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Le novità su ambienti confinati, formazione e SINP

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Industria

27/09/2011

Un’intervista in esclusiva a Lorenzo Fantini per conoscere il nuovo decreto sui lavori negli ambienti confinati e comprendere tempistiche e problemi dei futuri provvedimenti. L’accordo Stato Regioni sulla formazione arriva entro novembre?

 
Roma, 27 Sett -  Come segnalato da PuntoSicuro sta andando avanti l’iter del Decreto per la qualificazione delle imprese operanti in ambienti sospetti di inquinamento, decreto firmato il 14 settembre dal Presidente della Repubblica Napolitano e in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. È un DPR molto importante per migliorare la salute e sicurezza dei lavoratori delle imprese operanti in ambienti quali silos, cisterne, pozzi, cunicoli che ha avuto un iter agevolato dalla condivisione dei principi ispiratori da parte di tutti, Stato, Regioni e parti sociali. Segno che per fortuna qualche volta si riesce a non discutere sulle modalità della prevenzione degli infortuni nel mondo del lavoro.
 
Per approfondire il tema abbiamo intervistato telefonicamente il Dott. Lorenzo Fantini, dirigente del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che ha partecipato nei giorni scorsi come relatore al convegno “ Spazi ed ambienti confinati: la formazione dei Lavoratori, Preposti, Dirigenti”, organizzato a Pescara da AiFOS.
E poiché il Dott. Fantini è uno dei principali referenti del Ministero del Lavoro per l’attuazione del Testo Unico di salute e sicurezza sul lavoro, non potevamo non chiedere anche informazioni sui restanti decreti e accordi attuativi del Decreto legislativo 81/2008. Ad esempio in relazione agli attesi accordi sulla formazione, con particolare riferimento alla collaborazione con gli enti bilaterali, e al provvedimento sul SINP.
 
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Diamo anticipazione scritta dell’intervista, rimandandovi ad un ascolto integrale cliccando in coda all’articolo.
 
 
Il decreto relativo agli ambienti confinati è stato un decreto condiviso…
 
Lorenzo Fantini: In realtà il provvedimento sugli ambienti confinati è stato condiviso da tutti, sia per l’ovvia che la drammatica ragione che gli ambienti confinati, come silos e cisterne, sono ambienti in cui si sono verificate delle tragedie, anche molto recenti. Quindi bisognava intervenire con qualcosa che fosse un segnale normativo molto forte: in realtà le regole sugli ambienti confinati già c’erano. C’è stata una volontà comune dello Stato, delle Regioni e delle parti sociali che è espressa in diverse riunioni, prima in una riunione ad hoc il 7 ottobre del 2010 a Modena, poi successivamente anche nell’ambito della Commissione Consultiva. Questa condivisione è un ottimo segnale.(…) È un grande precedente anche per il futuro, mi viene in mente anche il tragico episodio della fabbrica di fuochi d’artificio nel comune di Arpino. Anche lì si potrebbero cercare interventi condivisi. In generale io li preferisco, perché chiaramente l’ampia condivisione degli interventi comporta una presumibile maggiore divulgazione da parte di coloro che li hanno condivisi. Il provvedimento è stato talmente condiviso che alla fine è uscito come regolamento, previsto dal Testo Unico ai sensi dell’articolo 6 e 27 del Decreto legislativo 81, ed è stato già firmato dal Presidente della Repubblica. Quindi è in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (…). Insomma un ottimo precedente per interventi in settori particolarmente critici…
 
Sarebbe interessante che questa condivisione a volte preceda gli incidenti. L’urgenza è spesso dettata dagli incidenti…
 
LF: Noi stiamo già lavorando in questo senso da almeno due anni. La Commissione Consultiva agisce proprio secondo questo criterio: i documenti che sono stati approvati in Commissione Consultiva sono stati approvati all’unanimità. Sono documenti importanti. Ad esempio le stesse indicazioni metodologiche sullo stress lavoro correlato sono state approvate all’unanimità in modo condiviso. E qui non parliamo di incidenti, ma di prevenzione. Il sistema già opera in questa maniera. In questo caso la condivisione è stata straordinaria (…)
 
Parliamo del decreto. Un sopralluogo della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, relativo a un incidente in alcune cisterne a Capua, parla di omissione dei controlli preventivi sull’agibilità all’interno dei contenitori, di mancata informazione sulla presenza di sostanze pericolose, di mancato uso di DPI e di mancanza di coordinamento e informazione. Il decreto inciderà su queste situazioni?
 
