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Dal 29 al 31 ottobre 2009 si è svolto a Civitanova Marche il convegno nazionale “Progettare il futuro per la salute e la sicurezza” organizzato dalla Società Nazionale Operatori della Prevenzione (SNOP) con il contributo di parti sociali, enti istituzionali e locali.
PuntoSicuro ha già approfondito, in un precedente articolo, un intervento tratto dal convegno e riferito al confronto tra le norme OHSAS e il Testo Unico.
Gli interventi al convegno, tutti rivolti verso la ricerca di strumenti in grado di migliorare la prevenzione nei luoghi di lavoro, hanno trattato anche temi relativi all’organizzazione lavorativa.
È ad esempio il caso dell’intervento “Organizzazione e disorganizzazione, fatica fisica e mentale per i lavoratori - Giungere al benessere attraverso l’organizzazione del lavoro”, tenuto dalla dott.ssa Cinzia Frascheri, responsabile nazionale CISL.
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Organizzazione del lavoro: costi aziendali e perdite produttive
Dal 29 al 31 ottobre 2009 si è svolto a Civitanova Marche il convegno nazionale “Progettare il futuro per la salute e la sicurezza” organizzato dalla Società Nazionale Operatori della Prevenzione (SNOP) con il contributo di parti sociali, enti istituzionali e locali.
PuntoSicuro ha già approfondito, in un precedente articolo, un intervento tratto dal convegno e riferito al confronto tra le norme OHSAS e il Testo Unico.
Gli interventi al convegno, tutti rivolti verso la ricerca di strumenti in grado di migliorare la prevenzione nei luoghi di lavoro, hanno trattato anche temi relativi all’organizzazione lavorativa.
È ad esempio il caso dell’intervento “Organizzazione e disorganizzazione, fatica fisica e mentale per i lavoratori - Giungere al benessere attraverso l’organizzazione del lavoro”, tenuto dalla dott.ssa Cinzia Frascheri, responsabile nazionale CISL.
Nel suo contributo la dott.ssa Frascheri premette che se nel mondo del lavoro “il raggiungimento di una condizione di benessere” ha sempre rappresentato un obiettivo a cui tendere, oggi, “a fronte di una situazione oggettivamente difficile per l’economia nazionale (e non di meno mondiale), tale condizione associata al mondo del lavoro, sembra non solo destinata a rimanere un terreno impraticato ed impraticabile, ma di certo a divenire un valore non più proponibile per il futuro”.
Diversi anni fa l’Unione europea riunita al Consiglio di Lisbona, ha varato un piano strategico per il decennio (2000-2010) indicando che un’organizzazione e un ambiente di lavoro sani e sicuri sono fattori che migliorano le prestazioni dell'economia e delle imprese e la “non qualità" del lavoro si traduce in una perdita di capacità produttiva per l'economia.
Tuttavia – continua la responsabile CISL – “l’atteggiamento tenuto dalla classe imprenditoriale negli anni ha per troppo tempo (per mancanza spesso di managerialità) condizionato significativamente la realizzazione di un percorso di sviluppo di quelle scelte strategiche aziendali che, ponendo la persona al centro del processo lavorativo, puntassero ad una crescita di qualità del prodotto/servizio agendo attraverso l’investimento sulle modalità organizzative, sulle condizioni di lavoro e, pertanto, sulla tensione verso il raggiungimento di uno stato diffuso di benessere sul lavoro”.
Spesso a causa di “un agire miope” che ha misurato “principalmente i costi aziendali anziché le perdite produttive” e “ha comportato nel tempo un abbassamento continuo del livello medio della qualità organizzativa interna delle aziende, agevolando il consolidamento di una concorrenza a ribasso”.
Il compito di una buona organizzazione e gestione del lavoro è quello di “armonizzare il potenziale rappresentato dalla popolazione lavorativa con le esigenze di questa e le regole e priorità aziendali, le criticità ed opportunità del mercato, le disposizioni contrattuali e le attese e le istanze della collettività sociale”.
In questo senso un contesto lavorativo senza un’idonea organizzazione lavorativa “non è in grado di rendere il lavoro competitivo, non è in grado di tenere il passo con lo sviluppo, con il progresso, con le sfide di un mercato esigente, complesso e globalizzato”.
