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Il metodo VIS per la valutazione dello stress lavoro correlato
Del convegno regionale “Rischio da stress lavoro-correlato: Il progetto dell'area vasta Toscana Nord-Ovest” – tenuto a fine settembre 2009 a Marina di Massa e organizzato dall’Azienda USL 1 di Massa e Carrara e dall’Ufficio Formazione Permanente Area Vasta Nord Ovest – PuntoSicuro ha parlato più volte. Abbiamo presentato gli atti e raccontato alcuni interventi significativi, ad esempio in relazione al disadattamento lavorativo e alle linee di indirizzo per la valutazione del rischio stress proposte dalla Regione Toscana.
Ora ci soffermiamo invece su un documento contenuto negli atti e tratto dall’inserto di "Ambiente & Sicurezza" (n. 15 – 4 agosto 2009), rivista del Sole 24 ore, dal titolo “Il metodo VIS per la valutazione dello stress: come si migliorano i processi lavorativi?”.
In questo documento - che raccoglie i contributi di Franco Sarto, Nicola A. De Carlo, Alessandra Falco, Liviano Vianello, Donata Zanella, Doriano Magosso, Giovanni Battista Bartolucci e Laura Dal Corso – si segnala che alcuni dei metodi di valutazione dei rischi da stress lavoro correlato si basano “sulle caratteristiche dell’interazione della persona con l’ambiente lavorativo oppure sui meccanismi psicologici che sono alla base dell’interazione stessa”. Tuttavia questo tipo di analisi, che avviene somministrando questionari individuali di percezione dello stress, richiede generalmente una “elevata preparazione del SPP aziendale oppure di esperti esterni all’azienda, una partecipazione al processo di tutti o della maggior parte dei lavoratori e una elaborazione e restituzione dei dati complessa”.
Un gruppo di professionisti del Servizio Sanitario Regionale e dell’Università di Padova ha proposto un nuovo strumento d’indagine, il Q-Bo (permette di ottenere una valutazione completa dello stress percepito), ma questo approccio non può essere applicato a tutte le tipologie aziendali italiane, per esempio alle piccole o piccolissime imprese.
Nel documento si prende in esame invece un metodo di valutazione del rischio da stress, elaborato dallo stesso gruppo, denominato VIS (Valutazione indicatori di stress).
Un metodo “preliminare”, che può tuttavia “essere sufficiente in funzione dei livelli di rischio potenziali e/o rilevati” e che ha alcune caratteristiche interessanti:
- “tempi ridotti rispetto ai metodi maggiormente consolidati;
- applicabile dagli stakeholder aziendali che possono utilizzare le istruzioni contenute nel metodo stesso;
- flessibile e poco costoso;
- è una valutazione preliminare di screening e fornisce un’analisi che può risultare sufficiente o può richiedere un ulteriore livello di approfondimento”.
Vediamo di conoscere meglio il metodo.
Il metodo VIS, adeguato sia alla normativa vigente che alle esigenze delle imprese, “è utilizzato dagli stakeholder aziendali e comporta la compilazione di quattro schede dalla cui elaborazione si ricava la magnitudo del rischio da stress”.
Secondo il valore di tale magnitudo, la valutazione potrà considerarsi conclusa o dovrà invece proseguire con la valutazione completa dello stress (VCS, ottenuta mediante il metodo VIS e la somministrazione del test Q-Bo):
- “rischio basso - la valutazione effettuata con il protocollo VIS risulta sufficiente e si può concludere l’intervento;
- livello di attenzione - bisogna procedere con l’attuazione di interventi migliorativi seguiti da monitoraggi e rivalutazioni;
- rischio elevato - è necessario procedere con la valutazione completa sullo stress (VCS), avvalendosi del Q-Bo (o di analoghi strumenti) e attuare i conseguenti interventi migliorativi, sempre in un contesto di monitoraggio e di costante rivalutazione”
Gli autori del documento – che comprende anche tabelle, schede e diagrammi e che vi invitiamo a visionare direttamente – ricordano che per le aziende con rischi particolari (secondo la tipologia del comma 6, art. 31, Decreto legislativo 81/2008) si propone di attuare in ogni la VCS.
E alle aziende che vogliano fare comunque una valutazione approfondita e completa dello stress, si raccomanda di “associare il metodo VIS al metodo VCS”.
Infatti mentre il test Q-Bo “ha un’ampia applicazione e, dunque, è caratterizzato da proprietà metriche e di benchmarking consolidate, il metodo VIS si compone di schede aventi indicatori oggettivi (da confrontare con standard nazionali o con lo storico aziendale) e soggettivi, per molti dei quali, però, si dispone di valori già standardizzati tramite il test Q-Bo”.
Il metodo VIS è “caratterizzato da un basso costo perché può essere svolto dalle figure già presenti in azienda” ed è “anche finalizzato a individuare le misure preventive”.
Infatti da ogni indicatore rilevato e dalle stime effettuate (con una versione breve del Q-Bo) emergono eventuali criticità con le conseguenti misure di intervento.
