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Il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, in occasione di un suo intervento alla festa della Lega a Bergamo, ha pronunciato delle affermazioni che lasciano sconcertati gli operatori della Sicurezza nei luoghi di lavoro.
Queste le affermazioni di Tremonti riportate da un comunicato ANSA: "Dobbiamo rinunciare ad una quantità di regole inutili, siamo in un mondo dove tutto è vietato tranne quello che è concesso dallo Stato, dobbiamo cambiare".
"Robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione Europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo".
Dato che le reazioni di critica a queste parole sono state immediate, il Ministro dell'Economia ha fatto uscire subito un comunicato di precisazione:
TREMONTI: POLEMICA ECCESSIVA SU CINQUE PAROLE
Cinque parole cinque dette a Bergamo alle undici di sera nel corso di una festa, - "come ad esempio la 626" - , hanno fornito occasione per una polemica che mi sembra un po' eccessiva .
Cerco di esprimere, a questo punto usando più di cinque parole, il mio pensiero.
Civiltà e stupidità. La sicurezza sul lavoro è un'irrinunciabile conquista della civiltà occidentale.
L'eccesso occhiuto di burocrazia è un derivato della stupidità.
In Europa è sempre più evidente il problema dell'eccesso di burocrazia imposto in questi anni alle imprese.
È per questo che sta iniziando un ciclo opposto: stop regulation, less regulation e better regulation.
La legge 626 non fa eccezione.
Nel caso della 626, che peraltro è stata assorbita in un nuovo Testo Unico, si deve distinguere tra effettiva tutela della sicurezza sul lavoro, che e' fondamentale, ed eccessiva burocrazia che è quasi demenziale.
Le regole pensate in Europa per la grande industria sono fondamentali ed inviolabili.
Ma un conto è la grande industria, un conto è la piccola minima individuale impresa caratteristica dell' economia italiana.
È qui che l'applicazione italiana della direttiva europea si presenta come la fabbrica dell'assurdo: di costi artificiali, di corsi di formazione fantasma, di sanzioni erratiche. Ciò che è stato paradossale in Italia è l'estensione parossistica alla minima impresa di regole che poco o niente hanno a che vedere con la sicurezza sul lavoro nel loro proprio contesto di funzionamento. Forse, anzi senza forse, di questo tipo di regole - costi si può fare a meno senza mettere in discussione la vita e la sicurezza dei lavoratori. Anzi tutelandoli ancora meglio, separando ciò che è serio da ciò che è assurdo. La concorrenza con la Cina non si fa certo sulla vita e sulla sicurezza dei lavoratori, ma evitando, dove è possibile, di farci del male da soli. Tra l'altro, si ripete, un conto è la grande industria dove avvengono i grandi, tragici incidenti, un conto è il laboratorio di un artigiano, che magari lavora da solo senza neanche un'apprendista, costretto a diventare matto con la burocrazia. È anche perché non capisce tutto questo, che la sinistra si allontana progressivamente e fatalmente dalla realtà.
Su questi temi sarei comunque felice di una discussione con Tiziano Treu che e' stato mio professore di diritto del lavoro e con Cesare Damiano per la sua esperienza di governo. Mi permetto di suggerire anche una sede per il dibattito: quella degli artigiani di Mestre.
Ci permettiamo di sottolineare che, nonostante la precisazione, non riteniamo accettabile una posizione di questo tipo da parte di chi si occupa dell'economia dello stato italiano.
È noto a tutti il costo sociale degli infortuni sul lavoro, stimato in oltre 40 miliardi di euro all'anno.
È noto a tutti quali drammi umani sono legati agli infortuni sul lavoro.
È noto a tutti che l'Italia è fra gli stati europei con il maggior numero di infortuni sul lavoro.
Possiamo certamente condividere lo sfogo di Tremonti rispetto all'eccessiva burocrazia della sicurezza sul lavoro nel nostro paese e, aggiungiamo, sul fatto che proprio per questo la gran parte delle risorse sono state spese dalle aziende più sulla forma che sulla sostanza. Molto potrebbe essere fatto dal governo per semplificare, rendere più efficiente il sistema e consentire controlli più estesi, anche grazie alle tecnologie dell'informazione. E questo sia per la grande che per la piccola impresa.
Ma ritenere che la sicurezza sul lavoro sia un lusso che l'Italia non può permettersi NO.