Una adeguata organizzazione del lavoro è, quindi, un “processo che nasce dall’interno della realtà lavorativa, che è frutto di un’analisi che parte dalla conoscenza profonda delle specifiche componenti che la costituiscono (umane, economiche e strutturali), che pone le regole per una gestione regolata e sistemica dell’intero processo lavorativo”.
Per una “buona” organizzazione non necessitano contesti, condizioni, interventi particolari o, “ancor più, modelli rigidi e pre-disposti”. È necessaria invece “una gestione ordinata, regolamentata e monitorata nel tempo, dell’intera attività lavorativa”.
Ed è proprio la “necessità” di un sistema di gestione che deve crescere negli imprenditori. E lo stato di benessere, di cui si parlava nella premessa, non deve, non può ridursi ad un dovere, ma deve diventare un'esigenza d'impresa.
Proprio queste mancanze, i ritardi registrati dalle aziende e i disagi di molti lavoratori, hanno portato il legislatore a porre a cardine centrale del Decreto legislativo 81/2008 “la ‘necessaria’ implementazione di un sistema di gestione strutturato e documentato, che pone la lavoratrice ed il lavoratore, a partire dalle loro tipicità ed istanze, al centro dell’organizzazione del lavoro”.
Il legislatore sembra voler perseguire l’obiettivo di elaborazione di una sorta di “manuale d’uso”, ancor più che un testo legislativo, che confermando l’impianto disposto dal decreto 626/94, tracci un “percorso di analisi, valutazione e gestione, non solo del contesto e processo lavorativo, ma dell’intero ‘sistema impresa’”.
Confrontando i testi dei due decreti si dimostra che è proprio “il ruolo e la concezione dell’organizzazione del lavoro che viene a mutare significativamente”: l’attenzione dei vari attori della prevenzione aziendale viene indirizzata verso la componente organizzativa del lavoro. Si sottolinea così “la diretta correlazione tra modalità organizzative del lavoro e condizione psico-fisica del lavoratore/trice, inserendo di diritto l’obiettivo del raggiungimento di uno stato di benessere sul luogo di lavoro tra i risultati a cui tendere nell’ambito di una programmazione di miglioramento continuo (pratica già prevista, seppur debolmente, al tempo del d.lgs.626/94)”.
La sindacalista sottolinea, dunque, che la vera sfida che oggi si apre è “quella di assistere ad un cambiamento radicale da parte delle aziende nella gestione dell’attività produttiva”: scegliere di puntare “sulla qualità del prodotto, sulla gestione dei processi, sull’investimento nelle risorse umane, in sintesi, sulla produttività, mirando a trasformare il momento difficile dell’economia e del lavoro, in un’opportunità di crescita e sviluppo sostenibile”.
E conclude ricordando che non ci potrà essere una rinascita, uno sviluppo del nostro mondo produttivo e imprenditoriale “fino a quando la salute e il benessere sul lavoro, saranno considerati solo costi, e la gestione dell'organizzazione del lavoro un mero aggravio documentale e burocratico”.
"Organizzazione e disorganizzazione, fatica fisica e mentale per i lavoratori - Giungere al benessere attraverso l’organizzazione del lavoro", C. Frascheri (CISL), tratto dal convegno nazionale “Progettare il futuro per la salute e la sicurezza”.
Diversi anni fa l’Unione europea riunita al Consiglio di Lisbona, ha varato un piano strategico per il decennio (2000-2010) indicando che un’organizzazione e un ambiente di lavoro sani e sicuri sono fattori che migliorano le prestazioni dell'economia e delle imprese e la “non qualità" del lavoro si traduce in una perdita di capacità produttiva per l'economia.
Tuttavia – continua la responsabile CISL – “l’atteggiamento tenuto dalla classe imprenditoriale negli anni ha per troppo tempo (per mancanza spesso di managerialità) condizionato significativamente la realizzazione di un percorso di sviluppo di quelle scelte strategiche aziendali che, ponendo la persona al centro del processo lavorativo, puntassero ad una crescita di qualità del prodotto/servizio agendo attraverso l’investimento sulle modalità organizzative, sulle condizioni di lavoro e, pertanto, sulla tensione verso il raggiungimento di uno stato diffuso di benessere sul lavoro”.
