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Incidenti stradali lavorativi: i compiti del medico competente
PuntoSicuro ha affrontato in questi mesi i temi della prevenzione in relazione al rischio da incidente stradale in orario di lavoro soffermandosi sugli atti del workshop “ La prevenzione degli infortuni da incidente stradale in orario di lavoro. L’esperienza dei servizi ASL di tutela della salute negli ambienti di lavoro. Compiti delle imprese”. Workshop che si è tenuto il 7 ottobre 2010, durante la Convention “ Ambiente Lavoro” di Modena, ed è stato organizzato dall’ AUSL di Bologna in collaborazione con SNOP (Società Nazionale Operatori della Prevenzione).
In un precedente articolo abbiamo visto quanto sia importante la sorveglianza sanitaria tra lavoratori che sono alla guida di un veicolo per motivi lavorativi. Un intervento del workshop di Modena entra nello specifico dei compiti del medico competente…
Si tratta dell’intervento dal titolo “ L’azione dei medici competenti per la prevenzione del rischio da incidente stradale”, a cura di Paolo Santucci del Direttivo nazionale ANMA (Associazione Nazionale Medici d'azienda e Competenti).
L’ ANMA si è occupata più volte della problematica relativa all’ infortunistica stradale e più in generale della figura professionale del “mobile worker”.
Con questo termine in alcuni studi si è fatto riferimento al lavoratore non stanziale che, in modo prevalente o esclusivo, presta la sua opera all’esterno dell’azienda di cui è dipendente “essendo impiegato presso clienti, fornitori e/o utenza dell’azienda stessa, in condizioni di mobilità e flessibilità spinta sul territorio” ( autotrasportatori, lavoratori di attività commerciali di vendita/promozione/marketing, attività di consulenza, di sondaggio/ricerche di mercato/censimenti, attività stanziali presso clienti, assistenza sociosanitaria domiciliare, attività di ispezione, certificazione, vigilanza, autisti e addetti alle consegne a domicilio o attività che richiedono in genere trasferta e pendolarismo, …).
Anche con nell’attività di “ mobile working” è importante una corretta individuazione dei pericoli e dei rischi. In particolare si evidenziano:
- “in ambito chimico svariati inquinanti ambientali, tra i quali ossidi di azoto e di zolfo, frazioni di particolato, composti organici volatili e benzene”;
- in ambito fisico “posture scorrette, alterato microclima, campi elettromagnetici, vibrazioni WBV (Whole Body Vibration), rumore e movimentazione manuale carichi”;
- in ambito biologico “allergeni, miceti, batteri e virus, potenzialmente presenti all’interno dell’abitacolo di guida o in Paesi stranieri in occasione di eventuali trasferte intercontinentali”.
Inoltre bisogna tener conto:
- degli aspetti organizzativi, “legati alla mobilità ed al territorio (traffico, criminalità), alla turnazione (turni prolungati/notturni e reperibilità), allo stile di vita (alimentazione irregolare, sedentarietà), ai rapporti con l’utenza (situazioni di emergenza, aspettative sulla qualità dell’intervento e rapido feed-back con la propria azienda)”, agli aspetti psico-sociali (“limitate relazioni lavorative, scarso senso di appartenenza all’azienda, ridotta possibilità di formazione-informazione, elevata responsabilità e ridotta autonomia, precarietà”,…);
- del pericolo di infortunio che “rappresenta la criticità principale per la sicurezza del lavoratore-conducente, a causa dell’espletamento di ‘compiti lavorativi complessi’, caratterizzati da elevata attivazione di funzioni nervose superiori e multifattorialità del compito in presenza di sollecitazioni plurisensoriali”;
- dei pericoli correlati alla specificità della mansione.
Dopo aver affrontato i compiti del medico competente in relazione al Decreto legislativo 81/2008, l’intervento ricorda che, secondo alcuni studi, tra le cause di incidenti stradali “prevalgono i comportamenti a rischio ( assunzione di alcol, droghe, alta velocità, uso del telefono cellulare senza auricolare, mancato impiego cinture di sicurezza, scorretto stivaggio delle merci) e alcune particolari condizioni cliniche, quali sonnolenza, obesità, patologie cardiovascolari, respiratorie e metaboliche, legate a ‘cattiva alimentazionÈ”.