Si ricorda in particolare che la validazione dello strumento “è in corso ed è condotta secondo i criteri metrici maggiormente consolidati, ai quali devono rispondere i vari strumenti di misura”.
La “valutazione di indicatori di stress e la loro correlazione con i dati della valutazione completa (VCS) ottenuti attraverso il Q-Bo, porterà nel tempo a poter attribuire a ogni indicatore di rischio la sua specifica magnitudo”.
Il metodo VIS, attraverso le schede, prende in considerazione:
- indicatori oggettivi (assenteismo, tipologia del lavoro, prevalenza di errori e di non conformità, …);
- indicatori soggettivi che sono rilevati in due modi: dal giudizio collegiale fornito dal gruppo di attori aziendali della sicurezza (rappresentante del datore di lavoro, RSPP, RLS o RSU, medico competente, …) sull’organizzazione o “su sue specifiche aree nell’ambito di un focus group attraverso la compilazione dello strumento Q-BoShort” (versione breve del Q-Bo) e dal risultato della sorveglianza sanitaria;
- norme di garanzia e aspetti metodologici: “la valutazione VIS è frutto di un gruppo di lavoro costituito dal rappresentante del datore di lavoro, meglio il responsabile delle risorse umane (di norma, è opportuno non far partecipare il datore che potrebbe condizionare il giudizio del gruppo), il RSPP, il medico competente, il RLS o il RSU (se non presente il RLS), eventuali altri specialisti o lavoratori”;
- altri indicatori oggettivi: “la lista dei sintomi è stata tratta dal questionario sintomi contenuto nel Q-Bo nella scheda 4 (QBoShort)”. Questi sintomi sono raccolti dal medico competente durante la sorveglianza sanitaria “in modo sistematico e standardizzato”.
In conclusione gli autori ricordano che il “metodo VIS è già applicabile e sarà perfezionato grazie allo studio tutt’ora in corso”.
Infatti già oggi il metodo consente di “attribuire un punteggio (in termini di peso o magnitudo) a ogni indicatore usato nelle schede 1, 2, 3 e 4 e di trovare possibili interventi migliorativi”.
In particolare – come già ricordato – la sommatoria dei punteggi di alcune schede può già indicare in quale fascia di rischio, “seppure in termini essenzialmente qualitativi”, ci si pone e di conseguenza “se la valutazione sia sufficiente o se si debba proseguire con la valutazione completa dello stress”.
Convegno regionale “Rischio da stress lavoro-correlato: Il progetto dell'area vasta Toscana Nord-Ovest”: “Il metodo VIS per la valutazione dello stress: come si migliorano i processi lavorativi?”, tratto da Ambiente & Sicurezza del Sole 24 ore, a cura di Franco Sarto, Liviano Vianello, Donata Zanella, Nicola A. De Carlo, Alessandra Falco, Laura Dal Corso e Giovanni Battista Bartolucci (formato PDF, 676 kB).
In questo documento - che raccoglie i contributi di Franco Sarto, Nicola A. De Carlo, Alessandra Falco, Liviano Vianello, Donata Zanella, Doriano Magosso, Giovanni Battista Bartolucci e Laura Dal Corso – si segnala che alcuni dei metodi di valutazione dei rischi da stress lavoro correlato si basano “sulle caratteristiche dell’interazione della persona con l’ambiente lavorativo oppure sui meccanismi psicologici che sono alla base dell’interazione stessa”. Tuttavia questo tipo di analisi, che avviene somministrando questionari individuali di percezione dello stress, richiede generalmente una “elevata preparazione del SPP aziendale oppure di esperti esterni all’azienda, una partecipazione al processo di tutti o della maggior parte dei lavoratori e una elaborazione e restituzione dei dati complessa”.
Un gruppo di professionisti del Servizio Sanitario Regionale e dell’Università di Padova ha proposto un nuovo strumento d’indagine, il Q-Bo (permette di ottenere una valutazione completa dello stress percepito), ma questo approccio non può essere applicato a tutte le tipologie aziendali italiane, per esempio alle piccole o piccolissime imprese.
Nel documento si prende in esame invece un metodo di valutazione del rischio da stress, elaborato dallo stesso gruppo, denominato VIS (Valutazione indicatori di stress).
Un metodo “preliminare”, che può tuttavia “essere sufficiente in funzione dei livelli di rischio potenziali e/o rilevati” e che ha alcune caratteristiche interessanti:
- “tempi ridotti rispetto ai metodi maggiormente consolidati;
- applicabile dagli stakeholder aziendali che possono utilizzare le istruzioni contenute nel metodo stesso;
- flessibile e poco costoso;
- è una valutazione preliminare di screening e fornisce un’analisi che può risultare sufficiente o può richiedere un ulteriore livello di approfondimento”.
Vediamo di conoscere meglio il metodo.
