Burnout nelle scuole: percezione e gestione dei Dirigenti Scolastici
La ricerca, nel tentativo di “saggiare nell’intero Paese la consapevolezza dei dirigenti scolastici circa il fenomeno DMP, le loro esperienze sul campo, nonché la capacità a riconoscerlo, gestirlo e prevenirlo”, ha coinvolto su tutto il territorio nazionale ben 1.412 soggetti (1.124 dirigenti scolastici e 288 vicari o collaboratori del dirigente) ai quali è stato somministrato un questionario strutturato semi-standardizzato.
L’indagine, svolta novembre 2007 e marzo 2008, ha visto due modalità di rilevazione.
Per tre quarti dei soggetti “il contesto di rilevazione è stato il setting di formazione, nell’ambito del quale ANP e Fondazione IARD hanno organizzato seminari sul tema del DMP”.
Per la parte rimanente i questionari “sono stati invece compilati tramite un reclutamento per posta elettronica. Ai dirigenti scolastici è stata inviata un’e-mail da parte dell’ANP contenente in allegato il questionario che i dirigenti potevano rispedire compilato via e-mail o in alternativa via fax”.
Veniamo subito ai risultati che il documento, ricchissimo di dati e tabelle esplicative, divide in tre tematiche.
Percezione
Benchè il DMP tra i docenti sia in costante aumento, con un’esposizione a condizioni di burnout, patologie psichiatriche e malattie neoplastiche (tumorali) maggiore rispetto ad altre categorie professionali (sanitari, impiegati, operatori manuali), solo il 24% del campione “risulta essere correttamente informato dei succitati rischi”.
“Il 5,8% ritiene la professione scevra da rischi, mentre il 14,9% considera il burnout quale unico potenziale rischio per i docenti. Infine la maggioranza relativa degli intervistati (46%) riconosce alla categoria il duplice rischio di sviluppare burnout e patologie psichiatriche”.
Dunque sono le malattie tumorali tra gli insegnanti a essere le meno conosciute “nonostante la letteratura scientifica abbia già da tempo riconosciuto e dimostrato la stretta correlazione tra le patologie ansioso-depressive e l’insorgenza di forme neoplastiche”.
Riguardo poi alla rilevanza dei casi di DMP le cifre parlano chiaro: “solo il 12,5% dei dirigenti scolastici (DS) non ha mai sentito parlare di casi di DMP nei docenti. Al contrario la maggioranza relativa (44%), ha dovuto affrontarli direttamente, ma si trasforma in maggioranza assoluta (60,9%) se si considerano i presidi con un’anzianità di servizio superiore ai dieci anni”.
Inoltre solo il 4% del campione “ritiene che la categoria dei medici sia a conoscenza del rischio DMP negli insegnanti, l’11,7% non lo sa, mentre il 43,6% suppone che ne siano consapevoli solo gli specialisti (neuropsichiatri e psicologi)”.
I dirigenti scolastici si sentono all’altezza di gestire un caso di DMP?
Solo il 32% si sente adeguato e il 71% “ritiene di essere ‘poco o per nulla’ in grado di affrontare le suddette situazioni”.
Gestione e prevenzione
Ad esempio solo il 30,3% dei dirigenti scolastici è “a conoscenza del fatto che non vi sono limiti numerici di richieste di visita medica collegiale (la percentuale scende ulteriormente al 27,1% se l’anzianità di servizio è inferiore ai 10 anni e sale di converso al 39,5% per i ‘veterani’)”.
“Il campione intervistato si dimostra ancora meno informato circa il possibile destino cui potrebbe andare incontro il docente che rifiutasse di sottoporsi a visita medica collegiale”.
Formazione
Il questionario ha voluto verificare l’eventuale esigenza di un fabbisogno formativo tra i dirigenti scolastici in materia di prevenzione e gestione del rischio DMP degli insegnanti.
Tale esigenza sembra particolarmente diffusa: il campione è “unanimemente d’accordo (96,8%) sul richiedere la formazione in merito alla gestione del DMP.
Inoltre l’87,1 ritiene “molto utile” ( e il 12% “abbastanza utile”) “l’attivazione di un servizio di consulenza a 360° (medico, amministrativo, giuridico) per un più sereno ed efficace svolgimento del mandato di preside”.
Nelle conclusioni del documento si ricorda che questa percezione del bisogno di una formazione adeguata dipende anche dal “dettato del nuovo Testo Unico e dalle recenti normative in tema di salute nei posti di lavoro”.
Ora il “dirigente scolastico non può più sottrarsi ai propri compiti istituzionali ed è piuttosto chiamato a coinvolgere i suoi collaboratori - quali il medico competente (nel caso ne disponesse) il RSPP, il RSL ed i rappresentanti sindacali – anche nella compilazione del Documento di Valutazione del Rischio (DVR) circa i rischi psicosociali delle cosiddette helping profession”.
Inoltre di fronte ad un eventuale caso di DMP conclamato di un docente il dirigente scolastico può rischiare:
- “l’accusa di mobbing da parte dell’interessato;
- “i reclami e le denunce dell’utenza”;
- “un eventuale episodio lesivo dell’integrità psicofisica di docente e/o utenza, del quale il preside è comunque chiamato a rispondere (soprattutto in caso d’inerzia o di gestione inappropriata del caso)”.
Infatti dalla ricerca emerge che i dirigenti hanno “piena consapevolezza del fatto che il maggior rischio d’incolumità psicofisica grava sugli studenti (86,4%) e sull’insegnante in DMP (78,1%)”.
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