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In diversi articoli PuntoSicuro ha parlato del SINP, il Sistema informativo Nazionale per la Prevenzione nei luoghi di lavoro che sarà un elemento portante di ogni concreta politica di intervento sulla salute e la sicurezza dei lavoratori.
Per mostrare come una programmazione efficace della prevenzione dipenda da conoscenze adeguate dei rischi e dei contesti ambientali in cui ogni azienda viene ad operare, il Gruppo di Lavoro Nazionale Flussi Informativi INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA ha prodotto il documento “Utilizzo dei sistemi informativi correnti per la programmazione delle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro”.
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Utilizzare i sistemi informativi per programmare la prevenzione
In diversi articoli PuntoSicuro ha parlato del SINP, il Sistema informativo Nazionale per la Prevenzione nei luoghi di lavoro che sarà un elemento portante di ogni concreta politica di intervento sulla salute e la sicurezza dei lavoratori.
Per mostrare come una programmazione efficace della prevenzione dipenda da conoscenze adeguate dei rischi e dei contesti ambientali in cui ogni azienda viene ad operare, il Gruppo di Lavoro Nazionale Flussi Informativi INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA ha prodotto il documento “Utilizzo dei sistemi informativi correnti per la programmazione delle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro”.
Questo documento, presentato in un articolo a cura di Antonella Bena sul sito del Centro Regionale di Documentazione per la Promozione della Salute (DoRS) della Regione Piemonte, ha lo scopo di “fornire alcuni”. I destinatari sono sia i “tecnici che supportano, ai diversi livelli organizzativi, i decisori delle politiche sanitarie che siedono nelle sedi istituzionalmente preposte a questo scopo” che gli operatori della prevenzione.
Il documento non solo fornisce “indicazioni per la pianificazione di medio e lungo periodo a livello nazionale e regionale, ma anche strumenti utili per le scelte annuali a livello di servizi territoriali”, strumenti che sono il “frutto dell’esperienza e della condivisione concreta” maturati dal Gruppo di Lavoro Nazionale Flussi Informativi.
Nella prima parte del documento sono forniti gli elementi principali su cui può basarsi un processo di programmazione che si avvalga di informazioni pertinenti. Il tutto con particolare riferimento all’importanza della programmazione, alla normativa sulla sicurezza sul lavoro e alla costituzione del SINP.
Tuttavia il cuore del documento è costituito da alcune schede operative riferite ai problemi concreti della programmazione. Ad esempio in relazione alla:
- “programmazione delle priorità a livello nazionale e regionale:la scelta dei settori/comparti prioritari;
- programmazione delle priorità a livello nazionale e regionale:la scelta di sottogruppi di popolazione su cui intervenire prioritariamente;
- programmazione delle priorità a livello locale:la creazione di liste di aziende;
- programmazione delle priorità a livello locale: liste di aziende che abbiano registrato ‘Eventi Sentinella’ negli ultimi tre anni;
- programmazione delle priorità a livello locale:liste di aziende non trattate nelle precedenti modalità di scelta”.
L’ultima parte del documento raccoglie invece una serie di approfondimenti ed analisi che entrano nel dettaglio dei temi trattati. Ad esempio il contributo “Gli eventi sentinella”, a cura di Antonella Bena e Alberto Baldasseroni, ci ricorda che si possono considerare Eventi sentinella (ES) “tutti gli eventi infortunistici che superino la soglia di una data gravità, come per esempio quelli che hanno come conseguenza la morte dell’infortunato o lesioni gravissime, passibili di procedimento d’ufficio (prognosi sopra i 40 giorni)”.
Vediamo di approfondire alcuni degli argomenti trattati nel documento del Gruppo di Lavoro Nazionale Flussi Informativi.
La programmazione
“Programmare significa predisporre un programma” e cioè definire un “percorso per raggiungere un determinato obiettivo tenendo conto delle risorse disponibili, delle condizioni al contorno, delle attività da intraprendere e dei tempi necessari per realizzarle”. Dunque in una programmazione diventa importante la selezione delle priorità, ma anche “la finalizzazione nell’uso delle risorse all’obiettivo da raggiungere”.
E un programma deve basarsi sulla “conoscenza documentata della situazione e su valori espressi dalla società civile nelle sue istanze di partecipazione democratica”. Insomma deve mettere insieme dati oggettivi che descrivono l’esistente e l’opinione dei soggetti interessati “espressa attraverso loro rappresentanti qualificati (forze sociali, rappresentanze politiche, gruppi di opinione portatori degli interessi della popolazione)”.