LF: Il decreto parte proprio dai verbali tragici dei vari eventi che si sono succeduti nelle varie parti d’Italia (…). Siamo andati a vedere i singoli elementi che di volta in volta non hanno funzionato per introdurre delle norme che permettessero di innalzare i livelli di tutela. Tutto quanto lei ha citato era già previsto nel Testo Unico come è adesso, senza il regolamento. Lo era già nei decreti degli anni ’50. L’intervento normativo è diretto a far sì che queste norme siano potenziate da un lato e dall’altro lato rese più cogenti, più applicabili. E a permettere all’organo di vigilanza in caso di verifica di una violazione di poter operare con una sanzione che sia davvero efficace. (…) Il DPR agisce a 360 gradi, tiene conto di quello che è successo e interviene sui punti che ha citato: formazione, informazione e addestramento; scambio di informazioni su ciò che c’è stato in quel luogo di lavoro, sulle lavorazioni che sono state effettuate precedentemente; presenza di un soggetto che sia rappresentativo del datore di lavoro committente…
 
E anche presenza di personale esperto…
 
LF: Sì, questo è uno dei punti molto discussi. Questo è stato forse l’unico punto su cui c’è stata la maggiore divisione. Il provvedimento prevede due cose. La prima , fondamentale, a cui io ho tenuto moltissimo, è che chi va ad operare come preposto (…) deve essere una persona, oltre ad essere formata, informata e addestrata secondo quanto prevede il DPR (…), in possesso di esperienza specifica del settore (…). L’altro punto è quello su cui le parti sociali si sono divise, non la parte pubblica: la necessità che l’impresa che opera nell’ambiente confinato, sia che operi direttamente o in appalto, deve avere il 30% della forza lavoro, che impiega per l’attività negli ambienti confinati, con esperienza almeno triennale in quello specifico settore di attività. Ora lei capisce che questo tipo di imposizione è molto pesante a livello organizzativo: chi non ha questa caratteristica nell’attuale forza lavoro, se la deve creare. (…)
 
Altre regole hanno a che fare con la qualificazione delle imprese…
 
LF: (…) Il decreto si applica a tutte le aziende, indipendentemente che le lavorazioni siano svolte in appalto (…). Poi c’è l’integrale applicazione delle disposizioni in materia di valutazione dei rischi, applicazione anche nell’ipotesi in cui i lavori negli ambienti confinati siano svolti da lavoratori autonomi. E qui si sarebbe da fare un’ampia discussione sulla possibilità che ci possano essere lavoratori autonomi, di fatto e non di diritto, perché di diritto questo è possibile. I lavoratori autonomi devono svolgere attività di formazione e essere soggetti a sorveglianza sanitaria (…). La formazione deve essere specifica: la formazione riguarda la conoscenza dei fattori di rischio tipiche dell’attività, cosa che era tra le righe della normativa ma non era mai stata esplicitata. Inoltre si prevede un rinvio a contenuti e modalità di una formazione che siano individuate entro 90 giorni dalla Conferenza Stato Regioni (…). Si prevede poi il possesso di DPI, non solo di attrezzatura di lavoro, ma anche di strumentazione, quindi rilevatori, … (…). Poi c’è la parte relativa agli appalti, la parte forse più incisiva perché si prevede che le procedure di scambio di informazioni, di coordinamento tra il datore di lavoro committente e le imprese appaltatrici siano fortemente potenziate (…). Inoltre si prevede l’adozione di un specifica procedura di lavoro (…), che stiamo  elaborando in sede di Commissione Consultiva. Le procedure di lavoro possono essere moltissime, ma stiamo già per uscire con delle buone prassi che saranno applicabili ad alcuni luoghi di lavoro nei quali si svolgono normalmente i lavori in ambienti confinati. Dunque un intervento a 360 gradi.
 
Veniamo infine ad un consuntivo per il 2011 riguardo alle norme attese per l’attuazione del decreto 81…
 
LF: Continuano ad esserci piccoli ritardi. Intanto riguardo ai provvedimenti sulla formazione, l’attuazione degli articoli 34 e 37 del Testo Unico (…) e poi al provvedimento per il Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione, il cosiddetto SINP. Sono due provvedimenti molto complessi.
Il SINP è complesso perché il flusso dei dati che sta all’interno del SINP è gigantesco, i dati della vigilanza, quelli relativi al Servizio sanitario nazionale e c’è una mole rilevantissima di dati sensibili. Quindi abbiamo avuto un parere da parte del Garante della Privacy (…) e sulla base di questo parere reso il 7 aprile del 2011, comunque reso prima dell’estate, abbiamo provveduto a rivedere il decreto sul SINP e quindi adesso tecnicamente ci vediamo entro la fine del mese o nei primi giorni di ottobre in Conferenza Stato Regioni per chiudere, spero, in tempi rapidissimi (…). Entro la fine dell’anno il decreto SINP sarà attivo (…).
Riguardo ai provvedimenti sulla formazione abbiamo un problema con le autonomie locali. Tutti i provvedimenti in Conferenza Stato Regioni devono essere approvati all’unanimità. Questa cosa credo che non la sappia nessuno (…). Qualche volta qualche autonomia locale ci pone dei limiti. È successo a luglio perché a luglio gli accordi in Conferenza, il 34 (formazione del datore di lavoro che svolge in proprio dei compiti di prevenzione e protezione, ndr) e il 37 (formazione dei lavoratori, preposti, dirigenti, ndr), erano stati posti all’ordine del giorno della Conferenza politica per l’approvazione. Ma il giorno prima dell’approvazione erano arrivate due lettere da parte della Valle d’Aosta e della Provincia di Bolzano in cui si chiedevano delle modifiche. Per cui c’è stato il rinvio dei due provvedimenti. Con la Valle d’Aosta abbiamo trovato una soluzione di tipo tecnico, con Bolzano abbiamo qualche problema in più. Perché le proposte che sono state avanzate dalla Provincia di Bolzano comporterebbero una riduzione del numero di ore pari a oltre la metà. E questa cosa, come capisce, non è che vada molto bene al resto dell’Italia (…)
 
E la motivazione?
 
