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La sicurezza nel comparto lapideo

Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Documentazione

03/10/2008

Disponibili alcuni documenti del convegno, dedicato alla prevenzione dei rischi e alle buone pratiche nel comparto lapideo, che si terrà oggi a Verona. Le misure più idonee per funi, piazzali, movimentazione e mezzi di sollevamento.

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Oggi si svolgerà il convegno “Sicurezza sul lavoro: dalla nascita della norma tecnica al comportamento del lavoratore”, promosso dall’Associazione professionale Italiana Ambiente e Sicurezza (AIAS) e dedicato alla “prevenzione del rischio da silice libera cristallina nel comparto lapideo” e alla presentazione del documento “Buone Pratiche nel comparto Lapideo” del NIS (Network Italiano Silice).
 
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Il convegno, organizzato in collaborazione con VERONAFIERE, NIS, ANIM, ULSS 20 Verona, e ULSS 22 Bussolengo si tiene in occasione dell’edizione 2008 di Marmomacc, mostra internazionale di marmo, pietra, design e tecnologie, che si terrà presso il Quartiere Fieristico di Verona dal 2 al 5 ottobre.
 
Lo scopo di questo incontro è “riportare e confrontare le diverse attività, propedeutiche alla sicurezza e salute nell’ambiente di lavoro, delle figure professionali coinvolte nell’analisi propositiva ai contenuti normativi, nell’applicazione delle stesse norme e leggi, nei controlli esecutivi sulla sicurezza aziendale e, infine, nelle singole fasi di attività del settore lapideo”.
 
Per facilitare il dibattito e l’approfondimento di queste tematiche sono già disponibili online alcuni documenti, in particolare quelli relativi agli interventi di Massimo Bonfanti (TdP, Ulss 20 Verona) e Roberto Salvagno (TdP, Ulss 22 Bussolengo) sulle “Procedure di sicurezza applicative nel settore lapideo” e in relazione a “Applicabilità e gestione procedure di sicurezza (analisi svolta in realtà imprenditoriali)”.
 
Nel documento intitolato “Funi di sollevamento: criteri di scelta, manutenzione, verifica, sostituzione” si fa presente che la movimentazione dei blocchi e delle lastre nel settore lapideo veronese “avviene in gran parte mediate l’uso di funi metalliche e solo in minima parte con catene e fasce. Le funi e le catene vengono prevalentemente impiegate per il sollevamento di materiali grezzi o semi lavorati, mentre le fasce sono utilizzate per i materiali finiti”.
Molti infortuni in questo settore, durante le operazioni di movimentazione, dipendono proprio “da funi sottodimensionate, danneggiate e/o usurate, ecc”.
Se la verifica dello stato di conservazione o la scelta del tipo di fune o catena è “spesso lasciata a discrezione dell’esperienza dell’addetto alla movimentazione”, il documento fornisce suggerimenti sulla scelta del tipo di fune e sulla verifica esterna e interna della stessa.
I rischi principali relativi all’uso delle funi – continua il documento – sono:
- “caduta/rilascio del carico per rottura della fune a seguito dell’usura o per scorretto utilizzo;
- punture e lacerazioni delle mani a causa dei fili rotti dei trefoli;
- sbilanciamento del carico a seguito di deformazioni delle funi (es. attorcigliamenti, pieghe, ecc.).
Si ricorda infine che “tutte le funi e gli imbrachi devono essere marcati CE o devono avere una targa inamovibile con i riferimenti del fabbricante e della relativa attestazione”.
 
