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Imparare dagli errori: incidenti in attività di selvicoltura

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Agricoltura

21/06/2011

Esempi tratti da Suva relativi all’attività di selvicoltura: l’abbattimento di un albero, la scelta della tecnica di taglio, l’esbosco con la gru a cavo. Le dinamiche degli incidenti, la sottovalutazione del rischio e le misure di prevenzione.

 
Brescia, 21 Giu – Come ormai molti nostri lettori sanno, il sito di Suva, istituto svizzero per l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni, ospita uno spazio che ha lo stesso nome della nostra rubrica: “Imparare dagli errori”. Uno spazio che, come la nostra rubrica settimanale, ha l’obiettivo di riflettere sugli errori, sulle carenze, sugli infortuni,… Riflessione che dovrebbe aiutarci a non ripeterli e a prevenirli adeguatamente.
Molti degli incidenti descritti in questo spazio sono relativi alla selvicoltura (o silvicoltura), cioè a quella parte delle scienze forestali relative all’impianto, alla coltivazione e conservazione dei boschi. Con riferimento, ad esempio, ad interventi che vanno dai tagli di rinnovazione ai tagli intercalari e che presuppongono comunque uno sfruttamento ponderato di una risorsa che viene mantenuta rinnovabile.
Vediamo brevemente alcuni degli incidenti descritti e alcune delle misure di prevenzione proposte come risultato della grande esperienza di selvicoltura in territorio elvetico.
 
I casi
Nelprimo caso un anziano selvicoltore è intento ad abbattere un albero con l'aiuto dell'argano. Ha ricevuto l'incarico, assieme ad un collega, di “abbattere le latifoglie entro una determinata area e di allestire il legname”.
Per abbattere un faggio, i due hanno predisposto l'argano e legato la fune al tronco.
Il macchinista posiziona il trattore a circa 60 metri di distanza e aspetta l'ordine di tirare.
“Dopo avere ultimato il taglio di abbattimento, il motoseghista dà l'ordine. L'albero cade e, inaspettatamente, l'uomo viene colpito alla testa da un ramo di faggio”.
Le indagini successive hanno rivelato che “il motoseghista si trovava a 2 metri e mezzo dal ceppo quando è stato colpito. Il ramo di faggio che lo ha ferito alla testa si era staccato da un altro albero cadendo da un'altezza di circa 25 metri”.
Non è stato in realtà possibile “stabilire chiaramente come sia avvenuto l'infortunio”. Forse l’ operatore alla motosega “ha dato troppo presto l'ordine di tirare. O forse, la routine acquisita in tanti anni lo ha indotto a sottovalutare il pericolo e a non recarsi nel luogo di ritirata”.
   
Nelsecondo caso un operaio forestale è intento ad abbattere un acero. Improvvisamente, il tronco si spacca lungo l'asse verticale e lo colpisce violentemente.
Il tragico infortunio “è avvenuto in un bosco di latifoglie lungo un pendio. Uno dei due operai presenti sul posto stava eseguendo la tacca di direzione su un tronco quando ha sentito un forte colpo. Si è girato e ha subito capito cos'era successo: il tronco dell'acero che il suo collega voleva abbattere si era spaccato lungo l'asse verticale e lo aveva fatalmente colpito.
Tragico errore nella scelta della tecnica di taglio”.
L'indagine successiva ha rivelato che “l'acero spaccato aveva un tronco di circa 25 cm di diametro ed era fortemente inclinato verso la direzione di taglio prevista. Gli alberi con queste caratteristiche di inclinazione richiedono particolari tecniche di abbattimento, ad esempio la tecnica della ‘tacca direzionale profonda’. Per motivi che non sarà più possibile chiarire, l'operaio ha proceduto come se si trattasse di un caso normale”. Forse – conclude la scheda di Suva - aveva sottovalutato il pericolo.
 

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Nel terzo caso l'infortunio avviene mentre tre lavoratori stanno esboscando il legname tagliato con una gru a cavo tradizionale.
Un selvicoltore sta preparando i carichi per l' esbosco. Per poter agganciare i tronchi al cavo della gru, deve fissarli con delle funi metalliche. Una volta preparato il primo tronco a monte, passa al secondo, che si trovava a circa due metri di distanza verso valle. “Improvvisamente, mentre era intento a fissare la fune metallica, l'altro tronco si è mosso ed è rotolato verso di lui colpendolo a morte”.
L'indagine d' infortunio “ha rivelato che i possibili pericoli non erano stati valutati con sufficiente attenzione”.
 
