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Abbiamo presentato qualche giorno fa un intervento tratto dal numero di Luglio/Settembre 2009 del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia e relativo alla valutazione del rischio nell'artigianato con la presentazione di un ipotesi di tecniche semplificate per la prima mappatura dei rischi professionali con particolare riferimento ai rischi legati all’ergonomia.
Un secondo contributo sullo stesso giornale è intitolato “Ipotesi di tecniche semplificate per la prima mappatura dei rischi professionali nel settore artigiano. Seconda parte: rischi fisici e chimici” ed è stato scritto da L. Montomoli, G. Di Leone, M.C. Aprea, G. Sciarra, I. Pinto e P. Sartorelli.
Questo contributo continua, dunque, per le imprese artigiane la proposta di strumenti di lavoro (toolkit) per identificare rapidamente e facilmente la presenza di possibili induttori di rischio.
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I rischi professionali nel settore artigiano: rischi fisici e chimici
Abbiamo presentato qualche giorno fa un intervento tratto dal numero di Luglio/Settembre 2009 del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia e relativo alla valutazione del rischio nell'artigianato con la presentazione di un ipotesi di tecniche semplificate per la prima mappatura dei rischi professionali con particolare riferimento ai rischi legati all’ergonomia.
Un secondo contributo sullo stesso giornale è intitolato “Ipotesi di tecniche semplificate per la prima mappatura dei rischi professionali nel settore artigiano. Seconda parte: rischi fisici e chimici” ed è stato scritto da L. Montomoli, G. Di Leone, M.C. Aprea, G. Sciarra, I. Pinto e P. Sartorelli.
Questo contributo continua, dunque, per le imprese artigiane la proposta di strumenti di lavoro (toolkit) per identificare rapidamente e facilmente la presenza di possibili induttori di rischio.
Il documento ricorda come l’artigianato rappresenti uno dei settori portanti dell’economia italiana e introduce anche alcuni dati relativi alle imprese artigiane in Europa, malgrado la “difformità nella definizione legale di artigianato” (in Italia è data dalla legge quadro per l’artigianato n. 433/1985). Se in Italia le imprese attive sono quasi 1,4 milioni, ne troviamo 607 mila in Germania e 819 mila in Francia, “da un punto di vista normativo” il paese più simile all’Italia.
In questo contributo si vuole offrire ai datori di lavoro una metodologia semplice che consenta “la redazione di una mappatura dei disagi/pericoli attraverso l’identificazione delle sorgenti di rischio chimico e fisico presenti nel ciclo lavorativo”; una metodologia che si concretizza in un “modello di raccolta delle informazioni, che porta gli interessati ad ottenere una prima visione generale su tutti i principali descrittori di rischio che possono presentarsi nel lavoro artigianale”.
Rischio chimico
Per individuare le esposizioni potenziali ad agenti chimici è stata definita una proposta (check) che si articola in più domande e deve essere compilata dal datore di lavoro o da un delegato.
La redazione di questa mappatura – le cui domande sono visibili sulle tabelle presenti nel documento originale – “non esaurisce in alcun modo la valutazione dei rischi ma serve solo ad individuare quali sono le esposizioni potenziali o meglio i pericoli”.
Si ricorda, inoltre, che il Decreto legislativo 81/2008 distingue nettamente “tra rischio chimico correlato alle sostanze pericolose non cancerogene (Titolo IX capo I Protezione da agenti chimici) e correlato alle sostanze pericolose cancerogene e/o mutagene (Titolo IX Capo II Protezione da agenti cancerogeni e mutageni)”: nella fase preliminare di individuazione dei pericoli “occorre individuare correttamente anche queste ultime sostanze”.
Senza dimenticare che i pericoli possono essere individuati solo se il datore di lavoro è in possesso delle schede di sicurezza aggiornate dei prodotti utilizzati.
Per la compilazione della check molte delle risposte sono di facile reperimento, ad esempio attraverso le schede di sicurezza: solo alcune domande possono necessitare dell’aiuto di un consulente esperto o di strutture pubbliche specialistiche.
Alcune sostanze in particolare “non hanno ancora la frase di rischio obbligatoria e quindi non sono individuabili dalla lettura della scheda di sicurezza”.
Per individuare gli agenti cancerogeni l’articolo suggerisce alcuni strumenti, “quali ad esempio i siti web della IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) e della SIGMA-ALDRICH, la cui consultazione è possibile tramite il numero CAS della sostanza, rilevabile dalla scheda di sicurezza”.
Rischio fisico
Per l’individuazione delle esposizioni potenziali a rischio fisico “in questa prima fase sono stati considerati il rischio vibrazioni al sistema mano-braccio e al corpo intero, il rischio da radiazioni elettromagnetiche e il rischio da radiazioni ottiche”.
Anche per questi rischi vengono proposte check di raccolta dati.
