in quota. Negli edifici industriali spesso sono installate scale con gabbia e in questo caso l’accesso deve essere permesso solo a personale autorizzato (chiudere con lucchetto)”.
È importante garantire “le possibilità di spostamento e di lavoro in sicurezza su tutta la superficie delle coperture con le dotazioni e gli elementi protettivi in grado di consentire lavori di manutenzione in sicurezza. Si realizzano mediante: parapetti, linee di ancoraggio; dispositivi di ancoraggio; passerelle o andatoie per il transito di persone e materiali; reti di sicurezza; impalcati; ganci di sicurezza da tetto”.
Il documento riporta infine un ultimo consiglio per l’analisi delle modalità di manutenzione di macchine e impianti.
La manutenzione, l’attrezzaggio e la lubrificazione vanno eseguiti a macchina ferma.
Se “per esigenze tecniche” vere queste operazioni devono avvenire “a macchina in movimento”, il D.Lgs. 81/2008 e la nuova direttiva macchine “richiedono che automaticamente sia garantita una sicurezza migliorata e quindi le macchine devono essere provviste di protezioni progettate e costruite per garantire una zona di intervento sicura”.
Il documento riporta l’esempio di “alcuni apprestamenti (alternativi tra loro):
- dispositivo di comando ad azione mantenuta associato ad una velocità lenta (inferiore o uguale a 10 mm/sec);
- dispositivo di comando a due mani contemporaneo ad azionamento mantenuto associato ad una velocità lenta;
dispositivo di comando ad impulsi (ad ogni impulso corrisponde un movimento di avanzamento o rotazione)”.
ULSS di Vicenza, Regione Veneto, “ Questionario manutenzione per evitare le cadute in piano”, materiali predisposti a cura del Dott. Roberto Bronzato e Dott. Celestino Piz (formato PDF, 141 kB).
ULSS di Vicenza, Regione Veneto, “ Istruzioni per evitare le cadute in piano”, materiali predisposti a cura del Dott. Roberto Bronzato e Dott. Celestino Piz (formato PDF, 1.89 MB).
Sito web Ispesl per avere informazioni relative al “ Premio buone pratiche”.
Tiziano Menduto
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Cadute in piano: la sicurezza dei lavoratori tra “terra e cielo”
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In relazione alla campagna europea sulla manutenzione sicura, il Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro ( Spisal) dell’ ULSS 6 di Vicenza ha prodotto alcuni documenti in relazione al progetto “ TRA TERRA E CIELO” e per sottolineare la scadenza del concorso europeo per le buone prassi (il 6 settembre). Ricordiamo alle aziende che il programma dell’edizione 2010–2011 del premio buone prassi premierà le aziende od organizzazioni che si sono distinte con contributi eccezionali ed innovativi finalizzati a promuovere un approccio gestionale integrato alla manutenzione sicura.
Il progetto “TRA TERRA E CIELO” vuole invece fermare l’attenzione delle aziende sulla TERRA, che “corrisponde alla pavimentazione con i problemi che determinano le cadute in piano, e sul CIELO.
Quest’ultimo corrisponde al soffitto, per il quale si fa riferimento a due aspetti:
- “l’illuminazione a soffitto (naturale, artificiale e d’emergenza), elemento non secondario per prevenire infortuni;
- le manutenzioni in altezza dei soffitti e dei tetti (in particolare quelle di materiali non portanti come eternit, ondulix ecc)”.
Inoltre i documenti riportano anche alcune indicazioni su due rischi rilevanti degli interventi manutentivi: le cadute dall’alto e la manutenzione con “macchine in movimento”.
In relazione al progetto sono presenti sul sito due documenti:
- un “ questionario” che, in relazione a “terra e cielo”, permette alle aziende l’analisi degli elementi critici che sono emersi dagli studi effettuati a riguardo dei pericoli e dei rischi professionali di questi due ambiti lavorativi;
- un documento dal titolo “ Istruzioni per evitare le cadute in piano” che riporta diverse indicazioni di prevenzione.
Riservandoci di approfondire la parte relativa alla pavimentazione in un prossimo articolo, vediamo ora alcune indicazioni di prevenzione per evitare i rischi relativi al “cielo”.
Intanto è bene assicurarsi che “tutti gli ambienti di lavoro e di passaggio (comprese le scale fisse) possiedano un’illuminazione naturale ed artificiale sufficiente; per quella artificiale, predisponiamo il comando delle luci in modo che sia individuabile anche al buio”.
Inoltre in tutti i luoghi di lavoro devono essere percepibili “delle vie d’uscita verso l’esterno anche in caso di mancanza di luce, mediante la collocazione in punti strategici di lampade sussidiarie che entrino direttamente in funzione nel caso di assenza dell’energia elettrica”.
E poi necessario provvedere “ad una corretta illuminazione (sia internamente che esternamente) in corrispondenza delle porte esterne dei fabbricati per rendere sempre sicuro il transito attraverso di esse”. Se le porte sono “identificate anche come uscite d’emergenza, controlliamo che siano ben illuminate anche in assenza di energia elettrica”. Gli accumulatori delle lampade di emergenza “tendono con il tempo a deteriorarsi: istituiamo una procedura che prevede il controllo regolare del funzionamento dell’impianto sussidiario e, in base alle specifiche del costruttore, la periodica ricarica”.
