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Il 30 giugno 2010 si è tenuto a Milano un seminario dal titolo “Testo Unico e Microimpresa” in cui sono stati presentati diversi documenti utili per il mondo delle piccole e medie imprese (PMI), imprese che spesso hanno maggiori difficoltà delle grandi aziende nel mettere in atto idonee politiche di prevenzione.
Per queste imprese, che occupano quasi due terzi della forza lavoro in Europa e costituiscono la struttura portante dell’economia europea, la Camera di Commercio di Milano ha avviato il progetto “Testo Unico e Microimpresa” con l’obiettivo di fornire una guida operativa utile per orientarle e supportarle sul tema della tutela della sicurezza sul lavoro.
Anche nel territorio milanese infatti, circa il 90% dei datori di lavoro è costituito da micro-imprese, con una presenza particolarmente forte nei settori commercio, costruzioni, servizi e ristorazione.
La guida «Testo unico sulla sicurezza sul lavoro e Microimpresa» - realizzata dalla società di formazione For e disponibile, insieme ad altri materiali del seminario, sul loro sito – spiega come applicare il Decreto legislativo 81/2008 e tratta diversi temi quali la salute, la prevenzione e i costi della mancata prevenzione, i soggetti della prevenzione dentro e fuori dall’impresa e le azioni concrete da mettere in atto.
Pensando di offrire materiale utili per i nostri lettori, PuntoSicuro si soffermerà più volte sui contenuti di questa guida e di altri documenti presentati al seminario.
Partiamo inizialmente presentando alcune considerazioni preliminari della guida (rivolta in modo particolare alle micro-imprese con meno di 10 dipendenti) relative all’importanza della prevenzione.
Riguardo ai costi della mancata prevenzione la guida ricorda che nel 2008 (dati Inail) ”in Italia sono stati indennizzati 874.940 infortuni, di cui 149.506 (con 172 mortali), nella sola Lombardia. Nelle imprese fino a 15 addetti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il dato è elevato e rappresenta la grande maggioranza degli infortuni registrati in ogni settore lavorativo”. In particolare colpisce, continua il documento, “che l’80% degli infortuni mortali, verificatisi tra il 2002 e il 2005, in Italia, abbia riguardato lavoratori appartenenti a realtà con numero di addetti da 1 a 9”.
Anche per le malattie professionali i dati sono interessanti: nel 2008 in Lombardia sono state risarcite 2.865 malattie professionali. E l’attenzione verso queste patologie nelle microimprese appare carente: “solo una piccola parte delle realtà da 6 a 9 addetti” che avrebbe l’obbligo di individuare il Medico Competente lo ha fatto.
In questo caso “il malessere derivante da alcuni rischi presenti non viene rilevato e monitorato, e la patologia (cronica e, a volte, degenerativa) che può derivarne nel tempo non viene prevenuta” con costi che sono spesso occulti dal momento che difficilmente la malattia verrà riconosciuta come malattia professionale.
Insomma i costi della mancanza di prevenzione “sono diversi e attualmente molto onerosi”. Costi che “non sono solo a carico dell’azienda che non fa prevenzione, ma vengono sopportati dall’intera collettività”. Si può considerare che, nel 2004, “l’Inail ha corrisposto complessivamente 3.560.000 rendite (infortuni con invalidità permanente o letali), per la cifra complessiva di circa 5 miliardi di euro, mentre il costo dell’indennità per inabilità temporanea al lavoro è stato pari a 465.000 euro”.
Inoltre ai costi diretti si devono sommare quelli indiretti:
- “perdita di produzione;
- danni alle strutture e alle attrezzature;
- formazione per il personale sostitutivo;
- ore di straordinario per recuperare la perdita di produzione;
- eventuali sanzioni dagli organi di vigilanza;
- aumento del premio di assicurazione;
- eventuali spese legali;
- eventuale rimborso del danno biologico”.
Riguardo al numero di giornate lavorative perse, si può affermare che “da circa un milione d’infortuni (la media globale degli infortuni in Italia negli ultimi anni) deriva la perdita di 17 milioni di giornate lavorative”. Giornate perse che, secondo l’Agenzia europea, dipendono anche dai rischi psicosociali (lo stress nell’Unione europea inciderebbe per il 50% delle giornate lavorative perse globalmente).
