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Gli incidenti stradali in orario di lavoro: i dati e la prevenzione
PuntoSicuro ha presentato in un precedente articolo gli atti del workshop “La prevenzione degli infortuni da incidente stradale in orario di lavoro. L’esperienza dei servizi ASL di tutela della salute negli ambienti di lavoro. Compiti delle imprese” che si è tenuto il 7 ottobre 2010 durante la Convention “ Ambiente Lavoro” di Modena.
L’incontro, organizzato dall’ AUSL di Bologna (Area Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro) in collaborazione con SNOP, si è proposto di affrontare i temi relativi agli strumenti che possono essere messi in campo per la prevenzione del rischio da incidente stradale.
Un rischio, presente in quasi tutte le attività lavorative, che spesso non è tenuto nella giusta considerazione e viene considerato erroneamente un evento ineliminabile ed inevitabile.
Ci soffermiamo sul alcuni degli interventi più rilevanti, rimandando la presentazione degli altri interventi a futuri articoli.
Per comprendere la dimensione del fenomeno infortunistico si può far riferimento all’intervento di Claudio Calabresi (Inail), dal titolo “ Gravità e dimensione del fenomeno”.
Partendo dai dati generali sugli infortuni sul lavoro, il relatore sottolinea che i dati generali che riportano “un decremento nel tempo degli infortuni - compresi quelli mortali - come numeri assoluti e come frequenza”, sono riferiti al lavoro “che si conosce” ed agli eventi che avvengono nel tessuto produttivo “emerso”.
Occorre infatti tener presente che “le conoscenze non comprendono la quota di lavoro sommerso e irregolare, che è auspicabile e urgente riuscire a far emergere e ad approfondire anche in relazione alla sicurezza e alla salute dei lavoratori”. Ad esempio “non abbiamo dati probanti su ciò che accade ai circa 5 milioni di lavoratori (commercianti, liberi professionisti, ecc.) non assicurati (prevalentemente al sud e nelle isole) e ancor più a tutti coloro che lavorano ‘ sommersi’ ”. Probabilmente sia nel primo gruppo sia nel secondo, “la numerosità degli eventi infortunistici (ed anche delle patologie legate al lavoro)” non è trascurabile…
Per non parlare poi dell’entità attuale della “sottodenuncia degli infortuni tra le aziende assicurate (fenomeno che probabilmente è distribuito diversamente nel paese)”. Sottodenuncia che “riguarda soprattutto gli eventi di non rilevante gravità”, ma “non si può escludere (ed anzi talora avviene) che, pur in casi limitati, si tenti di ‘nascondere’ anche eventi gravi e addirittura mortali”.
Per concludere questo sguardo sugli infortuni sul lavoro in generale, l’intervento riporta alcuni dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). L’OMS “stima oltre 350.000 morti per infortuni sul lavoro ogni anno, tra i quasi 3 miliardi di lavoratori più altri 110.000 morti per infortuni sul lavoro non notificati”, cioè circa un 30% di morti bianche non emerse.
Veniamo agli infortuni legati alla strada.
Il relatore si chiede quanti dei 5-7.000 incidenti stradali mortali annuali in Italia riguardino effettivamente persone che stanno lavorando …
Secondo le denunce Inail gli incidenti stradali in ambito lavorativo “sono circa 600 all’anno (ultimi anni) tra infortuni sul lavoro e infortuni in itinere (nel percorso casa-lavoro e viceversa)”. Tuttavia se è vero che “una larga percentuale di questi incidenti si verifica nei giorni feriali, nelle ore in cui la maggior parte delle persone lavora e riguarda persone in età di lavoro, non è probabile che il numero sia maggiore?”.
Finora – continua l’intervento – “in quasi tutta l’Italia è mancato - anche nell’ambito del Sistema di sorveglianza sugli infortuni mortali e gravi - l’approfondimento della fattispecie degli infortuni legati alla strada”. Approfondimento che l’Inail si propone di fare, pur con la consapevolezza delle difficoltà da affrontare.