Dunque i risultati di un’eventuale sorveglianza sanitaria “possono rappresentare un feedback importante, contribuendo anche all’adozione di misure preventive e protettive ed alla realizzazione di progetti di promozione della salute in azienda”.
Una sorveglianza sanitaria che:
- “non intende sovrapporsi al percorso previsto dal rilascio/rinnovo della licenza di guida, regolato dal Codice della strada, che prevede una periodicità piuttosto lunga e contenuti difformi alle finalità del medico competente”;
- si pone l’obiettivo di garantire il massimo livello di sicurezza e salute dell’operatore e “verifica la compatibilità fra stato di salute psicofisica del lavoratore e mansione specifica in funzione del giudizio di idoneità”.
In particolare il protocollo ideale “dovrebbe essere in grado di rilevare precoci danni o alterazioni funzionali, causate, concausate o aggravate dalla mansione, allo scopo di rallentare o arrestarne l’evoluzione, mediante adeguate misure di prevenzione o protezione e permettere l’accertamento dei requisiti psicofisici richiesti dalla mansione specifica”. Inoltre, in base al tipo di patente richiesta per la guida dell’autoveicolo, devono essere effettuati anche gli accertamenti tesi a verificare l’assenza di condizioni di alcoldipendenza e di assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti (art.41.4 D.Lgs./81 e s.m.i.).
Il rappresentante dell’ANMA riporta poi i risultati di una recente esperienza diretta genovese dove “è stato completato il percorso di prevenzione, fino all’attivazione della sorveglianza sanitaria mirata con giudizio di idoneità specifica al lavoro” nei confronti di 54 “mobile workers”.
Rimandandovi alla lettura del documento agli atti, in merito alla specificità di tale esperienza, è interessante rilevare che i dati sanitari di questi 54 lavoratori riportano alcune alterazioni eclatanti relative a ipercolesterolemia (presente nel 61,11% del totale), ipertrigliceridemia (12,96%) e iperglicemia (7,40%).
I dati sembrano suggerire che “questa particolare tipologia di lavoro, attraverso la sedentarietà protratta, la riduzione dell’attività fisica e l’irregolare regime alimentare indotti da cause ‘organizzativÈ, possa favorire l’insorgenza di alterazioni metaboliche, in particolare dislipidemie”.
Questi dati, che potrebbero diventare spunto per indagini su vasta scala, hanno portato a misure preventive sanitarie che si sono tradotte “nelle richieste di variazione dello stile di vita, nelle segnalazioni al curante (dietoterapia ed event. supporto farmacologico), nell’accorciamento della periodicità nell’ambito del giudizio di idoneità”.
L’esperienza inoltre ha evidenziato “la ridotta percezione dei rischi, in particolare del rischio da incidente stradale, nell’ambito della conduzione di autoveicoli aziendali, soprattutto fra i datori di lavoro, ma presente anche nei consulenti della sicurezza e nei medici competenti, a volte anche negli stessi lavoratori”.
Al di là della non rara iniziale diffidenza nei confronti della sorveglianza sanitaria, l’esperienza ha anche rilevato nei lavoratori la soddisfazione “nel riscontrare una attenzione mirata alle problematiche specifiche della propria mansione, fino ad allora sottovalutate”.
Queste esperienze – conclude l’intervento – “confermano che per concorrere alla riduzione/controllo dei rischi, compreso l’ incidente stradale, si rende necessario promuovere il tradizionale processo compreso fra l’analisi dei pericoli e l’adozione di misure preventive e protettive (D.Lgs.81/08 e s.m.i.), nell’ambito di un approccio multi-disciplinare, che comprenda fra i protagonisti principali anche la figura del medico competente”.
“ L’azione dei medici competenti per la prevenzione del rischio da incidente stradale”, a cura di Paolo Santucci del Direttivo nazionale ANMA, intervento al workshop “La prevenzione degli infortuni da incidente stradale in orario di lavoro. L’esperienza dei servizi ASL di tutela della salute negli ambienti di lavoro. Compiti delle imprese” (formato PDF, 142 kB).
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