È un lusso che DEVE permettersi e che deve impegnarsi a migliorare giorno per giorno per il bene dei suoi cittadini.
Luigi Matteo Meroni
Direttore di PuntoSicuro
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Tremonti: “Robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci”
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Il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, in occasione di un suo intervento alla festa della Lega a Bergamo, ha pronunciato delle affermazioni che lasciano sconcertati gli operatori della Sicurezza nei luoghi di lavoro.
Queste le affermazioni di Tremonti riportate da un comunicato ANSA: "Dobbiamo rinunciare ad una quantità di regole inutili, siamo in un mondo dove tutto è vietato tranne quello che è concesso dallo Stato, dobbiamo cambiare".
"Robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione Europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo".
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Dato che le reazioni di critica a queste parole sono state immediate, il Ministro dell'Economia ha fatto uscire subito un comunicato di precisazione:
TREMONTI: POLEMICA ECCESSIVA SU CINQUE PAROLE
Cinque parole cinque dette a Bergamo alle undici di sera nel corso di una festa, - "come ad esempio la 626" - , hanno fornito occasione per una polemica che mi sembra un po' eccessiva .
Cerco di esprimere, a questo punto usando più di cinque parole, il mio pensiero.
Civiltà e stupidità. La sicurezza sul lavoro è un'irrinunciabile conquista della civiltà occidentale.
L'eccesso occhiuto di burocrazia è un derivato della stupidità.
In Europa è sempre più evidente il problema dell'eccesso di burocrazia imposto in questi anni alle imprese.
È per questo che sta iniziando un ciclo opposto: stop regulation, less regulation e better regulation.
La legge 626 non fa eccezione.
Nel caso della 626, che peraltro è stata assorbita in un nuovo Testo Unico, si deve distinguere tra effettiva tutela della sicurezza sul lavoro, che e' fondamentale, ed eccessiva burocrazia che è quasi demenziale.
Le regole pensate in Europa per la grande industria sono fondamentali ed inviolabili.
Ma un conto è la grande industria, un conto è la piccola minima individuale impresa caratteristica dell' economia italiana.
È qui che l'applicazione italiana della direttiva europea si presenta come la fabbrica dell'assurdo: di costi artificiali, di corsi di formazione fantasma, di sanzioni erratiche. Ciò che è stato paradossale in Italia è l'estensione parossistica alla minima impresa di regole che poco o niente hanno a che vedere con la sicurezza sul lavoro nel loro proprio contesto di funzionamento. Forse, anzi senza forse, di questo tipo di regole - costi si può fare a meno senza mettere in discussione la vita e la sicurezza dei lavoratori. Anzi tutelandoli ancora meglio, separando ciò che è serio da ciò che è assurdo. La concorrenza con la Cina non si fa certo sulla vita e sulla sicurezza dei lavoratori, ma evitando, dove è possibile, di farci del male da soli. Tra l'altro, si ripete, un conto è la grande industria dove avvengono i grandi, tragici incidenti, un conto è il laboratorio di un artigiano, che magari lavora da solo senza neanche un'apprendista, costretto a diventare matto con la burocrazia. È anche perché non capisce tutto questo, che la sinistra si allontana progressivamente e fatalmente dalla realtà.
Su questi temi sarei comunque felice di una discussione con Tiziano Treu che e' stato mio professore di diritto del lavoro e con Cesare Damiano per la sua esperienza di governo. Mi permetto di suggerire anche una sede per il dibattito: quella degli artigiani di Mestre.
Ci permettiamo di sottolineare che, nonostante la precisazione, non riteniamo accettabile una posizione di questo tipo da parte di chi si occupa dell'economia dello stato italiano.
È noto a tutti il costo sociale degli infortuni sul lavoro, stimato in oltre 40 miliardi di euro all'anno.
È noto a tutti quali drammi umani sono legati agli infortuni sul lavoro.
È noto a tutti che l'Italia è fra gli stati europei con il maggior numero di infortuni sul lavoro.
Possiamo certamente condividere lo sfogo di Tremonti rispetto all'eccessiva burocrazia della sicurezza sul lavoro nel nostro paese e, aggiungiamo, sul fatto che proprio per questo la gran parte delle risorse sono state spese dalle aziende più sulla forma che sulla sostanza. Molto potrebbe essere fatto dal governo per semplificare, rendere più efficiente il sistema e consentire controlli più estesi, anche grazie alle tecnologie dell'informazione. E questo sia per la grande che per la piccola impresa.
