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La sicurezza negli impianti di produzione dei conglomerati bituminosi
L’INAIL ha recentemente aggiornato un opuscolo dal titolo “Impianti di produzione dei conglomerati bituminosi - valutazione e contenimento dei rischi lavorativi” e l’aggiornamento ha riguardato in modo particolare i dati statistici, i riferimenti normativi in tema di igiene e sicurezza sul lavoro e i valori limite di esposizione professionale indicati.
Questa pubblicazione, realizzata dalla Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione (CONTARP) dell'INAIL con la collaborazione del Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro (S.Pre.S.A.L.) dell'AUSL RM C, è dedicata alla identificazione e valutazione dei diversi fattori di rischio collegati agli impianti di produzione dei conglomerati bituminosi.
Questi impianti presentano infatti molteplici fattori di rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori, fattori talvolta di difficile approccio per aziende di dimensioni medio-piccole e poco studiati a livello nazionale ed internazionale.
I motivi originari che hanno portato ad una pubblicazione per la sicurezza in questo comparto sono dovuti inoltre ai seguenti elementi:
- “l’assenza assoluta di interventi di controllo da parte della AUSL negli anni passati, se si escludono quelli effettuati, insieme al Servizio di Igiene e Sanità pubblica, per ottenere l’autorizzazione sanitaria prima dell’inizio delle attività;
- l’assenza, anche nella letteratura scientifica di settore a livello nazionale ed internazionale, di riferimenti esaustivi sul comparto;
- la presenza di una pluralità di fattori di rischio: esposizione ad agenti chimici pericolosi (polveri, vapori) o cancerogeni, a rumore, a vibrazioni; possibilità di infortuni di vario genere;
- l’entrata in vigore di nuove norme circa il rischio da agenti chimici pericolosi e cancerogeni, con la necessità, da parte delle aziende, di adeguarvisi tempestivamente e correttamente;
- l’importanza che il comparto assume nella particolare situazione industriale di Roma;
- l’elevato impatto ambientale che questo comparto ha sul territorio.
Nell’opuscolo, che suggerisce possibili misure di prevenzione e protezione per la salute dei lavoratori, sono riportati i risultati di un’analisi dei rischi per ciascuna delle fasi del ciclo produttivo.
Ad esempio nella fase di approvvigionamento e pretrattamento degli inerti il rischio di infortuni è “particolarmente rilevante nei piazzali di stoccaggio degli inerti, a causa dell’intenso traffico pesante”.
E considerevole è “anche il rischio di cadute di oggetti e di materiali dall’alto, probabili soprattutto nella zona di caricamento dei silos e delle tramogge”.
Inoltre cadute, urti e scivolamenti sono “possibili soprattutto nelle zone con presenza di polveri ed acqua a causa della formazione di uno strato di fango”.
Infine, “poiché gli impianti, in alcune loro parti, possono svilupparsi per una altezza doppia rispetto alla larghezza, occorre prestare particolare attenzione agli ancoraggi delle macchine assicurandone in tal modo la stabilità”.
Ma i pericoli per i lavoratori arrivano anche da altri elementi.
Ad esempio il “cilindro essiccatore è alimentato con una miscela di materiali ricchi di particelle fini” e durante l’essiccazione il “flusso dei gas caldi di combustione cattura e trascina allo scarico parte di queste particelle e di quante si producono per ulteriore frantumazione degli inerti”.
Riguardo a queste elevate emissioni di polveri in aria, è necessario all’uscita del camino collocare “idonei sistemi di abbattimento, di norma costituiti da un depolveratore a secco e da un filtro ad umido”.
Malgrado la presenza di questi sistemi la continua movimentazione di materiale a bassa granulometria costituisce comunque un rischio di esposizione professionale a polveri.
Inoltre i “gas di idrocarburi incombusti dell’essiccatore (soprattutto se non dotato di chiusura posteriore) costituiscono un fattore d pericolo come pure le fonti di calore generate dal bruciatore dell’essiccatore e dall’elevatore a tazze, nonostante entrambi siano allocati in zone difficilmente accessibili agli operatori”.
È poi necessario considerare l’esposizione al rischio rumore “generato soprattutto dalle operazioni di vaglio e selezione degli inerti”, dove si raggiungono valori nei livelli acustici continui equivalenti - Leq(A) prossimi ai 90 dBA, e al rischio vibrazioni connesso all’uso delle pale meccaniche, “specie se non dotate di cabine di guida”.
Nel documento l’analisi dei rischi viene successivamente svolta anche per altre due fasi lavorative:
- stoccaggio del bitume;
- mescolamento degli inerti con il bitume.
L’indice del documento:
- Introduzione;
- Dati statistici sull'andamento degli infortuni e delle malattie professionali;
- Descrizione del ciclo produttivo;
- Analisi dei rischi;
- Sopralluoghi ispettivi;
- Campagne di monitoraggio;
- Sorveglianza sanitaria;
- Interventi di bonifica;
- Conclusioni;
- Bibliografia.
Inail, “Impianti di produzione dei conglomerati bituminosi - valutazione e contenimento dei rischi lavorativi”, edizione giugno 2009 (formato PDF, 1.99 MB).
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