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A fine dicembre PuntoSicuro ha pubblicato un articolo di presentazione dello spazio web che l’ISPESL ha dedicato alla pandemia influenzale A(H1n1)v, un sito che raccoglie informazioni sulle attività maggiormente a rischio e sulle procedure da adottare per ridurre il più possibile la diffusione del virus.
Con l’inizio del nuovo anno ne approfittiamo per approfondire alcuni degli argomenti trattati nel sito, in particolare quelli contenuti nella sezione “Prevenzione al lavoro” che contiene informazioni sui rischi biologici e sulle misure di prevenzione in riferimento al tipo di attività e al livello di rischio.
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Virus A/H1N1: valutare il rischio biologico nei luoghi di lavoro
A fine dicembre PuntoSicuro ha pubblicato un articolo di presentazione dello spazio web che l’ISPESL ha dedicato alla pandemia influenzale A(H1n1)v, un sito che raccoglie informazioni sulle attività maggiormente a rischio e sulle procedure da adottare per ridurre il più possibile la diffusione del virus.
Con l’inizio del nuovo anno ne approfittiamo per approfondire alcuni degli argomenti trattati nel sito, in particolare quelli contenuti nella sezione “Prevenzione al lavoro” che contiene informazioni sui rischi biologici e sulle misure di prevenzione in riferimento al tipo di attività e al livello di rischio.
Rischio da agenti biologici e misure di prevenzione
Innanzitutto si ricorda che il Titolo X del D.Lgs 81/2008, relativo all’esposizione ad agenti biologici sul luogo di lavoro, sancisce una serie di obblighi: “la valutazione del rischio, la messa in atto di misure tecniche, organizzative, procedurali e igieniche, l’informazione, la formazione e l’addestramento dei lavoratori nonché la sorveglianza sanitaria; per gli agenti biologici classificati nei gruppi 3 e 4 anche l’istituzione del registro degli esposti e degli eventi accidentali e quello dei casi di malattia e decesso”.
E se il rischio di infezione da agenti biologici - compreso dunque quello relativo all’influenza da virus A(H1n1)v - è più alto nel comparto sanità, vi sono altri contesti lavorativi che possono essere interessati dal rischio di infezione da influenza pandemica.
Con riferimento alle “Raccomandazioni generali ad interim per la riduzione del rischio espositivo in corso di pandemia influenzale nei luoghi di lavoro” del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, il sito indica che in ambito sanitario - laddove il documento di valutazione dei rischi (DVR) evidenzia la presenza di un rischio da agenti biologici - il datore di lavoro:
- “verifica che le misure di prevenzione contenute nel DVR, compreso l’uso dei DPI, siano conformi a quanto previsto dalle indicazioni scientifiche e circolari ministeriali specifiche relative al virus A(H1N1)v;
- adegua all’attuale evento pandemico le azioni di prevenzione da mettere in atto, soprattutto per quanto riguarda l’informazione, la formazione, le procedure e l’organizzazione del lavoro, l’utilizzo dei DPI”.
Dopo aver indicato le azioni da mettere in atto anche in ambito non sanitario, vengono date informazioni sulle misure di prevenzione tratte da “Pandemic flu guidance for businesses: risk assessment in the occupational setting” un documento del National Health Service (NHS).
Secondo questo documento gli interventi atti a limitare la diffusione del virus nei luoghi di lavoro devono raggiungere i seguenti obiettivi:
- “ridurre la trasmissione del virus dall’individuo infetto al lavoratore;
- ridurre il rischio che un lavoratore suscettibile si infetti”.
E questi obiettivi si possono raggiungere mettendo in atto di tre tipi di misure:
- “strutturali – riguardano l’ambiente nel quale viene effettuata l’attività lavorativa (es: barriere fisiche di protezione, superfici degli arredi rigide, presidi per il lavaggio delle mani, ...);
- organizzative – riguardano le procedure da adottare sul luogo di lavoro per informare e proteggere il lavoratore (es: istruzioni per il lavaggio delle mani, per la corretta igiene respiratoria...);
- comportamentali – riguardano gli atteggiamenti da intraprendere da parte del singolo lavoratore (es: utilizzo dei dispositivi di protezione individuale…)”.
È evidente che le misure di controllo “devono essere contestualizzate negli specifici luoghi di lavoro” e che le misure maggiormente efficaci sono “quelle che meglio possono essere adattate all’ambiente di lavoro e recepite dai lavoratori”.