Ma ritenere che la sicurezza sul lavoro sia un lusso che l'Italia non può permettersi NO.
È un lusso che DEVE permettersi e che deve impegnarsi a migliorare giorno per giorno per il bene dei suoi cittadini.
Luigi Matteo Meroni
Direttore di PuntoSicuro
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Rispondi Autore: MASSIMO ZUCCHIATTI - likes: 0 | 30/08/2010 (07:18) |
condivido le parole del Direttore di PuntoSicuro Luigi Matteo Meroni. Meno Burocrazia più sostanza. Forse che...sulla Burocrazia ...vivono in tanti e sulla sostanza...troppo pochi... Finchè Sicurezza vorrà dire : libri, riviste, carta carta carta...videocassette e corsi dove in 12 ore una persona deve imparare a fare la respirazione bocca a bocca od un massaggio cardiaco o in 8 ore (in parte guardando un DVD) DOVREBBE SAPER affrontare un incendio...saremo tanto lontani dalla SOSTANZA e molto vicini alla Burocrazia. Che poi un Ministro citi "LA" (ma il D.L.gs non è un maschio...) "626"...dice molto. |
Rispondi Autore: Paolo - likes: 0 | 30/08/2010 (08:01) |
Io invece condivido lo spirito di quanto detto, anche se in modo inizialmente sbagliato, da Tremonti. Attaccare l'attuale legislazione, non vuol dire attaccare automaticamente la tutela della sicurezza. L'attuale legislazione è piena di adempimenti che non hanno salvato e non salveranno la vita a nessuno: mi riferisco ad una serie di adempimenti burocratici, che non migliorano di nulla il iivello di sicurezza nelle aziende. Sono solo costi. Costi che giustificano la necessità di rivolgersi a professionisti del settore, molte vole "improvvisati" ( a danno di quei pochi che ne capiscono) che possono così giustificare le loro parcelle. La sicurezza che diventa business fine a se stesso: questo va combattuto. Nessuno mi venga a dire che obbligare tutte le aziende alla valutazione del rischio stress serve a migliorare la sicurezza nelle aziende. Lo capirei, forse, sono in poche particolari aziende di alcuni settori, ma l'obbligo esteso a tutte le aziende è demenziale e inutilmente costoso. I corsi e la formazione sulla sicurezza sono concettualmente giusti ed importantissimi. Ma vediamo in cosa e come si realizzano nella realtà. Sono diventati solo un business per chi li impartisce, così come del resto già avviene nella Qualità, dove aziende pagano per essere certificate, senza che le stesse abbiano acquisito un effettivo valore aggiunto: il più delle volte hanno aggiunto solo tanta carta/burocrazia da produrre. Questi costi e questa burocrazia sono un costo che non possiamo permetterci. Pertanto non facciamo gli scandalizzati nascondendoci dietro il fatto che è stato toccato il tema della sicurezza. Attaccare l'attuale impianto legislativo sulla sicurezza non vuol dire attaccare automaticamente la sicurezza. Forse si sta solo attaccando gli interessi economici di chi, sotto la bandiera della sicurezza, ci sta speculando. |
Rispondi Autore: Gianluca - likes: 0 | 30/08/2010 (08:26) |
Il ministro Tremonti farebbe meglio a impegnarsi su altri fronti, visto che non ha capito nulla della sicurezza sul lavoro. Il lusso che LUI può permettersi è quello di predisporre le proprie dichiarazioni dei redditi con saldo = 0 euro (sì, perché è famoso per avere ricavi di milioni e costi deducibili per altrettanti milioni): non altrettanto può dirsi delle spese per la sicurezza che non sono affatto incentivate per un'azienda e tanto meno per un artigiano... |
Rispondi Autore: Natale Mozzanica - likes: 0 | 30/08/2010 (08:30) |
Veramente stupefacente la posizione del nostro ministro, chi applica il concetto "lavorare non basta, bisogna lavorare in sicurezza è un "pirla", come se agli "artigiani" non succedesse niente (basta leggere i giornali). Concordo che la nostra burocrazia invece di essere a fianco dell'impresa, molte volte gli si para contro, ma arrivare a dire quanto ha detto - se erano le 11,30 di sera, dovrebbe evitare di parlare dopo le libagioni. Cito solo un argomento "sicurezza antincendio" dove sono i controlli previsti dalle leggi italiane. Voi avete riportato gli articoli di Mister Sicurezza che conosciamo bene, vi posso solo dire che da associati UMAN - ANIMA (Confindustria) i primi a mettere il bastone tra le ruote sono proprio i rappresentanti della grande industria. Io sostengo che dovrebbe essere denunciato lo Stato Italiano a Bruxelles per la mancata applicazione delle leggi da lui stesso redatte. Spero che ci sia una forte reazione sull'argomento. Cordiali saluti. |
