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Sostanza cancerogena in imballaggi di carta e cartone
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Il pericolo si nasconde nell’involucro. La presenza di formaldeide, composto cancerogeno, è stata riscontrata in imballaggi in cartone e cartoncino utilizzati per confezionare pasta e riso, o per contenere panini dei fast food, e in alcuni prodotti di carta, come quaderni, fazzolettini e cartaspugna.
Lo rivela un’indagine condotta dal professor Marco Baldi, del Dipartimento di Chimica dell’Università di Pavia in collaborazione con il Laboratorio Analytica, per conto di Legambiente e del Gruppo dei Verdi in Regione Lombardia.
La formaldeide è stata classificata dallo IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, come composto cancerogeno certo per l’uomo. L’Agenzia è giunta a tale conclusione in seguito a studi epidemiologici condotti su lavoratori addetti alla sintesi di formaldeide. L’Unione europea invece non riconosce ancora tale sostanza come sicuro cancerogeno.
“L’effetto più preoccupante riguarda – afferma Legambiente - la sua capacità di indurre mutazioni e tumori. Per i tumori nasofaringei l’esposizione è per via inalatoria. L’ingestione, anche a grandi dosi, non provoca tumori del naso o della gola. Test condotti sugli animali hanno rilevato un aumento delle leucemie; in questo caso è importante anche l’ingestione. L’indagine condotta da NCI su più di 25mila lavoratori conferma un aumento di decessi per leucemie”.
L’indagine di Legambiente-Verdi è stata realizzata in seguito ad una lettera di Conapi (Consorzio dei riciclatori), nella quale si spiegava come in seguito a una serie di sequestri di partite di carta da macero da parte del Noe dei Carabinieri, le successive analisi avessero accertato la presenza di formaldeide e fenoli, che in base alla normativa sui rifiuti dovrebbero essere invece assenti.
“Le sostanze, sostiene Conapi nella lettera, sono presenti a monte, probabilmente nella filiera produttiva degli imballaggi in cartone e cartoncino. Non è quindi responsabilità della filiera del riciclo.”
La formaldeide, infatti, è utilizzata per produrre ad esempio colle e sostanze impermeabilizzanti utilizzate nella produzione di diversi tipi di imballaggi in carta e cartone.
“La ricerca - afferma Legambiente - conferma che tali sostanze sono utilizzate nel settore “primario” e che in seguito si ritrovano in parte nella filiera del riciclaggio.
Il settore del riciclo è sottoposto ai limiti imposti dal DM del 1998 che prevede l’assenza di formaldeide e fenoli (mentre consente per esempio la presenza del pericoloso PCB – policlorobifenile - fino a 25 ppm). Il settore produttivo “primario” non è però soggetto ai limiti imposti da tale DM. Anzi la formaldeide risulta consentita addirittura come additivo alimentare con la sigla E240.”
Ma cosa si cela negli imballaggi analizzati nell’indagine di Legambiente?
Nei 31 campioni prelevati nei supermercati, le quantità di formaldeide variano da valori molto bassi, come quelle rilevate nei bicchieri di carta (1,3 milligrammi per chilogrammo) a quantità decisamente più alte, come quelle riscontrate in una confezione di fette biscottate (52,0), in una confezione di sale marino (45,3), in un contenitore di un panino di un fast food (44,7).
Quantità più contenute sono state riscontrate anche in un contenitore per pennette integrali (31), in un contenitore per bustine di tè deteinato (30,2) e in un contenitore per soia vegetale (30).
“E’ indispensabile, prioritario e urgente - si legge in una nota di Legambiente - tutelare la salute dei cittadini ma anche l’ambiente, dando continuità al settore del riciclaggio dei materiali. L’industria degli imballaggi deve ricorrere a composti non inquinanti. Il governo, attraverso il ministero dell’Ambiente, della Salute e delle Attività produttive, deve individuare e correggere norme che favoriscano tale sostituzione e garantire, attraverso una fase transitoria, che non si interrompa il riciclo di preziosi materiali come la carta e il cartone. Se tutto ciò si traducesse in un aumento generalizzato dell’incenerimento dei rifiuti e in una riduzione della raccolta differenziata, oltre al danno aggiungeremmo un’insostenibile beffa: bruciare sostanze contenenti formaldeide è infatti peggio del riciclo.”
Il pericolo si nasconde nell’involucro. La presenza di formaldeide, composto cancerogeno, è stata riscontrata in imballaggi in cartone e cartoncino utilizzati per confezionare pasta e riso, o per contenere panini dei fast food, e in alcuni prodotti di carta, come quaderni, fazzolettini e cartaspugna.
