Parliamo di lavoro.
I lavoratori stranieri assicurati all’INAIL sono circa 3 milioni, il 20% in più rispetto all’anno precedente e con provenienze prevalenti da Romania (600mila), Albania (240mila) e Marocco (210mila).
Se è ormai evidente quanto sia “fondamentale il contributo di queste comunità al sistema produttivo nazionale, in particolare in edilizia e nell’industria pesante per gli uomini e nei servizi di colf e badanti per le donne”, è necessario rilevare anche il costo in termini di incidenti e vite umane.
Tra i
lavoratori stranieri, e solamente in relazione ai casi regolari e denunciati, nel 2007 gli infortuni sul lavoro sono aumentati dell’8,7%: 140.579 le denunce e 174 i casi mortali nell’anno.
Una crescita che “si contrappone alla contrazione degli infortuni in complesso e di quelli riferiti ai soli italiani”: ad esempio tra i lavoratori italiani gli infortuni, nello stesso periodo, sono scesi da 798.855 a 772.036 unità.
E gli infortuni colpiscono in particolare la comunità rumena (41 casi mortali nel 2007), marocchina (23 casi) e albanese (18 casi) che “totalizzano quasi il 40% degli
infortuni e il 50% dei casi mortali” tra i
lavoratori stranieri.
Per andare nel dettaglio delle diverse etnie su DatiInail è presente anche l’articolo “Rumeni: primi tra residenti, occupati e infortunati”, a cura di Alessandro Salvati.
Pur essendo gli ultimi arrivati nell’Unione Europea, i rumeni rappresentano oggi “la prima comunità straniera nel nostro Paese (circa 850mila stimati da Caritas, di cui il 53% donne)”.
Una presenza con elementi molto interessanti:
- “il 9% dei rumeni che vivono in Italia è proprietario di una casa”;
- “il 90% ha un reddito medio mensile di 1.030 euro”;
- un contributo di “2,3 miliardi di euro al Pil nazionale”.
Come indicato in precedenza tra il 2006 e il 2007 c’è stato un notevole aumento di occupati rumeni assicurati all’INAIL, aumento dipeso solo in parte dai nuovi arrivati nel nostro territorio nazionale e in larga misura dall’emersione dovuta “alla normativa più favorevole derivante dall’adesione all’Unione Europea”.
Malgrado l'alto livello di istruzione (78% diplomati o laureati, secondo i dati Caritas), i rumeni trovano occupazione “nei lavori più pesanti caratterizzati da attività rischiose di tipo manuale e ripetitivo e da turni di lavoro prolungati”.
Anche per questo motivo è loro il triste primato nella graduatoria infortunistica “con circa 18mila denunce e 41 casi mortali nel 2007, in prevalenza nell’edilizia: quasi 1 decesso su 4 tra gli stranieri riguarda proprio lavoratori di questa comunità”.
Le regioni in cui si verificano più incidenti di lavoratori rumeni sono il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna.
Un ultimo approfondimento è relativo al “Lavoro e infortuni dei cinesi in Italia”, a cura di Francesca Marracino.
Secondo gli ultimi dati ISTAT le persone di cittadinanza cinese con dimora abituale in Italia sono 156mila unità: “la quarta comunità straniera dopo Romania, Albania e Marocco”.
Come forza lavoro i
cinesi regolarmente assicurati all’INAIL sono 100mila, al sesto posto nella graduatoria dell’origine dei
lavoratori stranieri.
Riguardo agli infortuni ne sono denunciati circa mille l’anno, “di cui mediamente 5 casi mortali, praticamente tutti concentrati nell’Industria e Servizi; poche decine gli infortuni in Agricoltura”.
Dal 2003 al 2007 si è registrato “un incremento di oltre il 30% delle denunce (da 864 casi a 1.132)”, denunce che per circa tre quarti riguardano lavoratori maschi e con oltre il 90% nell’età compresa tra i 18 ed i 49 anni.
Gli infortuni relativi a questa comunità “avvengono per la quasi totalità al Nord (90%) ed in piccola parte al Centro Italia (9%)”: le regioni più colpite sono il Veneto, l’Emilia Romagna, la Lombardia ed il Piemonte.