Infine un quarto caso relativo ad un incidente ad un macchinista che “voleva recuperare un frassino fuori da un burrone. Nello stesso momento in cui ha messo in moto l'argano con il telecomando, è stato mortalmente colpito dall'albero”.
“Il grande frassino che si trovava sul ripido pendio del burrone era già stato abbattuto. Il macchinista doveva esboscare la pianta intera perché potesse essere lavorata con più facilità sulla radura adiacente al burrone. Ha azionato l'argano con il telecomando e, inaspettatamente, l'albero si è girato. Un lungo ramo ha battuto con violenza sul terreno vicino al punto in cui si trovava l'uomo e lo ha travolto. L'infortunato è deceduto pochi giorni dopo in ospedale”.
L'indagine ha rivelato che il macchinista “si trovava ad una distanza di 6-8 metri dall'albero. Il ramo che lo ha colpito era lungo 12 metri e, prima che l'albero ruotasse, si trovava in posizione verticale, ad angolo retto rispetto al terreno. A quanto pare, l'uomo non si era reso conto di questo pericolo nonostante fosse un selvicoltore esperto”.
 
La prevenzione
Riprendiamo alcuni dei suggerimenti forniti da di Suva per evitare infortuni simili.
 
Ildatore di lavoro/responsabile dell’azienda deve:
- “fare in modo che tutti i collaboratori ricevano la giusta formazione per le attività che devono svolgere;
- prima che abbia inizio la stagione silvana, ripetere i criteri per la valutazione dell'albero e della zona circostante e ricordare le regole di sicurezza e comportamento;
- istruire personalmente o fare istruire i collaboratori sulle tecniche di taglio più sicure;
- richiamare di tanto in tanto l'attenzione sui pericoli che possono insorgere quando il tronco è inclinato (soprattutto se di piccolo diametro);
- esaminare i ceppi durante i giri d'ispezione;
- parlare dei comportamenti sicuri durante i colloqui con i collaboratori”;
- “provvedere affinché sul posto di lavoro siano disponibili tutte le attrezzature necessarie;
- controllare costantemente il rispetto delle regole di sicurezza e intervenire ogni qual volta è necessario”;
- “svolgere l' individuazione dei pericoli assieme ai collaboratori”;
- “dare il buon esempio quando ci si trova nel bosco”.
 
 
Gli operatori, i collaboratori devono:
- “prima di procedere all' abbattimento, valutare con attenzione l'albero e la zona circostante per stabilire qual è la tecnica di taglio più sicura;
- prima di procedere al taglio, stabilire il luogo di ritirata, rendere agibile la via di ritirata e contrassegnarla con mezzi semplici”;
- “recarsi rapidamente nel luogo di ritirata non appena l'albero inizia la sua caduta;
- se non ci si sente all'altezza della situazione (ad esempio perché l'albero ha caratteristiche particolari) chiedere aiuto ai colleghi”;
- “riesaminare costantemente la situazione sul posto di lavoro e scegliere il sistema di lavoro più sicuro. A seconda del grado di pericolo, esboscare i tronchi ad uno ad uno, cominciando da quelli più in alto a monte;
- sui terreni in pendenza evitare, se possibile, di lavorare a valle rispetto ad un tronco o ad un altro peso;
- mettersi in una posizione sicura ovvero, sui terreni in pendenza, a monte rispetto a tronchi, tronchi e pesi in generale”;
- “manovrare i mezzi di esbosco da un punto sicuro;
- sostare al di fuori dell'angolo di oscillazione del carico;
- sostare al di fuori della zona pericolosa lungo le funi tese”.
 
Per concludere ricordiamo che non appena effettuato il taglio di abbattimento (in questo caso prima di dare l'ordine di tirare) l addetto alla motosega “deve:
- mettersi rapidamente in sicurezza nel punto di ritirata;
- da lì osservare la chioma dell'albero e il corridoio di caduta;
- attendere che l'albero abbia completato l'assestamento a terra;
- tenere d'occhio i rami rimasti sospesi e se necessario - sempre che sia possibile – rimuoverli”.
 
Inoltre non bisogna dimenticare che quando l'esbosco avviene con la gru a cavo, “i punti più pericolosi si trovano:
- nella zona sotto la fune portante e sotto il carico;
- in prossimità dell'angolo della fune e della fune traente;
- lungo il pendio sotto il carico;
- entro l'angolo di oscillazione del carico”.
 
 
 
N.B.: Gli eventuali riferimenti legislativi contenuti nelle pagine web di Suva dedicate agli incidenti riguardano la realtà svizzera, i suggerimenti indicati sono comunque utili per tutti i lavoratori.
 
 
 
 
 
Suva, pagina web dedicata al selvicoltore travolto da un tronco.
 
 
Suva, pagina web dedicata al macchinista ferito a morte durante l'esbosco.
 
 
 
Tiziano Menduto


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