Complessivamente “il costo sociale per infortuni viene stimato, secondo l’Inail, in circa 28 miliardi di euro; considerando anche le malattie professionali la cifra sale a 41,6 miliardi”.
Senza considerare i costi indotti come “il danno d’immagine, l’insoddisfazione del cliente per eventuali ritardi o disservizi nella fornitura, la perdita del senso di attaccamento del personale”.
Nella guida, che vi invitiamo a leggere, è riportato l’esempio dei costi relativi a un incidente di lavoro di un’impiegata.
Diventa ancor più evidente, dunque, perché una legislazione deve porre precisi obblighi a tutte le aziende in merito alla sicurezza: comprese le piccole aziende e i lavoratori autonomi.
Una legislazione deve però tenere conto anche della complessità della prevenzione e delle dimensione e capacità economica di un’impresa.
Infatti sono presenti semplificazioni normative a favore delle realtà più piccole.
Se tuttavia la prevenzione rappresenta un investimento, “i cui frutti saranno visibili nel medio periodo”, è necessario “trovare le risorse sia per elaborare la valutazione dei rischi, sia per i successivi interventi necessari. E’ utile, a questo proposito, sapere che sono attivi progetti di finanziamento, e altri sono in corso di sviluppo, anche con il supporto del nuovo Testo Unico”. Ad esempio per il 2010, “l’Inail ha stanziato una cifra minima di 60 milioni di euro, a fondo perso, per progetti di investimento e formazione a favore delle PMI”.
Tuttavia, indica la guida, i rischi per la sicurezza “sono spesso affrontabili con interventi piccoli e progressivi, piuttosto che con un unico intervento oneroso”. E a volte un rischio può essere affrontato “con un intervento di tipo organizzativo piuttosto che tecnico”.
Uno dei problemi è legato alle “competenze tecniche necessarie per individuare e valutare i rischi e ideare gli interventi correttivi”.
A volte sarà dunque necessario il ricorso a competenze specifiche: “da qui la necessità di acquisire, attraverso percorsi formativi, un bagaglio di competenze nuove e anche la possibilità di ricorrere a consulenti esterni”.
In definitiva si può concludere che la prevenzione è indubbiamente un costo, ma “di fatto si persegue anche la finalità di una maggiore efficienza, con conseguenti benefici economici e sociali per l’azienda, i lavoratori e la società nel suo insieme”.
In un ambiente salubre e sicuro, in cui magari i lavoratori partecipano alla gestione della sicurezza, migliora la quantità e la qualità del lavoro. Anche la valutazione dei rischi, “occasione preziosa per approfondire la conoscenza del processo di lavoro”, può migliorare l’operatività dell’azienda.
Concludiamo questo primo sguardo sulla guida riportando altri indubbi vantaggi della prevenzione:
- “attraverso la prevenzione non solo diminuiscono i costi per infortuni e malattie, ma, per mezzo del vigente sistema bonus-malus, di fronte a una riduzione dei danni viene anche ridotto il premio assicurativo Inail”;
- “l’Inail stesso, di fronte a un infortunio o a una patologia legata al lavoro, può avviare un’azione di rivalsa verso il datore di lavoro, chiedendogli un indennizzo economico per la copertura che l’Istituto dovrà garantire al lavoratore leso”;
- “si può ridurre la necessità di effettuare la sorveglianza sanitaria, con un risparmio sulle spese mediche che può essere considerevole;
- “la mancata prevenzione può far incorrere in sanzioni, la cui portata economica può essere notevole per una piccola o media impresa;
- un buona prevenzione riduce le “spese legali a fronte di danni sviluppati dai lavoratori o anche, nelle attività aperte al pubblico, dai clienti”.
Camera di Commercio di Milano, For srl: Quaderno "Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro e Microimpresa" (formato PDF, 2.49 MB).
Spazio web della Guida online "Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro e Microimpresa".
