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Donne e incidenti sul lavoro: nel 2010 una sostanziale stabilità

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Dati e statistiche

09/03/2011

Secondi i dati INAIL 2010, il calo generale degli infortuni (-1,9%) è da attribuire esclusivamente alla componente maschile (-2,9%). Per quella femminile si registra un lieve incremento (+0,4%).

In relazione alle prime stime INAIL sui dati degli infortuni sul lavoro per il 2010, il calo degli infortuni - complessivamente pari  al -1,9% - è da attribuire esclusivamente alla componente maschile (-2,9%). Per quella femminile si registra un lieve incremento (+0,4%), in linea tuttavia con la crescita registrata dall’occupazione (+0,1%).
A questo tema è dedicato l’ultimo numero di Dati INAIL (formato PDF, 348 kB).

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Infortuni sul lavoro quindi sostanzialmente stabili per le donne nel 2010. Se, in generale, il calo degli incidenti - complessivamente pari  al -1,9% - è da attribuire esclusivamente alla componente maschile (-2,9%), per le donne si registra un lieve aumento (+0,4%), in linea tuttavia col corrispettivo andamento dell'occupazione, anch'esso in leggera crescita dello 0,1% (contro un calo dell'1,1% per gli uomini). Idem per quanto riguarda i casi mortali dove, a fronte di una sostanziale stabilità della componente femminile (scesa dai 72 morti del 2009 ai 70 del 2010), il calo dei "colleghi" maschi risulta molto più consistente in termini percentuali, pari a -7,2% (da 981 casi nel 2009 a 910 nel 2010).
 
L'80% degli incidenti in rosa avviene sul posto di lavoro. In particolare il focus riguarda il triennio 2007-2009, che registra un calo contenuto per le lavoratrici, pari al 2,7% a fronte di una diminuzione complessiva per tutti i lavoratori del 13,4%. "Dei circa 244mila casi che le hanno viste coinvolte nel 2009, oltre l'80% è occorso in occasione di lavoro, quota che, seppur consistente, continua a mantenersi comunque più bassa di quella relativa agli uomini (91,4%) confermando la maggior incidenza degli infortuni in itinere per il sesso debole", si legge nella rivista. "Da rilevare che circa il 60% delle morti denunciate dalle donne è da imputare proprio a questa tipologia di infortuni, che avviene nel tragitto casa-lavoro o lavoro-luogo di ristoro e viceversa".
 
Le più a rischioinfermiere e badanti. I settori  di attività più pericolosi per le donne sono quelli del terziario. In particolare la sanità (12,8%), commercio  (10,3%), servizi alle imprese (10,2%), alberghi e ristoranti (8,5%). Anche per le lavoratrici straniere (che rispetto al 2007 hanno registrato per l'industria e servizi un aumento del 3,1% i settori di attività dove si registra il maggior numero di incidenti sono gli stessi, ma con un apporto sensibilmente diverso per quello del personale addetto ai servizi domestici (9,1% contro 0,5%). Rispetto alle professioni tra le lavoratrici italiane si infortunano principalmente le infermiere (9,2%), mentre tra quelle straniere le colf e le badanti (8,5%).
 
Parità tra i sessi: l'Italia è al 74° posto per il World economic forum. Rispetto agli altri paesi Ue l'Italia è ancora indietro per la riduzione del gap lavorativo tra i sessi. La strategia Europa 2020 prevede, infatti, un tasso di occupazione complessivo del 75% per uomini e donne, ma il nostro paese  è ancora al di sotto della media europea . Anche il World economic forum sulle differenze di genere in 114 paesi evidenzia per l'Italia un peggioramento , con il conseguente scivolamento al 74° posto della classifica internazionale. L'unica nota positiva è costituita dal primato delle imprenditrici italiane (oltre 1,4 milioni), dato che fa posizionare l'Italia davanti a Germania (1,3) e Regno Unito (1,1).
 
Diversità di genere, parità di tutela. Sul lavoro donne e uomini hanno diritto alla stessa tutela, anche se le prerogative di genere comportano livelli di prevenzione diversi. Lo ribadisce anche il Testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro, che all'articolo 28 obbliga i datori di lavoro a considerare nella scelta delle attrezzature, delle sostanze e dei preparati chimici tutti i possibili rischi per i lavoratori e le lavoratrici, legati per esempio allo stato di gravidanza, o alla differenza di resistenza e sforzo fisico.
 
Fonte: INAIL
 


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