Rispondi Autore: lello - likes: 0 | 30/08/2010 (08:51) |
Ecco: Tremonti ha "toccato" un'altra casta, quella degli "operatori" della sicurezza che lucrano sui piccoli imprenditori ed artigiani con la scusa degli adempimenti di legge, succhiando il loro sangue con carte e documenti inutili (spesso sempre uguali.....), con corsi fittizi, ecc. ecc.. TREMONTI HA RAGIONE: L'INDUSTRIA NON E' COME L'ARTIGIANO O IL PICCOLO IMPRENDITORE!!!!!!!! |
Rispondi Autore: G.Vincenzo Barlocco - likes: 0 | 30/08/2010 (08:51) |
Il lusso che non possiamo permetterci è una banda di cosiddetti governanti come quelli che ci sono oggi in Italia, Tremonti compreso. I temi importanti per la società italiana, dalla sicurezza sul lavoro ai provvedimenti a sostegno dell'economia, dalla Scuola alla Sanità, sono trascurati o pasticciati alla meno peggio, mentre tutte le forze sono concentrate sulle liti e sulla difesa dei privilegi o peggio degli illeciti commessi dagli appartenenti a questa sottospecie di classe politica. Mi auguro che venga organizzata una sonora protesta per tale sciagurata dichiarazione, con richiesta di pubbliche scuse alle vittime di infortuni sul lavoro e ai loro famigliari. O anche su questo le organizzazioni sindacali troveranno una mediazione? Scusate lo sfogo. Cordiali saluti. GVBarlocco |
Rispondi Autore: Pier Giorgio Confente - likes: 0 | 30/08/2010 (09:08) |
purtroppo la nostra cultura "raffinata" ci porta a sbandare tra i massimi principi e la demagogia. Condivido le parole del ministro se intese nel concreto, l'organizzazione volta al miglioramento continuo delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro pensata nelle direttive europee è stata tradotta nel nostro paese con "giacobina" durezza in regole "erga omnes" del topo "passa e non passa" e tutto sanzionato penalmente. Il meccanismo nella grande industria, sia pur faticosamente, sta passando poichè sua sul piano organizzativo che dei costi è tollerabile. Unica eccezione gli enti pubblici che mancando di tradizione organizzativa, anche se storicamente non hanno mai avuto problemi di bilancio, non applicano abitualmente le leggi in merito. Le piccole e piccolissime aziende navigano cercando di evitare i cavalloni e cercando di arrivare in porto con i minimi danni possibili. Gli enti pubblici preposti (ISPSEL in particolare ma anche VV.F) agiscono con mentalità giuridica formale e costituiscono una palla al piede per la sicurezza reale. Quindi invece di scandalizzarsi delle affermazioni di Tremonti sarebbe bene analizzare scientificamente il problema distinguendo realtà da realta e facendo progredire le conoscenze tecniche sull'argomento. Mentre conosciamo da decenni i tassi di guasto dei componti elettronici non conosciamo quelli relativi alla sicurezzza dei lavoratori (le tabelle INAIL hanno infatti senso sul piano assicurativo ma non aiutano minimamente progettisti, costruttori, gestori!). Mi piacerebbe che si aprisse un dibattito sulla realtà e sul modo per farla evolvere positivamente più che sentire invettive di "principio". Pier Giorgio Confente |
Rispondi Autore: Raffaella Penna - likes: 0 | 30/08/2010 (09:32) |