Tiziano Menduto
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Testo Unico e microimprese: la convenienza della prevenzione
Il 30 giugno 2010 si è tenuto a Milano un seminario dal titolo “Testo Unico e Microimpresa” in cui sono stati presentati diversi documenti utili per il mondo delle piccole e medie imprese (PMI), imprese che spesso hanno maggiori difficoltà delle grandi aziende nel mettere in atto idonee politiche di prevenzione.
Per queste imprese, che occupano quasi due terzi della forza lavoro in Europa e costituiscono la struttura portante dell’economia europea, la Camera di Commercio di Milano ha avviato il progetto “Testo Unico e Microimpresa” con l’obiettivo di fornire una guida operativa utile per orientarle e supportarle sul tema della tutela della sicurezza sul lavoro.
Anche nel territorio milanese infatti, circa il 90% dei datori di lavoro è costituito da micro-imprese, con una presenza particolarmente forte nei settori commercio, costruzioni, servizi e ristorazione.
La guida «Testo unico sulla sicurezza sul lavoro e Microimpresa» - realizzata dalla società di formazione For e disponibile, insieme ad altri materiali del seminario, sul loro sito – spiega come applicare il Decreto legislativo 81/2008 e tratta diversi temi quali la salute, la prevenzione e i costi della mancata prevenzione, i soggetti della prevenzione dentro e fuori dall’impresa e le azioni concrete da mettere in atto.
Pensando di offrire materiale utili per i nostri lettori, PuntoSicuro si soffermerà più volte sui contenuti di questa guida e di altri documenti presentati al seminario.
Partiamo inizialmente presentando alcune considerazioni preliminari della guida (rivolta in modo particolare alle micro-imprese con meno di 10 dipendenti) relative all’importanza della prevenzione.
Riguardo ai costi della mancata prevenzione la guida ricorda che nel 2008 (dati Inail) ”in Italia sono stati indennizzati 874.940 infortuni, di cui 149.506 (con 172 mortali), nella sola Lombardia. Nelle imprese fino a 15 addetti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il dato è elevato e rappresenta la grande maggioranza degli infortuni registrati in ogni settore lavorativo”. In particolare colpisce, continua il documento, “che l’80% degli infortuni mortali, verificatisi tra il 2002 e il 2005, in Italia, abbia riguardato lavoratori appartenenti a realtà con numero di addetti da 1 a 9”.
Anche per le malattie professionali i dati sono interessanti: nel 2008 in Lombardia sono state risarcite 2.865 malattie professionali. E l’attenzione verso queste patologie nelle microimprese appare carente: “solo una piccola parte delle realtà da 6 a 9 addetti” che avrebbe l’obbligo di individuare il Medico Competente lo ha fatto.
In questo caso “il malessere derivante da alcuni rischi presenti non viene rilevato e monitorato, e la patologia (cronica e, a volte, degenerativa) che può derivarne nel tempo non viene prevenuta” con costi che sono spesso occulti dal momento che difficilmente la malattia verrà riconosciuta come malattia professionale.
Insomma i costi della mancanza di prevenzione “sono diversi e attualmente molto onerosi”. Costi che “non sono solo a carico dell’azienda che non fa prevenzione, ma vengono sopportati dall’intera collettività”. Si può considerare che, nel 2004, “l’Inail ha corrisposto complessivamente 3.560.000 rendite (infortuni con invalidità permanente o letali), per la cifra complessiva di circa 5 miliardi di euro, mentre il costo dell’indennità per inabilità temporanea al lavoro è stato pari a 465.000 euro”.
Inoltre ai costi diretti si devono sommare quelli indiretti:
- “perdita di produzione;
- danni alle strutture e alle attrezzature;
- formazione per il personale sostitutivo;
- ore di straordinario per recuperare la perdita di produzione;
- eventuali sanzioni dagli organi di vigilanza;
- aumento del premio di assicurazione;
- eventuali spese legali;
- eventuale rimborso del danno biologico”.