A supporto di questa modalità di pensare la programmazione vengono portati alcuni esempi di programmazione in ambito statunitense ed europeo che vi invitiamo a visionare nel documento originale.
Il documento ricorda poi che “la distribuzione geografica dei rischi occupazionali non è uniforme, ma dipende dalla struttura produttiva di ogni area, che condiziona la prevalenza delle esposizioni, in relazione alla diffusione delle lavorazioni svolte nell’area considerata”.
Un rischio può essere particolarmente rilevante in un certo territorio, ma “essere di scarsa importanza in un altro, per il fatto che in quest’ultimo i settori produttivi o le lavorazioni dove è prevalente l’esposizione a quel fattore di rischio sono poco diffusi”.
Per questo motivo è necessario che a livello locale (regione, provincia, distretto, ASL) l’analisi delle priorità di intervento sui rischi lavorativi “venga effettuata sulla base di informazioni disponibili per quell’area sulla struttura produttiva del territorio, sulla distribuzione per settore e occupazione della popolazione in esso residente, nonché sull’occorrenza di infortuni e di patologie potenzialmente derivanti dall’esposizione a tali rischi”.
La programmazione degli interventi nei luoghi di lavoro in Italia ha avuto un preciso riordino in Italia con il Decreto legislativo 81/2008 e poi con il D.Lgs. 106/2009.
Sono state previste delle sedi privilegiate dove “sancire programmi di lavoro e condividere priorità d’intervento tra attori diversi, ma tutti facenti capo alla verifica e controllo delle condizioni di lavoro ed alle azioni di prevenzione”. Ad esempio un “Comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro”, una “Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro” e dei “Comitati regionali di coordinamento”.
Programmare gli interventi per la salvaguardia delle condizioni di lavoro è dunque “attività complessa che non si esaurisce in scelte tecniche relative a strumenti di raccolta e analisi delle informazioni disponibili, ma implica la ponderazione di valori da parte di tutti gli attori sociali coinvolti, il rispetto di diverse scale di priorità nel proprio e nell’altrui mandato istituzionale da parte dei diversi enti coinvolti, l’attenzione verso le diversità, pur nel legittimo perseguimento della maggior standardizzazione possibile”.
Dopo aver raccontato come i flussi informativi ed il Sistema di Sorveglianza sugli infortuni mortali (“che ai flussi si collega non solo idealmente”) siano oggi componenti decisive del Sistema informativo per la prevenzione nei luoghi di lavoro, vengono fornite delle schede operative riferite ai problemi concreti della programmazione.
Sottogruppi di popolazione lavorativa
Ad esempio in merito alla scelta dei sottogruppi di popolazione su cui intervenire prioritariamente si parte dall’affermazione che “nella programmazione di livello regionale, su base periodica (ad es. triennale) possono essere indicati i sottogruppi della popolazione lavorativa nei confronti dei quali attivare una maggior attenzione ed interventi in misura prioritaria (es. immigrati, precari, donne, …)”.
Nella scheda vengono fornite alcune raccomandazioni, ad esempio si suggerisce di “calcolare indicatori di frequenza e gravità stratificati per sottogruppi specifici di popolazione lavorativa (es. immigrati, precari, anziani, …)”. Azione che tuttavia è resa difficile “dalla mancanza di informazioni sulle variabili di stratificazione nella popolazione lavorativa disponibile nei flussi”. Sarà dunque necessaria “una sperimentazione per valutare la fattibilità di utilizzare informazioni sui lavoratori provenienti da altre fonti informative”.
Se non è possibile calcolare i tassi di infortunio, si suggerisce allora di calcolare indicatori proporzionali: “in particolare se ne suggeriscono uno di frequenza ed uno di gravità”. Con la cautela di rammentare che “i confronti tra proporzioni possono essere soggetti a distorsioni a causa della differente numerosità dei gruppi di popolazione confrontati”.
