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Stress e lavoro: i metodi di valutazione del rischio

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Campagne di prevenzione

30/04/2009

Disponibili gli atti e i video del convegno “Stress ed attivita’ lavorativa” che si è tenuto a Monza il 4 aprile 2009. Il metodo OSFA, l’integrazione fra indicatori oggettivi e soggettivi, la promozione del benessere e le sperimentazioni. Prima parte.

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Il 4 aprile 2009 si è tenuto a Monza il convegno “Stress ed attività lavorativa”, un convegno nato con l’intento di mettere a fuoco le conoscenze scientifiche attuali, gli approfondimenti metodologici, le esperienze applicative ed alcuni esempi di soluzioni operative in merito allo stress lavorativo.
Nella presentazione del convegno si sottolineano le difficoltà connesse alla valutazione del rischio, “per la complessità, la multifattorialità ed aspecificità dello stesso, oltre che per la disomogeneità dei modelli valutativi e la tuttora non consolidata esperienza nella loro applicazione”.
Si esprime anche la preoccupazione “che molti operatori siano alla ricerca di uno strumento di valutazione di tipo ‘meccanicistico’, più di quanto non siano interessati all'applicazione di un metodo condiviso di approccio al problema”. Un metodo, cioè, che non si occupi solo di misurare il rischio specifico, ma di gestire gli interventi di prevenzione e correzione del rischio, con il concorso di tutti gli attori del sistema di prevenzione aziendale.
 
 
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Di fronte ad un tema così delicato e attuale, PuntoSicuro ha deciso di presentare, in più articoli, tutti gli interventi del convegno; interventi che sono ben documentati sia attraverso gli abstract raccolti e pubblicati dal Centro di Studio e Ricerca sulla Sanità Pubblica (CeSP), sia attraverso alcuni video del convegno visionabili, previa registrazione, sul sito dell’Associazione per la Sicurezza dei Lavoratori dell’Edilizia (ASLE-RLST).
 
Nell’intervento “La valutazione obiettiva dei fattori di rischio stress lavorocorrelati: prime esperienze applicative del metodo OSFA (Objective Stress Factors Analysis)” - di P. Argentero (Dipartimento di Psicologia, Università di Pavia) e con la collaborazione di S.M. Candura (Università di Pavia e Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS Pavia) - si è parlato del metodo OSFA che “costituisce un approccio alla valutazione del rischio stress basato su una rilevazione obiettiva dei fattori di rischio, rispondente alle disposizioni di legge (D.Lgs. 81/08) e alle linee guida nazionali e internazionali”.
Questo metodo si compone di due fasi principali:
- la prima di analisi dei dati aziendali;
- la seconda di analisi delle condizioni di rischio stress lavoro-correlato (viene condotta attraverso interviste strutturate rivolte a conoscitori ed esperti della specifica realtà aziendale analizzata).
Nell’intervento sono riportati gli esiti di una sperimentazione di questo strumento su 13 aziende di dimensioni medio-piccole della Lombardia, operanti in diversi settori produttivi.
Dai risultati ottenuti si evince “l’adeguatezza del metodo in riferimento alla completezza delle aree esaminate, alla comprensibilità degli item e alla loro capacità di discriminare i fattori di rischio stress propri delle diverse realtà produttive”.
Inoltre gli elementi conoscitivi emersi attraverso il metodo OSFA “possono rappresentare la base su cui impostare una eventuale ulteriore valutazione del rischio stress attraverso metodi di valutazione soggettivi”.
   
L’intervento “Valutazione del rischio da stress occupazionale in operatori sanitari: integrazione fra indicatori oggettivi e soggettivi” – presentato da R. Lucchini (Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro di Brescia, Sezione di Medicina del Lavoro dell’Università di Brescia) e a cui hanno collaborato S. Zoni e E. Albini – sottolinea l’importanza, nella valutazione del rischio da stress occupazionale, dell’uso integrato di strumenti per la rilevazione sia soggettiva che oggettiva.
In particolare viene presentata un’indagine condotta, presso un ospedale pubblico di grandi dimensioni e su un gruppo di operatori sanitari, utilizzando tre questionari standardizzati per la valutazione soggettiva (Job Content Questionnaire; Maslach Burnout Inventory; State-Trait Axienty Inventory) e una valutazione oggettiva che tenesse conto di diversi parametri (“il rapporto fra operatori attesi sulla base degli organici e operatori effettivamente in servizio, il rapporto fra pazienti ospedalizzati e operatori sanitari; il rapporto fra operatori assenti per malattia e operatori in servizio; le giornate di recupero non usufruite dopo il turno notturno; i giorni di assenza per malattia; il numero medio di pazienti deceduti; il numero medio di infortuni con esposizione ad agenti biologici”).
Dopo gli aggiustamenti necessari (età, sesso, tipologia di turnazione e qualifica lavorativa) “alcuni parametri oggettivi sono risultati correlati alle variabili soggettive” (ad esempio il numero medio delle assenze per malattia o di turni di riposo non usufruiti, il rapporto fra numero pazienti ed operatori in servizio, …).
L’intervento si conclude affermando che l’uso di un metodo che comprenda misure soggettive e oggettive dello stress “può ovviare alle limitazioni che ciascuna di queste metodiche presenta se utilizzata individualmente”.
 