Il metodo VIS, adeguato sia alla normativa vigente che alle esigenze delle imprese, “è utilizzato dagli stakeholder aziendali e comporta la compilazione di quattro schede dalla cui elaborazione si ricava la magnitudo del rischio da stress”.
Secondo il valore di tale magnitudo, la valutazione potrà considerarsi conclusa o dovrà invece proseguire con la valutazione completa dello stress (VCS, ottenuta mediante il metodo VIS e la somministrazione del test Q-Bo):
- “rischio basso - la valutazione effettuata con il protocollo VIS risulta sufficiente e si può concludere l’intervento;
- livello di attenzione - bisogna procedere con l’attuazione di interventi migliorativi seguiti da monitoraggi e rivalutazioni;
- rischio elevato - è necessario procedere con la valutazione completa sullo stress (VCS), avvalendosi del Q-Bo (o di analoghi strumenti) e attuare i conseguenti interventi migliorativi, sempre in un contesto di monitoraggio e di costante rivalutazione”
Gli autori del documento – che comprende anche tabelle, schede e diagrammi e che vi invitiamo a visionare direttamente – ricordano che per le aziende con rischi particolari (secondo la tipologia del comma 6, art. 31, Decreto legislativo 81/2008) si propone di attuare in ogni la VCS.
E alle aziende che vogliano fare comunque una valutazione approfondita e completa dello stress, si raccomanda di “associare il metodo VIS al metodo VCS”.
Infatti mentre il test Q-Bo “ha un’ampia applicazione e, dunque, è caratterizzato da proprietà metriche e di benchmarking consolidate, il metodo VIS si compone di schede aventi indicatori oggettivi (da confrontare con standard nazionali o con lo storico aziendale) e soggettivi, per molti dei quali, però, si dispone di valori già standardizzati tramite il test Q-Bo”.
Il metodo VIS è “caratterizzato da un basso costo perché può essere svolto dalle figure già presenti in azienda” ed è “anche finalizzato a individuare le misure preventive”.
Infatti da ogni indicatore rilevato e dalle stime effettuate (con una versione breve del Q-Bo) emergono eventuali criticità con le conseguenti misure di intervento.
Si ricorda in particolare che la validazione dello strumento “è in corso ed è condotta secondo i criteri metrici maggiormente consolidati, ai quali devono rispondere i vari strumenti di misura”.
La “valutazione di indicatori di stress e la loro correlazione con i dati della valutazione completa (VCS) ottenuti attraverso il Q-Bo, porterà nel tempo a poter attribuire a ogni indicatore di rischio la sua specifica magnitudo”.
Il metodo VIS, attraverso le schede, prende in considerazione:
- indicatori oggettivi (assenteismo, tipologia del lavoro, prevalenza di errori e di non conformità, …);
- indicatori soggettivi che sono rilevati in due modi: dal giudizio collegiale fornito dal gruppo di attori aziendali della sicurezza (rappresentante del datore di lavoro, RSPP, RLS o RSU, medico competente, …) sull’organizzazione o “su sue specifiche aree nell’ambito di un focus group attraverso la compilazione dello strumento Q-BoShort” (versione breve del Q-Bo) e dal risultato della sorveglianza sanitaria;
- norme di garanzia e aspetti metodologici: “la valutazione VIS è frutto di un gruppo di lavoro costituito dal rappresentante del datore di lavoro, meglio il responsabile delle risorse umane (di norma, è opportuno non far partecipare il datore che potrebbe condizionare il giudizio del gruppo), il RSPP, il medico competente, il RLS o il RSU (se non presente il RLS), eventuali altri specialisti o lavoratori”;
- altri indicatori oggettivi: “la lista dei sintomi è stata tratta dal questionario sintomi contenuto nel Q-Bo nella scheda 4 (QBoShort)”. Questi sintomi sono raccolti dal medico competente durante la sorveglianza sanitaria “in modo sistematico e standardizzato”.
In conclusione gli autori ricordano che il “metodo VIS è già applicabile e sarà perfezionato grazie allo studio tutt’ora in corso”.
Infatti già oggi il metodo consente di “attribuire un punteggio (in termini di peso o magnitudo) a ogni indicatore usato nelle schede 1, 2, 3 e 4 e di trovare possibili interventi migliorativi”.
In particolare – come già ricordato – la sommatoria dei punteggi di alcune schede può già indicare in quale fascia di rischio, “seppure in termini essenzialmente qualitativi”, ci si pone e di conseguenza “se la valutazione sia sufficiente o se si debba proseguire con la valutazione completa dello stress”.
Convegno regionale “Rischio da stress lavoro-correlato: Il progetto dell'area vasta Toscana Nord-Ovest”: “Il metodo VIS per la valutazione dello stress: come si migliorano i processi lavorativi?”, tratto da Ambiente & Sicurezza del Sole 24 ore, a cura di Franco Sarto, Liviano Vianello, Donata Zanella, Nicola A. De Carlo, Alessandra Falco, Laura Dal Corso e Giovanni Battista Bartolucci (formato PDF, 676 kB).
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