In particolare per il rischio vibrazioni mano-braccio e al corpo intero la “valutazione dei rischi è previsto che possa essere effettuata senza misurazioni, qualora siano reperibili dati di esposizione adeguati presso banche dati dell’ISPESL e delle Regioni o direttamente presso i produttori o fornitori”. Tuttavia nel caso non siano reperibili “è necessario misurare i livelli di vibrazioni meccaniche a cui i lavoratori sono esposti”.
Per “stimare preliminarmente il rischio” bisogna “effettuare una ricognizione dei macchinari utilizzati nelle differenti lavorazioni ed esaminare il valore di vibrazioni dichiarato dal produttore e riportato nel libretto di istruzioni ed uso”.
Anche in questo caso possono essere d’ausilio alcune check presenti nel documento e può essere consultata la Banca Dati Vibrazioni dell’ISPESL.
Riguardo al rischio da campi elettromagnetici si ricorda che alla base del D. Lgs. 81/2008 c’è “l’obbligo di valutare l’esposizione dei lavoratori facendo riferimento ai livelli d’azione ed ai valori limite prescritti dalle linee guida ICNIRP”, valori limite fissati al fine di prevenire gli effetti noti dell’esposizione su soggetti sani.
In realtà anche l’esposizione a campi elettromagnetici (CEM) di entità inferiore al livello d’azione “può comportare comunque problemi per persone portatrici di stimolatori cardiaci, impianti ferromagnetici e dispositivi medicali impiantati, che non sono protetti dai livelli d’azione, come espressamente richiamato dalla normativa”.
Dunque “è possibile affermare che i lavoratori non esposti (giustificabili) sono quelli che hanno una esposizione ai campi EM che risulti inferiore ai limiti considerati di sicurezza per la popolazione e riportati dalla normativa ICNIRP”.
Anche in questo caso per stimare preliminarmente il rischio si propone di utilizzare una check “dove sono indicati macchinari e impianti che comportano potenziale rischio a CEM e che prevedono sia la valutazione del rischio che l’adozione di misure di tutela”.
Infine anche per il rischio da radiazioni ottiche è proposta una check che riporta un “elenco indicativo di macchinari e impianti che comportano potenziale rischio a radiazioni ottiche artificiali e prevedono sia la valutazione del rischio che l’adozione di misure di tutela”.
Ricordando, nelle conclusioni dl documento, che “la compilazione di queste check non esaurisce in alcun modo la valutazione dei rischi ma consente di ottenere una prima visione generale dei possibili pericoli presenti”, si indica che questa metodologia rappresenta un punto di partenza.
Un punto di partenza per lo sviluppo di programmi futuri che permettano di:
– “validare e/o creare nuovi strumenti di valutazione del rischio utilizzabili nel settore della piccola impresa artigiana attraverso la sperimentazione della metodologia proposta in un gruppo rappresentativo di aziende;
– creare banche dati, sia sui rischi chimici che su quelli fisici sulla base di ciò che è già stato prodotto per le vibrazioni al sistema mano-braccio e al corpo intero”.
“Ipotesi di tecniche semplificate per la prima mappatura dei rischi professionali nel settore artigiano. Seconda parte: rischi fisici e chimici” ed è stato scritto da L. Montomoli e P. Sartorelli (Sezione di Medicina del Lavoro e Tossicologia Occupazionale, Università degli Studi di Siena), da M.C. Aprea, G. Sciarra e I. Pinto (Azienda USL 7 di Siena Laboratorio di Sanità Pubblica Area Vasta Toscana Sud-Est) e da G. Di Leone (Dip.to Prevenzione - Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro ASL Bari - SNOP), in Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, Volume XXXI n°3, luglio-settembre 2009 (formato PDF, 497 kB).
Tiziano Menduto
In questo contributo si vuole offrire ai datori di lavoro una metodologia semplice che consenta “la redazione di una mappatura dei disagi/pericoli attraverso l’identificazione delle sorgenti di rischio chimico e fisico presenti nel ciclo lavorativo”; una metodologia che si concretizza in un “modello di raccolta delle informazioni, che porta gli interessati ad ottenere una prima visione generale su tutti i principali descrittori di rischio che possono presentarsi nel lavoro artigianale”.
Rischio chimico
Per individuare le esposizioni potenziali ad agenti chimici è stata definita una proposta (check) che si articola in più domande e deve essere compilata dal datore di lavoro o da un delegato.
La redazione di questa mappatura – le cui domande sono visibili sulle tabelle presenti nel documento originale – “non esaurisce in alcun modo la valutazione dei rischi ma serve solo ad individuare quali sono le esposizioni potenziali o meglio i pericoli”.
Si ricorda, inoltre, che il Decreto legislativo 81/2008 distingue nettamente “tra rischio chimico correlato alle sostanze pericolose non cancerogene (Titolo IX capo I Protezione da agenti chimici) e correlato alle sostanze pericolose cancerogene e/o mutagene (Titolo IX Capo II Protezione da agenti cancerogeni e mutageni)”: nella fase preliminare di individuazione dei pericoli “occorre individuare correttamente anche queste ultime sostanze”.
