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I bisogni formativi per la valutazione del rischio stress

Redazione

Autore: Redazione

Categoria: RSPP, ASPP

26/02/2010

Carenze e bisogni formativi per la valutazione del rischio stress lavoro correlato di Medici competenti, RSPP e Servizi di Prevenzione Igiene e Sicurezza delle aziende USL: l’importanza di essere formati sull’organizzazione del lavoro.

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Dal 28 al 29 settembre 2009 si è svolto a Marina di Massa il convegno regionale “Rischio da stress lavoro-correlato: Il progetto dell'area vasta Toscana Nord-Ovest”, un convegno organizzato dall’Azienda USL 1 di Massa e Carrara e dall’Ufficio Formazione Permanente Area Vasta Nord Ovest.
PuntoSicuro si è già soffermato in questi mesi su alcuni degli interventi al convegno, approfondendo, ad esempio, le tematiche relative al disadattamento lavorativo,  alle proposte di linee di indirizzo per la valutazione dello stress lavoro-correlato, al metodo VIS.
 


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Visto l’interesse che questi approfondimenti suscitano nei nostri lettori, presentiamo un nuovo intervento dal titolo “I bisogni formativi in materia di valutazione dei rischi stress-correlati” e a cura della Dott.ssa M. G. Leoni e della Dott.ssa S. Battaglia.

Nell’intervento - dopo una breve presentazione del Decreto legislativo 81/2008 e degli obblighi e scadenze relative alla valutazione dei rischi stress lavoro-correlati - vengono analizzate, relativamente a questo “nuovo rischio”, i diversi ruoli degli operatori dei Servizi di Prevenzione, Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro (PISLL), dei Medici Competenti e degli RSPP aziendali.

I Servizi PISLL raccolgono un insieme di varie professionalità (medici, tecnici, ingegneri, infermieri, …) e hanno come obiettivo la prevenzione, l’assistenza, la formazione/ informazione  e la vigilanza e controllo. Ad esempio vengono pianificati e realizzati interventi mirati, programmati corsi di formazione, viene fornita assistenza, viene fatta vigilanza sui luoghi di lavoro, …

Come sappiamo l’RSPP (Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione) è invece colui che coordina gli addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione e “deve possedere requisiti adeguati alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro e relativi alle attività lavorative”. E nel modulo C dei corsi di formazione per questo protagonista della sicurezza lavorativa è “prevista nel programma la trattazione dei rischi psicosociali o stress-correlati”.
Ricordiamo che il Servizio di Prevenzione e Protezione deve:
- “individuare i fattori di rischio (tutti i tipi di rischio);
- valutare i fattori di rischio;
- individuare le misure per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro;
- elaborare le misure preventive e protettive e i sistemi di controllo;
- elaborare procedure di sicurezza;
- proporre programmi di formazione e informazione per i lavoratori;
- partecipare alle riunioni di consultazione e alle riunioni periodiche” (art.35 D.Lgs. 81/2008);
- “fornire informazioni di cui all’art. 36” del D.Lgs. 81/2008;
- collaborare all’elaborazione del documento di valutazione dei rischi.

Infine gli autori dell’intervento ricordano che il medico competente, “in virtù della propria preparazione culturale e del mandato ‘storico’ della sua funzione tenendo conto delle modifiche normative, deve espletare la sua attività” nei confronti di:
- datore di lavoro (identificazione del rischio e scelta degli interventi da effettuare per eliminare o dove non sia possibile ridurre al minimo i rischi lavorativi);
- lavoratori (“istruendoli circa le modalità di lavoro e sulle procedure di lavoro ‘in sicurezza’ e svolgendo programmi sanitari”);
- azienda (“contribuendo alla creazione e alla diffusione di una cultura della prevenzione”, di un codice di comportamento interno e “ribadendo il ruolo indipendente del medico competente”).
Vengono di seguito elencati gli interventi principali inerenti il fenomeno dello stress lavoro-correlato (partecipazione alla valutazione del rischio, informazione, ascolto, riconoscimento del fenomeno nelle fasi iniziali, diagnosi degli effetti sulla salute, valutazione della relazione tra lavoro e disturbi lamentati, …).

Per questi operatori, limitatamente alla Toscana, sono state realizzate e distribuite delle schede informative (questionari) per avere una panoramica “sulla formazione e coinvolgimento relativo allo stress lavoro correlato da parte dei soggetti della prevenzione sia pubblici che privati”.

Purtroppo non sono state moltissime le schede compilate e non è “stato possibile sottoporre le risposte a valutazione statistica”. Tuttavia è possibile fare un’analisi descrittiva dei dati pervenuti.

Riguardo ai medici competenti (MC) sono pervenute 37 schede, dalle quali risulta che:
- sono 12 i MC che dichiarano corsi di formazione;
- sono 29 i MC coinvolti nella valutazione stress lavoro correlato e, di questi 29, 21 hanno dichiarato di aver utilizzato “linee guida” (questionario ISPESL, check list Area Vasta Nord Ovest, questionario Karasek, Accordo Europeo 2004, linee guida Regione Veneto, …).

I dati degli RSPP sono troppo pochi per un’analisi e le autrici si pongono il quesito dei motivi di un numero così ridotto di schede pervenute (5 schede).

Riguardo invece ai servizi PISLL hanno risposto 11 aziende USL su 12 contattate e sono indicati i dati relativi alla formazione delle figure professionali dei Servizi PISLL toscani.
Riguardo al rischio stress correlato sono stati formati 71 operatori (41 medici, 23 tecnici della prevenzione, 3 assistenti sanitari, …).

Nelle riflessioni che concludono l’intervento si sottolinea tuttavia che “dalla disamina dei corsi seguiti sia dai medici competenti che dagli operatori PISLL, emerge il fatto che tutte le esperienze formative sono state incentrate sulla diagnosi delle patologie da stress-lavoro correlato, sul clima interno delle organizzazioni, sul benessere, mentre niente o quasi è stato fatto relativamente all’organizzazione del lavoro, che appare, invece il primum movens per una corretta valutazione”.
Inoltre dalle pur poche risposte dei medici competenti emerge che ci sarebbe “una netta carenza formativa su:
- metodologie valutative;
- conoscenze di tipo psicologico;
- organizzazione del lavoro”.
E – continua l’intervento – “sarebbe opportuno che tutti i medici competenti seguissero un percorso formativo che li possa rendere realmente attivi e propositivi nella gestione di questo rischio all’interno delle aziende”.
Dai dati pervenuti relativi agli operatori PISLL risulta invece che “circa il 18% del personale ha effettuato corsi di formazione”, ma se l’obiettivo è quello di “ottenere una ‘massa critica’ sufficiente a fornire una risposta apprezzabile ai bisogni del territorio”, si ritiene che si dovrebbe “puntare ad una formazione di almeno il 50% degli operatori”, comprendendo nel computo tutti i medici PISLL.

Il documento fornisce infine indicazioni su quelli che dovrebbero essere i “contenuti minimi della formazione”:
- “normativa di legge;
- normativa di “buona tecnica”(linee guida, …);
- conoscenze di tipo psicologico”;
- “competenze utili per la valutazione delle costrittività organizzative”.


 
I bisogni formativi in materia di valutazione dei rischi stress-correlati”, Dott.ssa Maria Giovanna Leoni (U.O. Igiene e Salute Luoghi di Lavoro, ASL 6 Livorno) e Dott.ssa Susanna Battaglia (U.O. Igiene e Salute Luoghi di Lavoro, ASL 5 Pisa) (formato PDF, 478 kB).
 



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