Sicuramente il dato più confortante è la diminuzione nel 2007 delle vittime sulle strade, una diminuzione del 9,5%, uno dei dati più positivi rispetto alle medie europee.
La positività di questo dato è dimostrata anche dal confronto con statistiche passate: nel 2006 gli incidenti mortali sulla strada erano diminuiti,
rispetto al 2005, solo del 2,6%.
Ricordiamo che nel
Libro Bianco del 13 settembre 2001 l’Unione Europea aveva fissato un obiettivo ambizioso, ovvero dimezzare il numero di morti sulle strade entro il 2010.
Obiettivo che per noi rimane ancora lontano: la riduzione nel nostro Paese, malgrado i dati positivi del 2007, si attesta infatti al 27,3%.
Tra i paesi più vicini all’obiettivo della diminuzione delle vittime sulle strade del 50% c’è la Francia, il Portogallo e il Lussemburgo. Tra i più lontani alcuni Paesi dell’Est: in Ungheria e in Romania c’è stato un incremento degli incidenti mortali rispettivamente del 2,7% e del 11,8%.
Sempre nel confronto con gli altri paesi europei, con 87 morti per incidente stradale per ogni milione di abitanti l’Italia si colloca in linea con la media europea (86 morti).
Veniamo ora ai dati reali.
Nel 2007 in Italia ci sono stati 230.871 incidenti stradali (- 3% rispetto al 2006), 325.850 sono stati i feriti coinvolti (-2%) e 5.131 le vittime (-9,5%).
Un dato certo positivo, ma che non deve diminuire i nostri sforzi nella lotta contro gli incidenti stradali.
Il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Enrico Gelpi ricorda che “l’incidentalità fa contare ancora 633 incidenti ogni giorno, nei quali perdono la vita 14 persone e 893 rimangono ferite”.
E se “la diminuzione dei sinistri nell’ultimo anno ha comportato un risparmio di oltre 3 miliardi di euro” il danno economico di questa incidentalità per le nostre casse nazionali e per la collettività ammonta ancora a 30,4 miliardi di euro nel 2007, pari al 2% del PIL.
Qualche altro dato.
Gli incidenti avvengono per lo più sulle strade urbane (76,6% del totale), mentre quelli sulle autostrade (5,9%) sono sempre in numero inferiore ma con un indice di gravità maggiore.
Gli incidenti mortali sulle autostrade sono stati infatti 526 (10,3%), con un decremento rispetto all’anno passato del 10,8%, anche grazie all’introduzione del nuovo sistema di controllo elettronico sulla velocità media (sistema Tutor).
Diminuiscono, rispetto al 2006, gli incidenti e i morti in città, rispettivamente del 2,9% e del 9%.
Ma come avvengono gli incidenti?
La maggior parte degli incidenti stradali avviene tra due o più veicoli (76,8%), il 23,2% a veicoli isolati.
La tipologia di incidente più diffusa è lo scontro frontale-laterale (82.841 casi) con 1.371 morti e 119.800 feriti, seguita dal tamponamento, che registra 42.506 casi con 502 morti e 69.093 persone ferite.
Invece tra gli incidenti a veicoli isolati i casi più diffusi sono relativi alla fuoriuscita o sbandamento del veicolo (20.963 incidenti) con 990 morti e 26.191 feriti.
Riguardo alle cause non sembrano notarsi particolari differenze rispetto all’anno passato.
Non tenendo conto delle “cause di natura imprecisata”, il “mancato rispetto delle regole di precedenza, la guida distratta e la velocità troppo elevata sono le prime tre cause di incidente” e costituiscono da sole il 45% dei casi.
Nel 3,1% dei casi è stato riscontrato uno stato psico-fisico alterato del conducente: ebbrezza da alcool (6.124 casi pari al 68% della categoria), malori, ingestione di sostanze stupefacenti o psicotrope ed il sonno che con 2.612 casi pesano per il 29%.
Le avarie o i difetti della vettura solo in 1.108 casi (0,4% del totale) sono stati all’origine di incidenti stradali.
Riguardo alle possibili
politiche future per un continuo decremento dei pericoli della strada, il presidente dell’ACI ha auspicato, durante la presentazione del rapporto a Verona, un
investimento “a favore della mobilità con un piano strutturale articolato in quattro punti: una Authority per la Mobilità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, capace di coordinare gli interventi sul territorio monitorando le spese; un nuovo Codice della Strada di 50 articoli chiari e di facile consultazione, supportato da un sistema sanzionatorio semplificato; un maggiore impegno formativo sui giovani, per i quali gli incidenti stradali rappresentano ancora la prima causa di morte; un piano di investimenti nel medio-lungo periodo per almeno 40 miliardi di euro che consenta al Paese l’ammodernamento della rete infrastrutturale e la realizzazione di progetti legati all’analisi degli standard di sicurezza delle strade per intervenire soprattutto sui punti con più alto tasso di incidentalità”.
Rapporto Aci-Istat:
le tavole (formato ZIP, 680 kB).