Il documento intitolato “Piazzali” si occupa, appunto, dei piazzali di lavoro, generalmente  suddivisi tra le vie di circolazione dei mezzi gommati ed il deposito del materiali.
La sicurezza dei piazzali, come sottolineato in passato anche da PuntoSicuro, è decisiva per evitare incidenti e infortuni sia in relazione al fondo e alla presenza di eventuali buchi e sporgenze, che alla circolazione di mezzi e persone.
Secondo questo documento la “situazione ideale sarebbe la cementazione di tutto il piazzale (deposito compreso), in quanto garantirebbe la stabilità degli appoggi ed una maggiore pulizia”. Inoltre il “dimensionamento del fondo stradale è importantissimo per determinare la planarità delle superfici; permanendo in tutte le aree geografiche il concetto di sottofondo duro o assimilabile, la cementazione (che rimane comunque una scelta del datore di lavoro), viene fatta contestualmente al capannone se si tratta di terreno consolidato, oppure dopo due-tre anni se si tratta di terreno di riporto, per l’assestamento definitivo”.
Gli argomenti trattati sono relativi alle “vie di circolazione dei mezzi gommati (camion, gru semoventi carrelli elevatori)”, al problema degli “ingombri, spazi di manovra, parcheggi”, alle “vie di circolazione dei pedoni”, all’area esterna al deposito blocchi, ai binari gru, alla segnaletica e al posizionamento dei blocchi squadrati e dei blocchi informi.
 
Nel documento successivo, relativo a “Imbracatura sollevamento e movimentazione blocco”, vengono analizzate le misure preventive e le soluzioni più adatte per evitare incidenti.
Infatti le operazioni di movimentazione dei blocchi di marmo o granito comportano diversi rischi:
 
- “schiacciamento causato da caduta o oscillazione dei blocchi in fase di movimentazione;
- scivolamento causato da possibili detriti sulla pavimentazione;
- urti e schiacciamenti causati da caduta di frammenti di materiale dall’alto o dalla caduta del blocco per rottura delle funi di imbracatura;
- lesioni alle mani e al corpo causate dal possibile sfregamento con le funi in acciaio durante l’imbracatura del blocco;
- possibili cadute da scala durante la salita o la discesa dall’alto;
- urti contro automezzi in movimento;
- schiacciamento di mani o piedi durante il posizionamento di zeppe di appoggio dei blocchi.
 
In “Mezzi sollevamento e trasporto gru a cavalletto, gru semovente, carrello elevatore” si affrontano invece i rischi derivanti dall’uso di queste macchine.
Il documento ricorda che le “macchine, le macchine mobili e gli apparecchi di sollevamento sono all’origine di più del 10% degli infortuni sul lavoro” e  se “per quanto riguarda i rischi di natura meccanica, quelli tradizionalmente conosciuti sono attualmente ben controllati”, stanno “emergendo nuovi rischi e nuove problematiche con lo sviluppo di nuove tecnologie”.
In questo senso “la progettazione delle macchine deve tener conto dei vincoli connessi alla sicurezza dei lavoratori” e “il responsabile dell’impresa deve, da parte sua, essere certo che il materiale che acquista ed installa sia conforme alle norme vigenti e che quello già esistente è da rendere conforme alle stesse”.
Inoltre “ogni apparecchio di sollevamento deve essere fornito di adeguata targa di immatricolazione fornita dall’ ISPESL”.
Riguardo ai diversi mezzi di sollevamento il documento affronta le problematiche relative alla gestione tecnica, alle misure di prevenzione degli incidenti, ai fattori tecnico-strutturali, all’organizzazione del lavoro, ai dispositivi di sicurezza, alla manutenzione e alla formazione.
 
Infine anche in “Movimentazione dei materiali con legacci/bundles” si affrontano le misure di prevenzione più idonee per evitare incidenti legati.
Infatti “per effettuare il carico di pacchi di lastre, sia di granito che di marmo, in containers di tipo chiuso (open side) o a cielo aperto (open top) si utilizzano appositi “contenitori” denominati “Legacci” o “Bundles”. Il carico e lo scarico di tali legacci può essere effettuato mediante l’utilizzo del carrello elevatore, della gru semovente, della gru a cavalletto o del carroponte, opportunamente adeguati/forniti di attrezzature speciali che ne consentono la movimentazione”.
Il documento affronta le problematiche relative ai containers e alle diverse attrezzature di carico e scarico e indica i criteri per scegliere l’attrezzatura e la procedura più sicura per il carico dei legacci.
 
 
- “Piazzali” (formato PDF, 1.73 MB);
- “Imbracatura sollevamento e movimentazione blocco” (formato PDF, 1.76 MB);
- “Movimentazione dei materiali con legacci/bundles” (formato PDF, 2.43 MB);
- Brochure del convegno (formato PDF, 57 kB).
 
 
Tiziano Menduto



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