Livelli di rischio
Con riferimento al documento “Guidance on Preparing Workplaces for an Influenza Pandemic”, pubblicato dalla statunitense OSHA (Occupational Health and Safety Administration), viene riportata la classificazione relativa al rischio di esposizione a virus pandemici per i lavoratori.
Per ogni livello (molto alto, alto, medio, basso) sono predisposte alcune misure di prevenzione (strutturali, organizzative, comportamentali) con associato un elenco (non esaustivo) di categorie occupazionali.
Vediamo brevemente i quattro livelli di rischio:
1. Occupazioni a rischio di esposizione molto alto
Rientrano in questa categoria “le figure professionali che hanno alto rischio di esposizione a fonti note o sospette di influenza pandemica, contenenti il virus in alte concentrazioni, durante l’effettuazione di specifiche procedure mediche o laboratoristiche”.
Ad esempio:
- “operatori sanitari (OS) che eseguono manovre che generano aerosol su pazienti noti o sospetti per aver contratto il virus pandemico (procedure quali induzione della tosse, broncoscopie, alcune manovre dentistiche, raccolta invasiva di campioni...);
- OS o laboratoristi che raccolgono o manipolano campioni provenienti da soggetti noti o sospetti per aver contratto il virus pandemico”.
2. Occupazioni a rischio di esposizione alto
Rientrano in questa categoria le “figure professionali che hanno alto rischio di esposizione a fonti note o sospette di influenza pandemica”.
Ad esempio:
- “OS adibiti a mansioni assistenziali nei confronti di pazienti noti o sospetti per aver contratto il virus pandemico;
- OS adibiti al trasporto di pazienti noti o sospetti per aver contratto il virus pandemico all’interno di veicoli chiusi (per esempio addetti alle ambulanze);
- OS che eseguono autopsie di pazienti noti o sospetti per aver contratto il virus pandemico; addetti alle camere mortuarie”.
3. Occupazioni a rischio di esposizione medio
Appartengono a questo livello le “figure professionali che hanno contatti frequenti e ravvicinati per motivi occupazionali con la popolazione generale”.
Ad esempio:
- “lavoratori del pubblico impiego addetti agli sportelli;
- lavoratori nel settore del trasporto aereo e navale;
- personale scolastico;
- lavoratori del settore alberghiero;
- forze dell’ordine”.
4. Occupazioni a rischio di esposizione basso
Infine in quest’ultimo livello di rischio rientrano le “figure professionali che non hanno contatti frequenti e ravvicinati con la popolazione generale”.
Ad esempio gli “impiegati di uffici senza accesso al pubblico”.
Il sito “Influenza pandemica: sicurezza e salute al lavoro”.
National Health Service, “Pandemic flu guidance for businesses: risk assessment in the occupational setting” (formato PDF, 530 kB).
OSHA, “Guidance on Preparing Workplaces for an Influenza Pandemic”, OSHA 3327-02N 2007.
Innanzitutto si ricorda che il Titolo X del D.Lgs 81/2008, relativo all’esposizione ad agenti biologici sul luogo di lavoro, sancisce una serie di obblighi: “la valutazione del rischio, la messa in atto di misure tecniche, organizzative, procedurali e igieniche, l’informazione, la formazione e l’addestramento dei lavoratori nonché la sorveglianza sanitaria; per gli agenti biologici classificati nei gruppi 3 e 4 anche l’istituzione del registro degli esposti e degli eventi accidentali e quello dei casi di malattia e decesso”.
E se il rischio di infezione da agenti biologici - compreso dunque quello relativo all’influenza da virus A(H1n1)v - è più alto nel comparto sanità, vi sono altri contesti lavorativi che possono essere interessati dal rischio di infezione da influenza pandemica.
Con riferimento alle “Raccomandazioni generali ad interim per la riduzione del rischio espositivo in corso di pandemia influenzale nei luoghi di lavoro” del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, il sito indica che in ambito sanitario - laddove il documento di valutazione dei rischi (DVR) evidenzia la presenza di un rischio da agenti biologici - il datore di lavoro:
- “verifica che le misure di prevenzione contenute nel DVR, compreso l’uso dei DPI, siano conformi a quanto previsto dalle indicazioni scientifiche e circolari ministeriali specifiche relative al virus A(H1N1)v;
- adegua all’attuale evento pandemico le azioni di prevenzione da mettere in atto, soprattutto per quanto riguarda l’informazione, la formazione, le procedure e l’organizzazione del lavoro, l’utilizzo dei DPI”.