Spesso a causa di “un agire miope” che ha misurato “principalmente i costi aziendali anziché le perdite produttive” e “ha comportato nel tempo un abbassamento continuo del livello medio della qualità organizzativa interna delle aziende, agevolando il consolidamento di una concorrenza a ribasso”.
Il compito di una buona organizzazione e gestione del lavoro è quello di “armonizzare il potenziale rappresentato dalla popolazione lavorativa con le esigenze di questa e le regole e priorità aziendali, le criticità ed opportunità del mercato, le disposizioni contrattuali e le attese e le istanze della collettività sociale”.
In questo senso un contesto lavorativo senza un’idonea organizzazione lavorativa “non è in grado di rendere il lavoro competitivo, non è in grado di tenere il passo con lo sviluppo, con il progresso, con le sfide di un mercato esigente, complesso e globalizzato”.
Una adeguata organizzazione del lavoro è, quindi, un “processo che nasce dall’interno della realtà lavorativa, che è frutto di un’analisi che parte dalla conoscenza profonda delle specifiche componenti che la costituiscono (umane, economiche e strutturali), che pone le regole per una gestione regolata e sistemica dell’intero processo lavorativo”.
Per una “buona” organizzazione non necessitano contesti, condizioni, interventi particolari o, “ancor più, modelli rigidi e pre-disposti”. È necessaria invece “una gestione ordinata, regolamentata e monitorata nel tempo, dell’intera attività lavorativa”.
Ed è proprio la “necessità” di un sistema di gestione che deve crescere negli imprenditori. E lo stato di benessere, di cui si parlava nella premessa, non deve, non può ridursi ad un dovere, ma deve diventare un'esigenza d'impresa.
Proprio queste mancanze, i ritardi registrati dalle aziende e i disagi di molti lavoratori, hanno portato il legislatore a porre a cardine centrale del Decreto legislativo 81/2008 “la ‘necessaria’ implementazione di un sistema di gestione strutturato e documentato, che pone la lavoratrice ed il lavoratore, a partire dalle loro tipicità ed istanze, al centro dell’organizzazione del lavoro”.
Il legislatore sembra voler perseguire l’obiettivo di elaborazione di una sorta di “manuale d’uso”, ancor più che un testo legislativo, che confermando l’impianto disposto dal decreto 626/94, tracci un “percorso di analisi, valutazione e gestione, non solo del contesto e processo lavorativo, ma dell’intero ‘sistema impresa’”.
Confrontando i testi dei due decreti si dimostra che è proprio “il ruolo e la concezione dell’organizzazione del lavoro che viene a mutare significativamente”: l’attenzione dei vari attori della prevenzione aziendale viene indirizzata verso la componente organizzativa del lavoro. Si sottolinea così “la diretta correlazione tra modalità organizzative del lavoro e condizione psico-fisica del lavoratore/trice, inserendo di diritto l’obiettivo del raggiungimento di uno stato di benessere sul luogo di lavoro tra i risultati a cui tendere nell’ambito di una programmazione di miglioramento continuo (pratica già prevista, seppur debolmente, al tempo del d.lgs.626/94)”.
La sindacalista sottolinea, dunque, che la vera sfida che oggi si apre è “quella di assistere ad un cambiamento radicale da parte delle aziende nella gestione dell’attività produttiva”: scegliere di puntare “sulla qualità del prodotto, sulla gestione dei processi, sull’investimento nelle risorse umane, in sintesi, sulla produttività, mirando a trasformare il momento difficile dell’economia e del lavoro, in un’opportunità di crescita e sviluppo sostenibile”.
E conclude ricordando che non ci potrà essere una rinascita, uno sviluppo del nostro mondo produttivo e imprenditoriale “fino a quando la salute e il benessere sul lavoro, saranno considerati solo costi, e la gestione dell'organizzazione del lavoro un mero aggravio documentale e burocratico”.
"Organizzazione e disorganizzazione, fatica fisica e mentale per i lavoratori - Giungere al benessere attraverso l’organizzazione del lavoro", C. Frascheri (CISL), tratto dal convegno nazionale “Progettare il futuro per la salute e la sicurezza”.
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