Gli approfondimenti contenuti nel documento:
- “Misure sintetiche di salute delle popolazioni”, a cura di Alberto Baldasseroni e Filippo Ariani;
- “Metodologia per il calcolo della speranza di vita usata negli studi di tipo assicurativo, negli studi di tipo demografico e di tipo sociale”, a cura di Giuseppe Morinelli;
- “Disomogeneità tra numeratori e denominatori nel calcolo degli Indicatori”, a cura di Roberto Agnesi e Alberto Baldasseroni;
- “Il fenomeno della sottonotifica”, a cura di Roberto Agnesi, Antonella Bena e Claudio Calabresi;
- “Frequenza e/o Gravità”, a cura di Gabriella Madeo;
- “Indicatori proporzionali utili per la descrizione del rischio infortunistico in assenza di informazioni sul denominatore”, a cura di Antonella Bena;
- “Gli eventi sentinella”, a cura di Antonella Bena e Alberto Baldasseroni;
- “Trattare l’incertezza delle stime”, a cura di Alberto Baldasseroni e Antonella Bena.
Gruppo di Lavoro Nazionale Flussi Informativi INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA, “Utilizzo dei sistemi informativi correnti per la programmazione delle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro”, presentato sul sito DoRS della Regione Piemonte (formato PDF, 917 kB).
Tiziano Menduto
Il documento non solo fornisce “indicazioni per la pianificazione di medio e lungo periodo a livello nazionale e regionale, ma anche strumenti utili per le scelte annuali a livello di servizi territoriali”, strumenti che sono il “frutto dell’esperienza e della condivisione concreta” maturati dal Gruppo di Lavoro Nazionale Flussi Informativi.
Nella prima parte del documento sono forniti gli elementi principali su cui può basarsi un processo di programmazione che si avvalga di informazioni pertinenti. Il tutto con particolare riferimento all’importanza della programmazione, alla normativa sulla sicurezza sul lavoro e alla costituzione del SINP.
Tuttavia il cuore del documento è costituito da alcune schede operative riferite ai problemi concreti della programmazione. Ad esempio in relazione alla:
- “programmazione delle priorità a livello nazionale e regionale:la scelta dei settori/comparti prioritari;
- programmazione delle priorità a livello nazionale e regionale:la scelta di sottogruppi di popolazione su cui intervenire prioritariamente;
- programmazione delle priorità a livello locale:la creazione di liste di aziende;
- programmazione delle priorità a livello locale: liste di aziende che abbiano registrato ‘Eventi Sentinella’ negli ultimi tre anni;
- programmazione delle priorità a livello locale:liste di aziende non trattate nelle precedenti modalità di scelta”.
L’ultima parte del documento raccoglie invece una serie di approfondimenti ed analisi che entrano nel dettaglio dei temi trattati. Ad esempio il contributo “Gli eventi sentinella”, a cura di Antonella Bena e Alberto Baldasseroni, ci ricorda che si possono considerare Eventi sentinella (ES) “tutti gli eventi infortunistici che superino la soglia di una data gravità, come per esempio quelli che hanno come conseguenza la morte dell’infortunato o lesioni gravissime, passibili di procedimento d’ufficio (prognosi sopra i 40 giorni)”.
Vediamo di approfondire alcuni degli argomenti trattati nel documento del Gruppo di Lavoro Nazionale Flussi Informativi.
La programmazione
“Programmare significa predisporre un programma” e cioè definire un “percorso per raggiungere un determinato obiettivo tenendo conto delle risorse disponibili, delle condizioni al contorno, delle attività da intraprendere e dei tempi necessari per realizzarle”. Dunque in una programmazione diventa importante la selezione delle priorità, ma anche “la finalizzazione nell’uso delle risorse all’obiettivo da raggiungere”.
E un programma deve basarsi sulla “conoscenza documentata della situazione e su valori espressi dalla società civile nelle sue istanze di partecipazione democratica”. Insomma deve mettere insieme dati oggettivi che descrivono l’esistente e l’opinione dei soggetti interessati “espressa attraverso loro rappresentanti qualificati (forze sociali, rappresentanze politiche, gruppi di opinione portatori degli interessi della popolazione)”.
A supporto di questa modalità di pensare la programmazione vengono portati alcuni esempi di programmazione in ambito statunitense ed europeo che vi invitiamo a visionare nel documento originale.
Il documento ricorda poi che “la distribuzione geografica dei rischi occupazionali non è uniforme, ma dipende dalla struttura produttiva di ogni area, che condiziona la prevalenza delle esposizioni, in relazione alla diffusione delle lavorazioni svolte nell’area considerata”.
Un rischio può essere particolarmente rilevante in un certo territorio, ma “essere di scarsa importanza in un altro, per il fatto che in quest’ultimo i settori produttivi o le lavorazioni dove è prevalente l’esposizione a quel fattore di rischio sono poco diffusi”.