Lo rivela un’indagine condotta dal professor Marco Baldi, del Dipartimento di Chimica dell’Università di Pavia in collaborazione con il Laboratorio Analytica, per conto di Legambiente e del Gruppo dei Verdi in Regione Lombardia.
La formaldeide è stata classificata dallo IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, come composto cancerogeno certo per l’uomo. L’Agenzia è giunta a tale conclusione in seguito a studi epidemiologici condotti su lavoratori addetti alla sintesi di formaldeide. L’Unione europea invece non riconosce ancora tale sostanza come sicuro cancerogeno.
“L’effetto più preoccupante riguarda – afferma Legambiente - la sua capacità di indurre mutazioni e tumori. Per i tumori nasofaringei l’esposizione è per via inalatoria. L’ingestione, anche a grandi dosi, non provoca tumori del naso o della gola. Test condotti sugli animali hanno rilevato un aumento delle leucemie; in questo caso è importante anche l’ingestione. L’indagine condotta da NCI su più di 25mila lavoratori conferma un aumento di decessi per leucemie”.
L’indagine di Legambiente-Verdi è stata realizzata in seguito ad una lettera di Conapi (Consorzio dei riciclatori), nella quale si spiegava come in seguito a una serie di sequestri di partite di carta da macero da parte del Noe dei Carabinieri, le successive analisi avessero accertato la presenza di formaldeide e fenoli, che in base alla normativa sui rifiuti dovrebbero essere invece assenti.
“Le sostanze, sostiene Conapi nella lettera, sono presenti a monte, probabilmente nella filiera produttiva degli imballaggi in cartone e cartoncino. Non è quindi responsabilità della filiera del riciclo.”
La formaldeide, infatti, è utilizzata per produrre ad esempio colle e sostanze impermeabilizzanti utilizzate nella produzione di diversi tipi di imballaggi in carta e cartone.
“La ricerca - afferma Legambiente - conferma che tali sostanze sono utilizzate nel settore “primario” e che in seguito si ritrovano in parte nella filiera del riciclaggio.
Il settore del riciclo è sottoposto ai limiti imposti dal DM del 1998 che prevede l’assenza di formaldeide e fenoli (mentre consente per esempio la presenza del pericoloso PCB – policlorobifenile - fino a 25 ppm). Il settore produttivo “primario” non è però soggetto ai limiti imposti da tale DM. Anzi la formaldeide risulta consentita addirittura come additivo alimentare con la sigla E240.”
Ma cosa si cela negli imballaggi analizzati nell’indagine di Legambiente?
Nei 31 campioni prelevati nei supermercati, le quantità di formaldeide variano da valori molto bassi, come quelle rilevate nei bicchieri di carta (1,3 milligrammi per chilogrammo) a quantità decisamente più alte, come quelle riscontrate in una confezione di fette biscottate (52,0), in una confezione di sale marino (45,3), in un contenitore di un panino di un fast food (44,7).
Quantità più contenute sono state riscontrate anche in un contenitore per pennette integrali (31), in un contenitore per bustine di tè deteinato (30,2) e in un contenitore per soia vegetale (30).
“E’ indispensabile, prioritario e urgente - si legge in una nota di Legambiente - tutelare la salute dei cittadini ma anche l’ambiente, dando continuità al settore del riciclaggio dei materiali. L’industria degli imballaggi deve ricorrere a composti non inquinanti. Il governo, attraverso il ministero dell’Ambiente, della Salute e delle Attività produttive, deve individuare e correggere norme che favoriscano tale sostituzione e garantire, attraverso una fase transitoria, che non si interrompa il riciclo di preziosi materiali come la carta e il cartone. Se tutto ciò si traducesse in un aumento generalizzato dell’incenerimento dei rifiuti e in una riduzione della raccolta differenziata, oltre al danno aggiungeremmo un’insostenibile beffa: bruciare sostanze contenenti formaldeide è infatti peggio del riciclo.”
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Rispondi Autore: Chiara Resca - likes: 0 | 08/12/2023 (13:54:56) |
Buongiorno, un produttore di olio mi ha sconsigliato l'acquisto di olio in bag in quanto potenzialmente cancerogeno! Ci sono rischi oppure è semplicemente perché lui non lo produce in questo imballo lo vuole vendere in latta o vetro? Grazie per la risposta! Chiara |