Preg.mo Direttore, sono una assidua lettrice del Vs. quotidiano da cui traggo linfa per il mio lavoro di Rspp. E' vero, la sicurezza sul lavoro è un bene irrinunciabile; è altresì vero che i costi artificiali e gli adempimenti schizofrenici che comporta stanno soffocando ed impastoiando la porzione produttiva e vivace dell'Italia in un magma senza scampo, che per le piccole realtà può diventare insostenibile. Non credo che il Ministro Tremonti volesse minimizzare l'importanza della sicurezza sul lavoro, quanto piuttosto stigmatizzare il farraginoso sistema di "si deve - non si può" in cui gli è stato dato corpo, e per sottolineare ciò si è espresso con frase ad effetto dirompente, ma decisamente poco felice. Mi chiedo:al di là delle specificità aziendali, perché l'azienda deve fare da balia al lavoratore? perché nel complesso sistema scolastico italiano, oltre alla letteratura, e alla matematica etc, non siistituisce un corso obbligatorio di sicurezza sul lavoro? tanto prima o poi tutti gli studenti diventeranno lavoratori, e allora, perché non promuovere la responsabilità individuale e la conoscenza dei fondamentali in un'età in cui la formazione è veramente efficace, rendendola omologa in tutto il paese, trasversale, e non prerogativa di chi accede ad un'azienda che è in grado di pagare le ore di formazione, lasciando gli altri fuori dalla porta dell'olimpo? Ritengo che sarebbe un gran bel passo in avanti....chissà se il nostro amato paese è davvero pronto per il progresso... Cordiali saluti. |
Rispondi Autore: Paolo - likes: 0 | 30/08/2010 (09:33) |
Mi permetto di dissentire dal Direttore e concordare nel merito con il Ministro Tremonti. Se la legislazione sulla sicurezza ha dei costi che nulla hanno a che fare con il miglioramento e mantenimento della sicurezza, perché non denunciarlo ? Tutti i "veri" professionisti del settore sanno perfettamente consci che nell'attuale testo unico ci sono adempimenti burocratici che non migliorano o non garantiscono nulla in termini di sicurezza, ma sono solo dei costi. Diciamo, per dirla tutta, che con la scusa di fare sucurezza si è creato un business in costante ascesa che giustificata tanti veri e finti professionisti del settore che si sono così creati una fonte di reddito sulle spalle delle aziende. Così come del resto è successo con tante normative, quali ad esempio la certificazione della Qualità: tante aziende si certificano (9001) senza che abbiamo fatto nulla di concreto, ma creando solo carta e burocrazia. Proprio perché la sicurezza è di importanza assoluta, non possiamo lucrare su questo tema e sbandierare come oro qualunque cosa venga legiferato e normato in materia. Ad esempio, non mi si venga a dire che la sicurezza viene migliorata dall'obbligo di valutazione del rischio stress. Tranne in pochissimi e particolari realtà lavorative, questo obbligo di valutazione è solo un costo, completamente inutile: sono fioriti improvvisamente professionisti ed espertoni in materia che, approfittando dell'obbligo di valutazione, fanno spendere un po' di soldi alle aziende. Questo è fare sicurezza ? Non credo. Siamo più critici, i principi e le leggi non vanno sempre nella stessa direzione. |
Rispondi Autore: carlo tadini - likes: 0 | 30/08/2010 (09:56) |
Ognuno ha i suoi pareri, condivisibili o meno. E' in ogni caso ormai risaputo, e basta dialogare sul campo con i datori di lavoro, dirigenti, preposti e i lavoratori stessi, per comprendere come la sicurezza sia un attivita' da porre in essere per garantire il lavoratore , ma contornata spesso da esagerati processi documentali . Io "ci campo" anche con la burocrazia, ma oggi siamo arrivati ad un livello cartaceo-burocratico discutibile. Distinti saluti. TADINI Geom. Carlo - Consulente aziendale. |
Rispondi Autore: Massimo - likes: 0 | 30/08/2010 (10:30) |
C'è da chiedersi cosa danno da bere durante le feste della Lega. |
Rispondi Autore: braghini Enzo - likes: 0 | 30/08/2010 (11:46) |
sono senz'altro d'accordo con il Suo commento purtroppo il Ministro è troppo impegnato con i grandi numeri per sapere che: -caseggiati di 10-15 piani sono fatti da aziende con 5-6 dipendenti, che magari durano un anno -si fanno i controlli sull'assenza di tossicodipendenza sugli autisti di grossi mezzi, ma la stradale non verifica mai, a quanto mi risulta! e allora tutto diventa inutile burocrazia ( purtroppo tanta e solo vessatoria) quando non si fanno controlli adeguati ( magari non così fiscali, ma finalizzati a migliorare le cose)- Lui risparmia sui costi dei controlli! il risparmio sui costi sociali degli infortuni non è così fruttifero per i voti. cordiali saluti e.braghini cordiali saluti |