Per questo motivo è necessario che a livello locale (regione, provincia, distretto, ASL) l’analisi delle priorità di intervento sui rischi lavorativi “venga effettuata sulla base di informazioni disponibili per quell’area sulla struttura produttiva del territorio, sulla distribuzione per settore e occupazione della popolazione in esso residente, nonché sull’occorrenza di infortuni e di patologie potenzialmente derivanti dall’esposizione a tali rischi”.
La programmazione degli interventi nei luoghi di lavoro in Italia ha avuto un preciso riordino in Italia con il Decreto legislativo 81/2008 e poi con il D.Lgs. 106/2009.
Sono state previste delle sedi privilegiate dove “sancire programmi di lavoro e condividere priorità d’intervento tra attori diversi, ma tutti facenti capo alla verifica e controllo delle condizioni di lavoro ed alle azioni di prevenzione”. Ad esempio un “Comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro”, una “Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro” e dei “Comitati regionali di coordinamento”.
Programmare gli interventi per la salvaguardia delle condizioni di lavoro è dunque “attività complessa che non si esaurisce in scelte tecniche relative a strumenti di raccolta e analisi delle informazioni disponibili, ma implica la ponderazione di valori da parte di tutti gli attori sociali coinvolti, il rispetto di diverse scale di priorità nel proprio e nell’altrui mandato istituzionale da parte dei diversi enti coinvolti, l’attenzione verso le diversità, pur nel legittimo perseguimento della maggior standardizzazione possibile”.
Dopo aver raccontato come i flussi informativi ed il Sistema di Sorveglianza sugli infortuni mortali (“che ai flussi si collega non solo idealmente”) siano oggi componenti decisive del Sistema informativo per la prevenzione nei luoghi di lavoro, vengono fornite delle schede operative riferite ai problemi concreti della programmazione.
Sottogruppi di popolazione lavorativa
Ad esempio in merito alla scelta dei sottogruppi di popolazione su cui intervenire prioritariamente si parte dall’affermazione che “nella programmazione di livello regionale, su base periodica (ad es. triennale) possono essere indicati i sottogruppi della popolazione lavorativa nei confronti dei quali attivare una maggior attenzione ed interventi in misura prioritaria (es. immigrati, precari, donne, …)”.
Nella scheda vengono fornite alcune raccomandazioni, ad esempio si suggerisce di “calcolare indicatori di frequenza e gravità stratificati per sottogruppi specifici di popolazione lavorativa (es. immigrati, precari, anziani, …)”. Azione che tuttavia è resa difficile “dalla mancanza di informazioni sulle variabili di stratificazione nella popolazione lavorativa disponibile nei flussi”. Sarà dunque necessaria “una sperimentazione per valutare la fattibilità di utilizzare informazioni sui lavoratori provenienti da altre fonti informative”.
Se non è possibile calcolare i tassi di infortunio, si suggerisce allora di calcolare indicatori proporzionali: “in particolare se ne suggeriscono uno di frequenza ed uno di gravità”. Con la cautela di rammentare che “i confronti tra proporzioni possono essere soggetti a distorsioni a causa della differente numerosità dei gruppi di popolazione confrontati”.
Gli approfondimenti contenuti nel documento:
- “Misure sintetiche di salute delle popolazioni”, a cura di Alberto Baldasseroni e Filippo Ariani;
- “Metodologia per il calcolo della speranza di vita usata negli studi di tipo assicurativo, negli studi di tipo demografico e di tipo sociale”, a cura di Giuseppe Morinelli;
- “Disomogeneità tra numeratori e denominatori nel calcolo degli Indicatori”, a cura di Roberto Agnesi e Alberto Baldasseroni;
- “Il fenomeno della sottonotifica”, a cura di Roberto Agnesi, Antonella Bena e Claudio Calabresi;
- “Frequenza e/o Gravità”, a cura di Gabriella Madeo;
- “Indicatori proporzionali utili per la descrizione del rischio infortunistico in assenza di informazioni sul denominatore”, a cura di Antonella Bena;
- “Gli eventi sentinella”, a cura di Antonella Bena e Alberto Baldasseroni;
- “Trattare l’incertezza delle stime”, a cura di Alberto Baldasseroni e Antonella Bena.
Gruppo di Lavoro Nazionale Flussi Informativi INAIL – ISPESL – Regioni – IPSEMA, “Utilizzo dei sistemi informativi correnti per la programmazione delle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro”, presentato sul sito DoRS della Regione Piemonte (formato PDF, 917 kB).
Tiziano Menduto
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