Nelle slide dell’intervento, che vi invitiamo a visionare, sono riportate molte tabelle relative ai dati disponibili. Ad esempio con riferimento a:
- infortuni stradali definiti positivamente (sul lavoro e in itinere);
- andamento degli infortuni mortali denunciati (dal 2004 al 2008): nel 2008 su un totale di 1120 infortuni mortali, 611 erano infortuni stradali (335 in occasione di lavoro e 276 in itinere);
- distribuzione per Regione degli Infortuni mortali riconosciuti dall’ INAIL;
- infortuni mortali riconosciuti nei comparti;
- infortuni gravi in occasione di lavoro definiti positivamente in Italia per gruppo Ateco e per anno evento nel settore Industria e Servizi”.
Questi, in sintesi, i comparti dove gli infortuni legati alla strada in occasione di lavoro con esito mortale sono percentualmente più rappresentati : “Servizi, Costruzioni, Trasporti, Commercio, Metalmeccanica, Sanità”.
In riferimento ai settori ATECO (tipologia di classificazione delle attività economiche) questi i settori dove gli infortuni gravi legati alla strada in occasione di lavoro sono più diffusi: “Elettricità gas acqua, Commercio riparazione auto e Commercio all’ingrosso, Trasporti, Intermediazione finanziaria, Attività immobiliari”. Seguono i settori della Pubblica Amministrazione.
L’intervento si conclude ricordando che occorre “incrementare lo studio degli ‘infortuni legati alla strada’, che tuttora incidono in misura rilevante nella totalità dei casi mortali ed anche in quelli gravi, sia perché sono ancora insufficientemente approfonditi sia per sfatare le affermazioni che tendono a considerarli ‘altro’ rispetto agli infortuni da lavoro (o che li ricollegano solo/prevalentemente a comportamenti individuali…)”.
Anche l’intervento “ La sicurezza stradale e la sicurezza del lavoro: quali incroci?”, a cura di Alberto Gerosa (AUSL di Bologna), parte dai dati degli infortuni mortali sulla strada e cerca di far capire che non sono sempre riconducibili a comportamenti individuali.
L’autore si chiede quali siano le cause degli incidenti stradali in orario di lavoro.
“Le mancate precedenze? L’elevata velocità? La stanchezza? L’ alcool? Certamente … ma c’è dell’altro, perché stiamo parlando di lavoratori, spesso inseriti in una dinamica aziendale”.
La domanda da porsi è “quale sia il legame tra i due fatti, cioè tra lavoro ed incidentalità stradale”. Se non ci poniamo questa domanda, “non solo perdiamo il fenomeno dell’incidentalità stradale in orario di lavoro nel mare magnum dell’ incidentalità stradale, ma perdiamo la possibilità di indagare ed agire a monte, nel sistema di sicurezza aziendale”.
È importante “individuare i determinanti del lavoro che hanno un peso in tale senso, nell’incidentalità stradale. Pensiamo all’organizzazione del lavoro , alla formazione dei lavoratori/ autisti, alla verifica dello stato di salute dei lavoratori”.
L’autore conclude che se questi elementi incidono, “allora il sistema di sicurezza aziendale e la sua gestione sono rilevanti anche nella dinamica di questo rischio”. E questo rischio “va valutato come tutti gli altri rischi nella realtà aziendale, anche se è fisicamente collocato all’esterno dell’azienda.
E’ un rischio in cui l’azienda gioca un ruolo importante e quindi lo deve valutare, gestire, individuando gli strumenti e le misure di prevenzione, valutando l’efficacia delle stesse”.
“ Gravità e dimensione del fenomeno”, Claudio Calabresi, Direzione Regionale INAIL Liguria (formato PDF, 133 kB), intervento al workshop “La prevenzione degli infortuni da incidente stradale in orario di lavoro. L’esperienza dei servizi ASL di tutela della salute negli ambienti di lavoro. Compiti delle imprese”.
“ La sicurezza stradale e la sicurezza del lavoro: quali incroci?”, Alberto Gerosa - Direttore U.O.PSAL Sud Ausl Bologna (formato PDF, 11 kB) , intervento al workshop “La prevenzione degli infortuni da incidente stradale in orario di lavoro. L’esperienza dei servizi ASL di tutela della salute negli ambienti di lavoro. Compiti delle imprese”.
Tiziano Menduto
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