LF: (…) La motivazione appare risibile, cioè è legata alla particolarità del territorio di Bolzano. (…) Io parto dal concetto, che forse non è chiaro a tutti, che questa formazione doveva già essere stata fatta. Perché è dal 1994 che c’è l’obbligo formativo per i datori di lavoro. Quindi chi l’ha già fatto avrà dei crediti formativi e dovrà fare meno delle ore complessive previste dall’accordo. Ovviamente dovrà fare l’aggiornamento. Il problema è più politico che tecnico: lo affronteremo il 4 ottobre, un’importante riunione tecnica in Conferenza Stato Regioni (…). Se superiamo lo scoglio di Bolzano (…) il provvedimento sarà direttamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale e quindi sarà immediatamente operativo. Io confido di portarlo a casa al massimo entro novembre.
 
C’è condivisione sulla funzione degli organismi paritetici riguardo alla formazione?
 
LF: Qui il problema è delicato, perché gli organismi paritetici sono organismi di tipo sindacale, quindi per loro natura, ma anche giuridicamente, non ammettono un’eccessiva regolamentazione. Questo da un lato è un vantaggio perché permette di non avere vincoli particolari e quindi di poter operare con una certa libertà, dall’altro lato questa eccessiva libertà, come spesso succede in Italia, si traduce nella volontà di qualcuno di approfittare della situazione per finalità non lecite. Mi risulta che ci siano degli organismi paritetici che svolgono attività formative - io parlo soprattutto di formazione perché gli organismi paritetici li identifichiamo molto con l’attività formativa, anche se non fanno solo questo (…) –assolutamente non confacenti a quello che il Testo Unico richiede. Quindi questa è stata la ragione per cui il Ministero a luglio ha emanato una circolare (…). Negli accordi in Conferenza Stato Regioni ci siamo soffermati su questa circostanza, su quali siano le caratteristiche che l’organismo paritetico deve avere e che cosa significa che la formazione deve essere effettuata in collaborazione con gli organismi paritetici (…). Abbiamo introdotto, condividendola con una certa fatica, ma condividendola anche con le parti sociali, una nota che spiega come si deve leggere questa previsione abbastanza discussa dell’articolo 37 comma 12 del Decreto 81 (…). Io ho sempre detto che questa formula “collaborazione”, non significa “obbligo” di fare la formazione con gli organismi paritetici. Rimane il fatto che gli organismi paritetici devono avere determinate caratteristiche, altrimenti quest’obbligo di collaborazione neanche sorge (…). Inoltre l’organismo paritetico deve essere costituto nell’ambito delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale (…). Il segnale è di rivolgersi a organismi paritetici, cercare collaborazione con organismi paritetici seri (…). Una scelta sbagliata si traduce sempre in un danno per chi ha scelto. La responsabilità penale per l’omessa o irregolare formazione è a carico del datore di lavoro, lasciando stare che la cosa che interessa di più a me come rappresentante del Ministero è che una formazione così fatta non realizza la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. (…)
Un minuto per completare dicendo che il gruppo che si sta occupando delle caratteristiche del soggetto formatore (…) ha quasi finito i suoi lavori. Quindi verrà elaborato dalla Commissione Consultiva un documento che ci dirà quali sono le caratteristiche che il formatore deve avere e che quindi poi verranno recepite in un atto che, secondo me, è una legge, in modo che si sappia chi può fare formazione (…). 
 
 
 

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Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto
 
 
 
 
 
 
 



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Rispondi Autore: Rolando Dubini - likes: 0
27/09/2011 (10:15:48)
Il lavoro istituzionale sulle norme procede in una direzione tutto sommato positiva, come spiega in modo esemplare l'ottimo avv. Fantini, la sfida è l'implementazione negli enti e nelle aziende col miglioramento della capacità gestionale e procedurale, e sopratutto con gli audit.
Rispondi Autore: luca demetri - likes: 0
27/09/2011 (16:55:16)
bella intervista. La questione spazi confinati è fondamentale per aumentare il livello della sicurezza e, anche se le nuove regole porteranno appesantimenti, salveranno sicuramente molte vite
Rispondi Autore: angelo franzoni - likes: 0
27/09/2011 (16:58:29)
interessante la visione di Fantini in merito alla collaborazione con gli organismi paritetici. Alla fine, collaborazione o non ollaborazione quello che conta, come ha ribadito più volte Guariniello, è l'effettività della formazione

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