Senza dimenticare che i pericoli possono essere individuati solo se il datore di lavoro è in possesso delle schede di sicurezza aggiornate dei prodotti utilizzati.
Per la compilazione della check molte delle risposte sono di facile reperimento, ad esempio attraverso le schede di sicurezza: solo alcune domande possono necessitare dell’aiuto di un consulente esperto o di strutture pubbliche specialistiche.
Alcune sostanze in particolare “non hanno ancora la frase di rischio obbligatoria e quindi non sono individuabili dalla lettura della scheda di sicurezza”.
Per individuare gli agenti cancerogeni l’articolo suggerisce alcuni strumenti, “quali ad esempio i siti web della IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) e della SIGMA-ALDRICH, la cui consultazione è possibile tramite il numero CAS della sostanza, rilevabile dalla scheda di sicurezza”.
Rischio fisico
Per l’individuazione delle esposizioni potenziali a rischio fisico “in questa prima fase sono stati considerati il rischio vibrazioni al sistema mano-braccio e al corpo intero, il rischio da radiazioni elettromagnetiche e il rischio da radiazioni ottiche”.
Anche per questi rischi vengono proposte check di raccolta dati.
In particolare per il rischio vibrazioni mano-braccio e al corpo intero la “valutazione dei rischi è previsto che possa essere effettuata senza misurazioni, qualora siano reperibili dati di esposizione adeguati presso banche dati dell’ISPESL e delle Regioni o direttamente presso i produttori o fornitori”. Tuttavia nel caso non siano reperibili “è necessario misurare i livelli di vibrazioni meccaniche a cui i lavoratori sono esposti”.
Per “stimare preliminarmente il rischio” bisogna “effettuare una ricognizione dei macchinari utilizzati nelle differenti lavorazioni ed esaminare il valore di vibrazioni dichiarato dal produttore e riportato nel libretto di istruzioni ed uso”.
Anche in questo caso possono essere d’ausilio alcune check presenti nel documento e può essere consultata la Banca Dati Vibrazioni dell’ISPESL.
Riguardo al rischio da campi elettromagnetici si ricorda che alla base del D. Lgs. 81/2008 c’è “l’obbligo di valutare l’esposizione dei lavoratori facendo riferimento ai livelli d’azione ed ai valori limite prescritti dalle linee guida ICNIRP”, valori limite fissati al fine di prevenire gli effetti noti dell’esposizione su soggetti sani.
In realtà anche l’esposizione a campi elettromagnetici (CEM) di entità inferiore al livello d’azione “può comportare comunque problemi per persone portatrici di stimolatori cardiaci, impianti ferromagnetici e dispositivi medicali impiantati, che non sono protetti dai livelli d’azione, come espressamente richiamato dalla normativa”.
Dunque “è possibile affermare che i lavoratori non esposti (giustificabili) sono quelli che hanno una esposizione ai campi EM che risulti inferiore ai limiti considerati di sicurezza per la popolazione e riportati dalla normativa ICNIRP”.
Anche in questo caso per stimare preliminarmente il rischio si propone di utilizzare una check “dove sono indicati macchinari e impianti che comportano potenziale rischio a CEM e che prevedono sia la valutazione del rischio che l’adozione di misure di tutela”.
Infine anche per il rischio da radiazioni ottiche è proposta una check che riporta un “elenco indicativo di macchinari e impianti che comportano potenziale rischio a radiazioni ottiche artificiali e prevedono sia la valutazione del rischio che l’adozione di misure di tutela”.
Ricordando, nelle conclusioni dl documento, che “la compilazione di queste check non esaurisce in alcun modo la valutazione dei rischi ma consente di ottenere una prima visione generale dei possibili pericoli presenti”, si indica che questa metodologia rappresenta un punto di partenza.
Un punto di partenza per lo sviluppo di programmi futuri che permettano di:
– “validare e/o creare nuovi strumenti di valutazione del rischio utilizzabili nel settore della piccola impresa artigiana attraverso la sperimentazione della metodologia proposta in un gruppo rappresentativo di aziende;
– creare banche dati, sia sui rischi chimici che su quelli fisici sulla base di ciò che è già stato prodotto per le vibrazioni al sistema mano-braccio e al corpo intero”.
“Ipotesi di tecniche semplificate per la prima mappatura dei rischi professionali nel settore artigiano. Seconda parte: rischi fisici e chimici” ed è stato scritto da L. Montomoli e P. Sartorelli (Sezione di Medicina del Lavoro e Tossicologia Occupazionale, Università degli Studi di Siena), da M.C. Aprea, G. Sciarra e I. Pinto (Azienda USL 7 di Siena Laboratorio di Sanità Pubblica Area Vasta Toscana Sud-Est) e da G. Di Leone (Dip.to Prevenzione - Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro ASL Bari - SNOP), in Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, Volume XXXI n°3, luglio-settembre 2009 (formato PDF, 497 kB).
Tiziano Menduto
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