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Imparare dagli errori: morire soffocati in uno scavo

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Imparare dagli errori

02/09/2008

Esempi tratti dall’archivio Ispesl Infor.mo.: durante uno scavo per realizzare una porcilaia un lavoratore è stato investito dal crollo delle pareti. Errori procedurali e mancanza di armature e puntellature del terreno.

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Con l’idea che gli esempi di incidenti possano essere più immediati ed efficaci nel sensibilizzarci sui rischi nei luoghi di lavoro, proseguiamo con la nostra rubrica “Imparare dagli errori” prendendo spunto da INFOR.MO., uno strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio contenuti nell'archivio del sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
 
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Dopo esserci occupati di cadute dall’alto, ci occupiamo di un’altra tipologia diffusa di incidenti: la caduta, il crollo di entità poste al di sopra degli infortunati.
Un secondo filtro utilizzato per questa ricerca è relativo alla tipologia degli occupati, in questo caso un giovane lavoratore, dipendente e al secondo giorno di lavoro.
 
L’incidente mortale di cui ci occupiamo è relativo ai lavori in un cantiere. Un cantiere allestito dall'impresa edile per la realizzazione di una porcilaia.
Parte dello scavo, lungo circa 20 metri e profondo oltre 2 metri, era stato realizzato il giorno precedente.
“Lo scavo veniva realizzato con l'utilizzo di un escavatore ed il terreno rimosso veniva accumulato lungo i cigli dallo scavo. Il terreno in escavazione era di tipo golenale e quindi ad alto contenuto sabbioso”.
L’infortunato avrebbe dovuto probabilmente trovarsi distante dalle operazioni, “in uno scavo in cemento posto in continuità ed allo stesso livello di quello in escavazione per controllarne l'andamento”.
Ad un certo punto tuttavia è entrato nello scavo in preparazione, “forse per recuperare un badile che vi era caduto o forse per rifinire manualmente la parete dello stesso”.
A quel punto la parete dello scavo di fronte alla macchina operatrice ed il terreno di riporto accumulato sul ciglio, non puntellato, franavano e investivano l’infortunato che ne rimaneva seppellito.
Pur soccorso dai compagni di lavoro e dal personale del 118, è deceduto “presumibilmente per asfissia da compressione toracica (anche le alte vie respiratorie risultavano comunque, all'esame esterno del cadavere, completamente ostruite con il terreno)”.
 
In questo caso i motivi dell’incidente sono abbastanza chiari.
Da un lato è presente un errore procedurale, il lavoratore non doveva essere nello scavo e la zona di escavazione avrebbe dovuto essere interdetta con mezzi meccanici.
Il riferimento legislativo, che prima dell’abrogazione faceva capo al DPR 164/56, ora è relativo alla Sezione III (Scavi e fondazioni) del Capo II (Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni e nei lavori in quota) del D.Lgs. 81/2008.
Qui il comma 3 dell’articolo 118 indica che nei lavori di escavazione con mezzi meccanici deve essere vietata la presenza degli operai nel campo di azione dell'escavatore e sul ciglio del fronte di attacco.
 
Altro fattore determinante è relativo al terreno rimosso accumulato sul ciglio senza essere puntellato. In questo caso il D.Lgs. 81/2008 all’articolo 120 (Deposito di materiali in prossimità degli scavi) recita: È vietato costituire depositi di materiali presso il ciglio degli scavi. Qualora tali depositi siano necessari per le condizioni del lavoro, si deve provvedere alle necessarie puntellature
 
Sempre riguardo allo scavo si rileva, dalla dinamica dell’incidente, che le pareti dello scavo, profondo oltre 2 metri e realizzato in un terreno di tipo golenale, non erano armate e sono facilmente crollate.
Ricordiamo che a questo proposito l’articolo 119, dedicato a “Pozzi, scavi e cunicoli”, indica che:
 
- nello scavo di pozzi e di trincee profondi più di m 1,50, quando la consistenza del terreno non dia sufficiente garanzia di stabilità, anche in relazione alla pendenza delle pareti, si deve provvedere, man mano che procede lo scavo, alla applicazione delle necessarie armature di sostegno;
- le tavole di rivestimento delle pareti devono sporgere dai bordi degli scavi di almeno 30 centimetri;
- nello scavo dei cunicoli, a meno che si tratti di roccia che non presenti pericolo di distacchi, devono predisporsi idonee armature per evitare franamenti della volta e delle pareti. Dette armature devono essere applicate man mano che procede il lavoro di avanzamento; la loro rimozione può essere effettuata in relazione al progredire del rivestimento in muratura.
 
Infine sembra che a determinare il crollo delle pareti non armate abbiano contribuito “anche le vibrazioni indotte dalla macchina operatrice durante i lavori”.
 
Errori procedurali, insufficiente valutazione del rischio relativo al crollo delle pareti, mancanza di attività di prevenzione dei crolli.
Tutti errori che prima o poi si pagano con incidenti gravi e che denotano, una volta di più, una carente cultura della sicurezza sul lavoro.
 
 
 
 
Tiziano Menduto



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