È necessario curare “non solo l’ illuminazione dei posti di lavoro, ma anche quella generale e delle vie di circolazione per i pedoni, siano esse interne o esterne ai fabbricati”: è bene scegliere e collocare le lampade “in modo tale da garantire un valore di illuminamento medio orizzontale sul piano di calpestio di almeno 100 lux”.
Nei luoghi di scarso transito si può adottare una soluzione che consente anche di risparmiare energia elettrica: “luci che si accendono automaticamente tramite sensori di passaggio. In questi casi facciamo attenzione ad impostare correttamente il tempo di spegnimento in modo che sia congruo al tragitto da compiere”.
Riguardo a pulizie e manutenzioni, che devono essere eseguite spesso in punti scarsamente accessibili e in quota, è bene definire “preventivamente le modalità per eseguire la manutenzione di tali luoghi adottando condizioni di sicurezza” e predisponendo dei mezzi adatti allo scopo.
Il documento affronta poi tre aspetti rilevanti per i lavori di manutenzione in altezza: l’uso delle scale portatili, l’utilizzo di carrelli elevatori per sollevare persone e i lavori su tetti e coperture. Rimandandovi alla lettura del documento originale, riportiamo alcune delle indicazioni di prevenzione contenute.
Riguardo alle scale portatili, “una delle attrezzature di lavoro con cui accadono frequentemente infortuni”, si ricorda che il Decreto legislativo 81/2008 “obbliga, per i lavori in quota, a preferire sempre attrezzature diverse e più sicure delle scale. Questa deve quindi essere la scelta di chi vuole lavorare in sicurezza”.
Per non usare le scale portatili è possibile, ad esempio:
- “usare attrezzature a manico lungo ed eseguire i lavori da terra (pulizia vetri, spolvero ecc..); - utilizzare attrezzature diverse dalle scale (ponti su ruote, ponteggi, piattaforme autosollevanti)”.
Il documento ricorda poi che l’utilizzo di carrelli elevatori per sollevare persone “ha dato luogo a molti infortuni per caduta della persona che viene sollevata”: i carrelli elevatori non devono sollevare persone “né direttamente sulle forche, né con palette o ceste”!
È bene eliminare questa possibilità:
- “istruendo adeguatamente i lavoratori sulle procedure corrette e proibendo l’uso improprio dei carrelli;
- fornendo attrezzature adatte ai lavori in quota come trabattelli e autosollevanti (è difficile ottenere risultati se non si predispongono le alternative);
- vigilando che le procedure vengano applicate (spesso le aziende proibiscono le procedure scorrette ma poi le ‘tollerano’)”.
Lo Spisal fornisce poi indicazioni di prevenzione riguardo ai lavori su tetti e coperture con particolare riferimento al percorso di accesso alla copertura e all’esecuzione di lavori sulla copertura.
Ad esempio “le soluzioni in grado di consentire il raggiungimento della copertura in sicurezza sono: scale opportunamente vincolate alla zona di sbarco; apparecchi di sollevamento certificati anche per il trasferimento di persone in quota. Negli edifici industriali spesso sono installate scale con gabbia e in questo caso l’accesso deve essere permesso solo a personale autorizzato (chiudere con lucchetto)”.
È importante garantire “le possibilità di spostamento e di lavoro in sicurezza su tutta la superficie delle coperture con le dotazioni e gli elementi protettivi in grado di consentire lavori di manutenzione in sicurezza. Si realizzano mediante: parapetti, linee di ancoraggio; dispositivi di ancoraggio; passerelle o andatoie per il transito di persone e materiali; reti di sicurezza; impalcati; ganci di sicurezza da tetto”.
Il documento riporta infine un ultimo consiglio per l’analisi delle modalità di manutenzione di macchine e impianti.
La manutenzione, l’attrezzaggio e la lubrificazione vanno eseguiti a macchina ferma.
Se “per esigenze tecniche” vere queste operazioni devono avvenire “a macchina in movimento”, il D.Lgs. 81/2008 e la nuova direttiva macchine “richiedono che automaticamente sia garantita una sicurezza migliorata e quindi le macchine devono essere provviste di protezioni progettate e costruite per garantire una zona di intervento sicura”.
Il documento riporta l’esempio di “alcuni apprestamenti (alternativi tra loro):
- dispositivo di comando ad azione mantenuta associato ad una velocità lenta (inferiore o uguale a 10 mm/sec);
- dispositivo di comando a due mani contemporaneo ad azionamento mantenuto associato ad una velocità lenta;
dispositivo di comando ad impulsi (ad ogni impulso corrisponde un movimento di avanzamento o rotazione)”.
ULSS di Vicenza, Regione Veneto, “ Questionario manutenzione per evitare le cadute in piano”, materiali predisposti a cura del Dott. Roberto Bronzato e Dott. Celestino Piz (formato PDF, 141 kB).
ULSS di Vicenza, Regione Veneto, “ Istruzioni per evitare le cadute in piano”, materiali predisposti a cura del Dott. Roberto Bronzato e Dott. Celestino Piz (formato PDF, 1.89 MB).
Sito web Ispesl per avere informazioni relative al “ Premio buone pratiche”.
Tiziano Menduto
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