Rispondi Autore: Orgiu Nicola - likes: 0 | 30/08/2010 (12:17) |
Apprezzo e condivido l'iniziativa del direttore di Punto Sicuro di aver richiamato l'assurda e impropria espressione formulata dal Ministro Tremonti in occasione della festa leghista a Bergamo e dell'altrettanto assurdo successivo chiarimento. A proposito di burocrazia e produzione di inutile carta, vorrei ricordare che sempre di più è l'ignoranza della materia specifica che porta gli addetti (spesso anche consulenti che si definiscono professionisti) a richiedere impropriamente inutile documentazione, che l'artigiano o la piccola azienda non contestano per quieto vivere al committente (es. applicazione art. 26 D. Lgs. 81/2008). In Italia manca la "cultura" verso la salute e sicurezza sul lavoro e, con la sua "sparata", Tremonti me ne dà conferma. Da troppo tempo in Italia si investe (anche a livello governativo) verso "l'apparire" trascurando "l'essere" e soprattutto il rispetto dell'uomo. Molti principi fondamentali sono da tempo buttati alle ortiche e il Ministro Tremonti con quella infelice uscita ha sicuramente contribuito a foraggiare le ortiche. |
Rispondi Autore: mauro tripiciano - likes: 0 | 30/08/2010 (12:23) |
Ovviamente la sicurezza non é un lusso. Tremonti, però, ha un punto: qual'é l'efficacia di un sistema normativo complesso e dettagliato? Le norme cercano di ottenere sicurezza attraverso 1. l'aumento del costo degli incidenti (sanzioni, indagini, fermo produzione ecc.) 2. creando un costo per l'inadempienza normativa (sanzione) In termini di psicologia comportamentale sono entrambi "rinforzi negativi, incerti (possono non materializzarsi) e accadono in un futuro non definito"; pertanto sono POCO EFFICACI (vedi teoria PIC-NIC di A.Daniels) Inoltre le norme creano la corsa alla adempienza esclusivamente formale e molti adempimenti sono effettivamente non correlati con la vera sicurezza. Non sarebbe male cercare di ribaltare l'approccio, creando un sistema PREMIANTE per la sicurezza basato sull'adozione di sistemi di gestione volontari e sulla verifica della loro efficacia; per questa verifica, oltre che ai sistemi di certificazione, penserei alla misurazione di indicatori comportamentali degli operatori |
Rispondi Autore: Pietro Caridi - likes: 0 | 30/08/2010 (17:33) |
buongiorno il mio commento vuole solamente sottolineare ancora una volta l'ignoranza del ministro in materia di sicurezza nei luoghi di in quanto, il piccolo artigiano che magari non ha neanche dipendenti non è soggetto a tutti gli obblighi di chi li ha, ma soltanto, all'uso di dispositivi di protezione individuale, e di formazione e sorveglianza sanitaria facoltative... Pietro Caridi rspp |
Rispondi Autore: Roberto Gentilini - likes: 0 | 30/08/2010 (22:11) |
Beh, al di là di tutto la sparata di Tremonti un pregio l'ha avuto: ha fatto scattare un moto di orgoglio dei professionisti del settore che temevo ormai sopito sotto tonnellate di DUVRI, POS, valutazioni di ROA e stress lavoro-correlato e mille altre amenità del genere. Certo l'uscita è stata davvero infelice e devo ammettere che, complice l'orgoglio ferito, i primi istinti anche del sottoscritto sono stati bellicosi. Però anche la divergenza dei pareri che mi hanno preceduto testimonia l'esistenza di un nervo scoperto che Tremonti, inconsapevolmente(?), ha toccato. Tutto sommato, pur condividendo quanto affermato dal Direttore, non me la sento di dare tutti i torti al chiarimento del Ministro e non mi sembra che le due posizioni siano così distanti. Quante energie, tempo e risorse stiamo perdendo e stiamo facendo perdere per attività che nulla hanno a che fare con la prevenzione degli infortuni? Possibile che spesso ci preoccupiamo più di tutelare le aziende e noi stessi dalle conseguenze di possibili infortuni e malattie professionali che ad evitare che essi accadano? Non è un totale controsenso? Eppure è la norma, perlomeno nelle aziende più piccole. Togliamo la nostra professione da chi, azzeccagarbugli e consulenti senza scrupoli in primis, l'ha trasformata in puro formalismo e cominciamo a dimostrare sul campo quali e quante ricadute positive un'attuazione pragmatica e di buon senso può generare! La sicurezza può essere un buon investimento e sta a noi dimostrarlo. Questo è il lavoro (di ricostruzione) che ci attende nei prossimi anni. Roberto |
