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Caldaie: controlli truffa e confusione normativa

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Sicurezza delle persone

10/12/2007

Il rischio dei controlli fasulli e le problematiche normative relative agli impianti termici: un chiarimento della Regione Emilia-Romagna.

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ErmesConsumer.it, il portale dei consumatori a cura della regione Emilia Romagna, sottolinea una problematica sovente presente anche sui titoli di cronaca locale dei nostri giornali.
Alla nostra porta di casa si possono presentare falsi verificatori del funzionamento delle nostre caldaie, magari spacciandosi per squadre comunali di Protezione Civile e indicando una presunta obbligatorietà annuale. Se li faremo entrare nel migliore dei casi avremo speso dei soldi per un controllo non richiesto e magari non correttamente eseguito, nel peggiore metteremo a rischio molto di più del nostro impianto termico.
 
Ma questi presunti check up annuali, continua l’articolo di ErmesConsumer, sono un bluf, certamente controllare e verificare periodicamente la nostra caldaia è necessario. Nessuno di noi è disposto a tollerare il rischio di una disfunzione dell’impianto, anche se questo rischio si traducesse solo nel perdere il caldo tepore casalingo durante l’inverno.
 
Come muoverci, allora, per salvaguardare insieme salute e sicurezza?
A questa domanda cerca di rispondere Pieraldo Isolani, responsabile del settore Energia e ambiente di Adiconsum: “Per la sicurezza non c’è alcuna frequenza obbligatoria da rispettare. Bisogna osservare quanto prescrive il produttore nel libretto delle istruzioni. Funziona esattamente come con il tagliando dell’automobile. Se seguo le indicazioni del produttore, è più probabile che il mio veicolo sia sicuro ed efficiente. Se, però, mi chiedono 500 euro per un tagliando, decido io se e quando farlo. Non è obbligatorio. Lo stesso vale per la caldaia individuale”.
 
Un consiglio di Giampiero Colli, responsabile CO.AER (Associazione Costruttori di Apparecchiature ed Impianti Aeraulici) sul condizionamento, è quello di instaurare un rapporto di fiducia con il manutentore e di controllare la caldaia appena possibile: “È nei primi anni che si vede se un apparecchio va o no. Quella che chiamiamo la mortalità dei prodotti si scopre all’inizio: se è una caldaia è nata male viene fuori subito”.
 
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In realtà una forma di controlli periodici dell’efficienza energetica degli impianti esiste ed è regolamentata dal Decreto Legislativo n. 192 del 19 agosto 2005.
 
Il Decreto incarica le Regioni di eseguire i controlli con la “periodicità che ritiene più opportuna” indicando, tuttavia, una frequenza minima. Nel caso, ad esempio, degli impianti termici di potenza superiore a 35 kW, i cosiddetti impianti centralizzati, il controllo è annuale, nel caso degli impianti più piccoli (ad eccezione di quelli alimentati a combustibile solido o liquido) la periodicità dipende dell’anzianità di servizio dell’apparecchio.
 
Nel caso di un impianto appena installato e collaudato la prima ispezione deve avvenire dopo i primi quattro anni, per la seconda bisognerà farne passare altri quattro. Stiamo parlando, è necessario ricordarlo, di verifica dell’efficienza energetica e non di manutenzione ordinaria.
 
Lo stesso Decreto, infatti, rischia di confondere le idee. Non indica una periodicità uguale per tutte le Regioni e può essere percepito come una legge relativa a manutenzioni obbligatorie.
 
A questo proposito interviene Moreno Barbani, responsabile della Cna settore Installatori e impiantisti dell’Emilia-Romagna: “Chi ha scritto il 192 non aveva una linea di ragionamento chiara, perché il provvedimento è contraddittorio. I tempi della manutenzione sono dettati dal costruttore dell’impianto o dell’apparecchio. Quindi, non si tratta di controlli obbligatori ogni anno od ogni 4. Ma in molti casi queste informazioni non esistono, neanche per le caldaie nuove. La conseguenza di tutto ciò è la confusione del cittadino”.
 

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Rispondi Autore: enrico - likes: 0
10/12/2007 (09:53)
L'argomento trattato in questo articolo è senz'altro di grande attualità e meriterebbe certamente un approfondimento per porre dei riferimenti certi ove normative mal scritte hanno, come da voi evidenziato, creato incertezza tra gli utenti e addetti del settore.
Grazie.

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