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Stress lavoro correlato: sette aziende indagate per inadempienze

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Documentazione

08/04/2011

Le prime iscrizioni nel registro degli indagati di sette aziende torinesi per mancanza di una valutazione adeguata del rischio stress lavoro correlato dei propri lavoratori.

 
Torino, 8 Apr - PuntoSicuro ha prodotto in questi ultimi anni un gran numero di articolo sulla valutazione del rischio da stress lavoro correlato. Su questo tema, dall’emanazione del Decreto legislativo 81/2008 in poi, abbiamo assistito ad un proliferare di documenti, proposte, convegni, linee guida culminate nel percorso metodologico elaborato dalla Commissione consultiva permanente.
Senza poi dimenticare le proroghe alle scadenze indicate inizialmente nel decreto. Spostando al 31 dicembre 2010 il termine ultimo per provvedere al primo adempimento del “nuovo” obbligo, il termine per avviare la valutazione dei rischi collegati allo stress lavorativo.
Le notizie che mancavano erano invece relative alle prime inchieste, ai risultati dei controlli, almeno per poter sondare il terreno di un adempimento, magari non semplice e non sempre chiaro, ma necessario per un’adeguata prevenzione aziendale.
 


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E le prime indagini, le prime iscrizioni nel registro degli indagati sono avvenute qualche settimana fa, attraverso l’instancabile attività degli inquirenti guidati dal pubblico ministero Raffaele Guariniello.
Sono infatti sette le aziende di Torino iscritte nel registro degli indagati per non avere valutato in modo corretto – secondo gli inquirenti - il rischio da stress dei propri lavoratori.
 
Si tratta di una delle prime inchieste in Italia sul tema dello stress lavoro-correlato con violazione dell'articolo 29 del Testo unico sulla sicurezza del lavoro (Modalità di effettuazione della valutazione dei rischi).
E secondo alcune indiscrezioni, le imprese coinvolte sarebbero carenti nel metodo di accertamento utilizzato, con una conseguente sottovalutazione dei problemi e disagi denunciati dai lavoratori intervistati dai medici aziendali o dal personale incaricato.
In particolare, a evidenziare quest’ultimo punto, sarebbe proprio una squadra di psicologi che, su incarico del pubblico ministero, ha esaminato i documenti di valutazione prodotti.
 
Ricordiamo che le aziende indagate incorrono in sanzioni serie che, per casi gravi, possono implicare anche l’arresto e ammende fino a 15.000 euro.
 
 
 
Tiziano Menduto


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