Rivolto invece a raccogliere le indicazioni del pensiero del Prof. Karasek, “l’autore del più affermato modello teorico in materia di stress lavorativo”, l’intervento “Dalla valutazione dei rischi psicosociali alla promozione del benessere” di M.E. Magrin, dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Se “la ricerca in materia di stress lavorativo si è prevalentemente orientata verso la comprensione dei processi di deterioramento del benessere psicofisico”, recentemente l’attenzione della ricerca si è allargata “a considerare i processi ‘salutogenici’ che definiscono il movimento delle persone verso una ricerca attiva di benessere”.
Oggi sono diversi i contributi teorici che “sembrano raccogliere la sfida lanciata da Karasek” e che si inseriscono “nello scenario aperto alla riflessione in materia di valutazione di rischio psicosociale e alla sua più ampia implicazione relativa alla promozione del benessere nei luoghi di lavoro”.
In ambito organizzativo, sono ad esempio “sorti nuovi modelli quali il Positive Organizational Behavior, la Positive Organizational Scholarship o il modello che più fedelmente raccoglie l’eredità di Karasek il Job Demand – Resources, che considera unitamente alla dimensione di controllo altre risorse in grado di ridurre il rischio per la salute rappresentato dall’esposizione agli stressors psicosociali in ambito lavorativo”.
 
Un altro intervento affronta il tema della valutazione: “Valutazione del rischio stress in realtà lavorative di varia tipologia: riflessioni sull’attendibilità e riproducibilità del metodo, anche in riferimento all’accordo europeo del 2004”, di G. Tangredi dell’Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro (U.O.O.M.L.).
In questo caso si racconta della valutazione del rischio stress lavoro correlato su un campione di circa 1000 lavoratori afferenti a 17 aziende pubbliche e private e svolta con un metodo che
permettesse di:
- “sperimentare strumenti utili al fine di individuare la coerenza o meno tra l’organizzazione del lavoro e la percezione della stessa da parte dei lavoratori, le principali fonti di stress lavoro correlato, gli effetti eventualmente prodotti da condizioni lavorative stressanti, oltreché le strategie di coping adottate;
- individuare le misure correttive (sia aziendali, sia per i singoli lavoratori) per elaborare strategie aziendali di intervento rispetto ai fattori di rischio evidenziati ;
- strutturare e proporre percorsi formativi volti a sensibilizzare i lavoratori e i dirigenti sul fenomeno stress”.
I risultati ottenuti “confermano la validità e la riproducibilità del metodo, indipendentemente dalla tipologia produttiva da esaminare”.
 
Nei prossimi articoli di PuntoSicuro proseguiremo con la presentazione di altri interventi del convegno “Stress ed attività lavorativa”.
 
Presentazione video del convegno a cura del Dr. Franco Toffoletto - U.O. Medicina del Lavoro - Ospedale di Desio - A.O. di Desio e Vimercate.
 
La valutazione obiettiva dei fattori di rischio stress lavorocorrelati: prime esperienze applicative del metodo OSFA (Objective Stress Factors Analysis)” - di P. Argentero (Dipartimento di Psicologia, Università di Pavia) e con la collaborazione di S.M. Candura (Università di Pavia e Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS Pavia).
ABSTRACT (formato PDF, 58 kB).
 
Valutazione del rischio da stress occupazionale in operatori sanitari: integrazione fra indicatori oggettivi e soggettivi” – presentato da R. Lucchini (Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro di Brescia, Sezione di Medicina del Lavoro dell’Università di Brescia) e a cui hanno collaborato S. Zoni e E. Albini.
ABSTRACT (formato PDF, 52 kB).
 
Dalla valutazione dei rischi psicosociali alla promozione del benessere” di M.E. Magrin, dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
ABSTRACT (formato PDF, 50 kB).
 
   
Tiziano Menduto



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