Riguardo al numero di giornate lavorative perse, si può affermare che “da circa un milione d’infortuni (la media globale degli infortuni in Italia negli ultimi anni) deriva la perdita di 17 milioni di giornate lavorative”. Giornate perse che, secondo l’Agenzia europea, dipendono anche dai rischi psicosociali (lo stress nell’Unione europea inciderebbe per il 50% delle giornate lavorative perse globalmente).
Complessivamente “il costo sociale per infortuni viene stimato, secondo l’Inail, in circa 28 miliardi di euro; considerando anche le malattie professionali la cifra sale a 41,6 miliardi”.
Senza considerare i costi indotti come “il danno d’immagine, l’insoddisfazione del cliente per eventuali ritardi o disservizi nella fornitura, la perdita del senso di attaccamento del personale”.
Nella guida, che vi invitiamo a leggere, è riportato l’esempio dei costi relativi a un incidente di lavoro di un’impiegata.
Diventa ancor più evidente, dunque, perché una legislazione deve porre precisi obblighi a tutte le aziende in merito alla sicurezza: comprese le piccole aziende e i lavoratori autonomi.
Una legislazione deve però tenere conto anche della complessità della prevenzione e delle dimensione e capacità economica di un’impresa.
Infatti sono presenti semplificazioni normative a favore delle realtà più piccole.
Se tuttavia la prevenzione rappresenta un investimento, “i cui frutti saranno visibili nel medio periodo”, è necessario “trovare le risorse sia per elaborare la valutazione dei rischi, sia per i successivi interventi necessari. E’ utile, a questo proposito, sapere che sono attivi progetti di finanziamento, e altri sono in corso di sviluppo, anche con il supporto del nuovo Testo Unico”. Ad esempio per il 2010, “l’Inail ha stanziato una cifra minima di 60 milioni di euro, a fondo perso, per progetti di investimento e formazione a favore delle PMI”.
Tuttavia, indica la guida, i rischi per la sicurezza “sono spesso affrontabili con interventi piccoli e progressivi, piuttosto che con un unico intervento oneroso”. E a volte un rischio può essere affrontato “con un intervento di tipo organizzativo piuttosto che tecnico”.
Uno dei problemi è legato alle “competenze tecniche necessarie per individuare e valutare i rischi e ideare gli interventi correttivi”.
A volte sarà dunque necessario il ricorso a competenze specifiche: “da qui la necessità di acquisire, attraverso percorsi formativi, un bagaglio di competenze nuove e anche la possibilità di ricorrere a consulenti esterni”.
In definitiva si può concludere che la prevenzione è indubbiamente un costo, ma “di fatto si persegue anche la finalità di una maggiore efficienza, con conseguenti benefici economici e sociali per l’azienda, i lavoratori e la società nel suo insieme”.
In un ambiente salubre e sicuro, in cui magari i lavoratori partecipano alla gestione della sicurezza, migliora la quantità e la qualità del lavoro. Anche la valutazione dei rischi, “occasione preziosa per approfondire la conoscenza del processo di lavoro”, può migliorare l’operatività dell’azienda.
Concludiamo questo primo sguardo sulla guida riportando altri indubbi vantaggi della prevenzione:
- “attraverso la prevenzione non solo diminuiscono i costi per infortuni e malattie, ma, per mezzo del vigente sistema bonus-malus, di fronte a una riduzione dei danni viene anche ridotto il premio assicurativo Inail”;
- “l’Inail stesso, di fronte a un infortunio o a una patologia legata al lavoro, può avviare un’azione di rivalsa verso il datore di lavoro, chiedendogli un indennizzo economico per la copertura che l’Istituto dovrà garantire al lavoratore leso”;
- “si può ridurre la necessità di effettuare la sorveglianza sanitaria, con un risparmio sulle spese mediche che può essere considerevole;
- “la mancata prevenzione può far incorrere in sanzioni, la cui portata economica può essere notevole per una piccola o media impresa;
- un buona prevenzione riduce le “spese legali a fronte di danni sviluppati dai lavoratori o anche, nelle attività aperte al pubblico, dai clienti”.
Camera di Commercio di Milano, For srl: Quaderno "Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro e Microimpresa" (formato PDF, 2.49 MB).
Spazio web della Guida online "Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro e Microimpresa".
Tiziano Menduto
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