Rispondi Autore: Francesco Cuccuini - likes: 0 | 31/08/2010 (08:44) |
"...la 626, quella roba lì." :-( Cordiali saluti |
Rispondi Autore: Mauro - Genova - likes: 0 | 31/08/2010 (11:19) |
Non c'è da stupirsi delle dichiarazioni di tremorti (poverino, era ancora convinto che fosse totalmente in vigore "il 626"...); ormai vivono nella loro reggia, fuori dalla realtà ma trovano, quando vogliono, la maniera di sottrarci i soldi per ospitare, ad esempio, "certi libici" che, invece, quelli si, secondo loro ci possiamo permettere. Un paio di cosette, comunque vanno rimarcate: in effetti, spesso, noi consulenti passiamo più tempo a compilare papiri per pararci il fondoschiena che a cercare seriamente le metodologie da applicare per prevenire il realizzarsi degli infortuni oppure, non sottolineiamo a sufficienza ai datori di lavoro ed ai lavoratori stessi l'importanza di una corretta applicazione delle misure preventive e protettive (che dopo la frase insensata del ministro, comunque, richiederà un'insistenza ancora maggiore da parte nostra) accontentandoci dell'applicazione delle vie più brevi... |
Rispondi Autore: Giulia - likes: 0 | 31/08/2010 (12:47) |
Come al solito si usa qualsiasi cosa per farne un attacco politico. Lo dico io o glielo dice qualcunaltro che se c'è solo un artigiano e senza nemmeno un apprendista la 626, quella roba lì...o meglio il TU, NON SI APPLICA? viva i nostri governatori. ITALIETTA. |
Rispondi Autore: Dario - likes: 0 | 03/09/2010 (10:36) |
Purtroppo, e sottolineo: purtroppo, ha ragione il ministro. Mi fa piacere che molti "lettori" abbiano capito il senso del discorso di Tremonti. E' da 40 anni che mi occupo di prevenzione nel settore industriale (privato) ed ho operato nella grande multinazionale come nella piccola officina con buoni risultati e soddisfazione reciproca (a detta dei molti che mi conoscono) utilizzando una cosa che non si trova più sul mercato: il buon senso. Il nostro mondo professionale (e non solo) è stato invaso da burocrati incompetenti e intoccabili che cercano la "virgola" nella relazione tecnica e che sono lautamente (da noi) stipendiati e da legislatori attenti a formulare (o a recepire) normative senza senso. L'importante è diventata non la prevenzione ma la sanzione. Lavoriamo quotidianamente su tonnellate di carta stampata e/o davanti ad un video impersonale ma non ci ricordiamo quale è la differenza tra una pressa idraulica ed un recipiente di acido nitrico. Non siamo capaci di redarre una statistica degli infortuni: primo passo indispensabile per intervenire in qualsiasi realtà lavorativa. Però riempiamo la nostra giornata rincorrendo lo stress lavoro-correlato o le differenze di genere o di provenienza. Per fortuna (o purtroppo) io sono arrivato alla conclusione: largo ai giovani! |
Rispondi Autore: Fabrizio Sangalli - likes: 0 | 06/09/2010 (14:14) |
Il direttore di PuntoSicuro è stato fin troppo diplomatico. Io non lo sarò. L'Italia è una repubblica democratica fondata sulla certezza dell'impunità. E di questa certezza dell'impunità sono garanti Berlusconi e i suoi servi. Le parole di Tremonti sono illuminanti al riguardo. |
Rispondi Autore: Roberto Consolo - likes: 0 | 02/02/2011 (19:09:35) |
Sono pienamente d'accordo con Tremonti. Ho visto fatture, di oltre 3.000,00 euro, per l'adeguamento al D.LGS sulla sicurezza emesse da sedicenti imprese autorizzate. La prestazione era rivolta ad un piccolo negozio di calzature con 2 dipendenti. Vergogna! |