Dopo aver indicato le azioni da mettere in atto anche in ambito non sanitario, vengono date informazioni sulle misure di prevenzione tratte da “Pandemic flu guidance for businesses: risk assessment in the occupational setting” un documento del National Health Service (NHS).
Secondo questo documento gli interventi atti a limitare la diffusione del virus nei luoghi di lavoro devono raggiungere i seguenti obiettivi:
- “ridurre la trasmissione del virus dall’individuo infetto al lavoratore;
- ridurre il rischio che un lavoratore suscettibile si infetti”.
E questi obiettivi si possono raggiungere mettendo in atto di tre tipi di misure:
- “strutturali – riguardano l’ambiente nel quale viene effettuata l’attività lavorativa (es: barriere fisiche di protezione, superfici degli arredi rigide, presidi per il lavaggio delle mani, ...);
- organizzative – riguardano le procedure da adottare sul luogo di lavoro per informare e proteggere il lavoratore (es: istruzioni per il lavaggio delle mani, per la corretta igiene respiratoria...);
- comportamentali – riguardano gli atteggiamenti da intraprendere da parte del singolo lavoratore (es: utilizzo dei dispositivi di protezione individuale…)”.
È evidente che le misure di controllo “devono essere contestualizzate negli specifici luoghi di lavoro” e che le misure maggiormente efficaci sono “quelle che meglio possono essere adattate all’ambiente di lavoro e recepite dai lavoratori”.
Livelli di rischio
Con riferimento al documento “Guidance on Preparing Workplaces for an Influenza Pandemic”, pubblicato dalla statunitense OSHA (Occupational Health and Safety Administration), viene riportata la classificazione relativa al rischio di esposizione a virus pandemici per i lavoratori.
Per ogni livello (molto alto, alto, medio, basso) sono predisposte alcune misure di prevenzione (strutturali, organizzative, comportamentali) con associato un elenco (non esaustivo) di categorie occupazionali.
Vediamo brevemente i quattro livelli di rischio:
1. Occupazioni a rischio di esposizione molto alto
Rientrano in questa categoria “le figure professionali che hanno alto rischio di esposizione a fonti note o sospette di influenza pandemica, contenenti il virus in alte concentrazioni, durante l’effettuazione di specifiche procedure mediche o laboratoristiche”.
Ad esempio:
- “operatori sanitari (OS) che eseguono manovre che generano aerosol su pazienti noti o sospetti per aver contratto il virus pandemico (procedure quali induzione della tosse, broncoscopie, alcune manovre dentistiche, raccolta invasiva di campioni...);
- OS o laboratoristi che raccolgono o manipolano campioni provenienti da soggetti noti o sospetti per aver contratto il virus pandemico”.
2. Occupazioni a rischio di esposizione alto
Rientrano in questa categoria le “figure professionali che hanno alto rischio di esposizione a fonti note o sospette di influenza pandemica”.
Ad esempio:
- “OS adibiti a mansioni assistenziali nei confronti di pazienti noti o sospetti per aver contratto il virus pandemico;
- OS adibiti al trasporto di pazienti noti o sospetti per aver contratto il virus pandemico all’interno di veicoli chiusi (per esempio addetti alle ambulanze);
- OS che eseguono autopsie di pazienti noti o sospetti per aver contratto il virus pandemico; addetti alle camere mortuarie”.
3. Occupazioni a rischio di esposizione medio
Appartengono a questo livello le “figure professionali che hanno contatti frequenti e ravvicinati per motivi occupazionali con la popolazione generale”.
Ad esempio:
- “lavoratori del pubblico impiego addetti agli sportelli;
- lavoratori nel settore del trasporto aereo e navale;
- personale scolastico;
- lavoratori del settore alberghiero;
- forze dell’ordine”.
4. Occupazioni a rischio di esposizione basso
Infine in quest’ultimo livello di rischio rientrano le “figure professionali che non hanno contatti frequenti e ravvicinati con la popolazione generale”.
Ad esempio gli “impiegati di uffici senza accesso al pubblico”.
Il sito “Influenza pandemica: sicurezza e salute al lavoro”.
National Health Service, “Pandemic flu guidance for businesses: risk assessment in the occupational setting” (formato PDF, 530 kB).
OSHA, “Guidance on Preparing Workplaces for an Influenza Pandemic”, OSHA 3327-02N 2007.
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