Come migliorare la prevenzione degli infortuni nel settore dei rifiuti?
Roma, 21 Giu – Nel comparto dei rifiuti, un comparto con circa 151 mila addetti, i casi riconosciuti dall’Inail, nel quinquennio 2014-2018, come infortuni in occasione di lavoro (con l’esclusione di quelli in itinere) ammontano a oltre 36 mila, praticamente più del 2% di tutti gli infortuni riconosciuti.
Leggendo poi gli Open data dell’Inail 2019 – 2020 si desume che l’emergenza COVID-19 “ha influenzato gli infortuni nel settore del risanamento e rimozione di amianto, ma anche in quello della raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti. Infatti confrontando le denunce della gestione Industria e servizi (esclusi gli eventi in itinere) nei periodi gennaio/ maggio 2019 e 2020 si registra, a fronte di un dato medio pari al -8%, una diminuzione del 28% degli infortuni nel settore della raccolta, trattamento, smaltimento e recupero”.
A fornire questi dati e a ricordare le professioni coinvolte è la scheda informativa “ Problematiche di sicurezza e dinamiche infortunistiche nel settore rifiuti - Scheda 16” a cura di D. De Merich, M. Pellicci, A. Leva, V. Meloni e G. Piga (Inail, Dimeila), S. Berardi e A. Ledda (Inail, Dit); una scheda pubblicata dal sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e graviINFOR.MO. e ricca di dati e grafici esplicativi.
Riprendiamo, ad esempio, la tabella relativa agli infortuni 2014 - 2018 nel settore rifiuti per professione:
La scheda di Infor.mo. non riporta solo dati infortunistici, ma permette anche di approfondire la conoscenza delle cause, dei fattori di rischio e delle possibili misure per migliorare le strategie efficaci di riduzione dei rischi:
- Settore dei rifiuti: fattori di rischio e caduta dall’alto
- Settore dei rifiuti: i rischi correlati agli investimenti
- Settore dei rifiuti: le misure di prevenzione
Settore dei rifiuti: fattori di rischio e caduta dall’alto
In una immagine presente nella scheda si indica che la distribuzione dei fattori di rischio secondo la categoria di appartenenza “evidenzia il maggior contributo nel comparto rifiuti delle procedure di terzi (15,0%)”, un dato riconducibile a “scorrette modalità operative nella gestione del rischio di interferenza tra mezzi/attrezzature/uomo/lavorazioni nelle varie fasi del ciclo”.
Riguardo poi alle attrezzature e macchine implicate negli eventi “si sottolinea l’utilizzo di macchinari privi delle adeguate protezioni o di altri apprestamenti di sicurezza, mentre le criticità connesse agli ambienti di lavoro, leggermente più frequenti rispetto al totale, riguardano in larga parte l’assenza di barriere, percorsi adeguati e sicuri e sistemi di aspirazione. Le problematiche connesse ai DPI sono leggermente meno frequenti e riconducibili essenzialmente alla mancanza o non utilizzo di dispositivi. Per la categoria residuale dei materiali si evidenziano errate modalità di stoccaggio, prodotti non bonificati contenenti infiammabili e incompatibilità tra differenti rifiuti in lavorazione”. In particolare, dei 359 fattori di rischio rilevati in fase di indagine “il 90% risulta non essere stato valutato o essere stato valutato in maniera insufficiente in azienda (al netto del dato mancante)”.
Ci soffermiamo, in particolare, sulla caduta dall’alto.
In questo caso la disamina dei fattori causali “evidenzia:
- 46,6% di errate modalità lavorative riassumibili in errori procedurali quali camminare su superfici non portanti e, quindi, non calpestabili. Per tali azioni scorrette si evidenzia frequentemente carenza di formazione/informazione e pratiche abitualmente adottate nel luogo di lavoro;
- 28,2% di problemi dell’ambiente di lavoro riguardanti carenze costituite quasi in egual misura, dall’assenza di barriere, protezioni (linee vita, reti anti-caduta) e di camminamenti di sicurezza. Il dato registrato nelle cadute dall’alto risulta essere più del doppio di quello di tutte le altre modalità infortunistiche del settore rifiuti (13,6%);
- 12,6% di problematiche collegate ai DPI dovute al mancato utilizzo di dispositivi anti-caduta;
- 12,6% di criticità delle attrezzature riferibili a mancanza dei sistemi di protezione contro le cadute da macchine e impianti che risultano essere mancanti o inadeguati. Si registrano anche cedimenti di componenti strutturali che provocano la caduta”.
Inoltre nel 50% degli eventi si registra “una combinazione di problematiche dell’ambiente di lavoro con uno o piu dei seguenti fattori: errate procedure di lavoro, mancato utilizzo dei DPI anti-caduta e attrezzature di lavoro non adeguate nei requisiti di sicurezza. Il 28% dei decessi sono inoltre collegati a tre o più criticità contemporaneamente presenti”.
Settore dei rifiuti: i rischi correlati agli investimenti
Il documento si sofferma anche sul rischio investimento.
In questo caso la disamina dei fattori causali evidenzia:
- “38,4% di errate modalità lavorative dell’infortunato riferite a posizionamenti incongrui rispetto ai mezzi/attrezzature incluso l’attraversamento delle aree di movimentazione e a errori nell’utilizzo dei mezzi (mancato inserimento freno di stazionamento, discese incongrue, errori nel collegamento di motrici ai rimorchi);
- 29,1% di problemi riferiti a modalità lavorative di terzi che richiama l’attenzione sulla carenza di gestione del rischio da interferenze nella conduzione dei mezzi e delle macchine di sollevamento e trasporto. Il dato registrato negli investimenti risulta essere quasi tre volte quello di tutte le altre modalità infortunistiche del settore rifiuti (10,6%);
- 22,1% di criticità registrate nell’ambiente di lavoro esclusivamente riconducibili a carenze nell’organizzazione, segnalazione e delimitazione degli spazi di manovra dei mezzi e di quelli dedicati ai lavoratori, in alcuni casi aggravati dalla polverosità e rumorosita degli ambienti stessi;
- 10,5% di carenza delle attrezzature riferibili a mancanza dei sistemi di sicurezza quali segnalatori acustici e sonori, che risultano essere mancanti o non mantenuti. Si registrano anche cedimenti dei freni dei mezzi di sollevamento e trasporto”.
Inoltre nella totalità dei decessi per investimento “si registrano fattori di rischio procedurali dell’infortunato e di altri lavoratori che insieme concorrono al ciclo lavorativo”.
La scheda riporta indicazioni relative ad un altro fattore di rischio, il contatto con organi lavoratori o con oggetti e mezzi.
Settore dei rifiuti: le misure di prevenzione
Veniamo alle misure di prevenzione.
Innanzitutto si sottolinea che tra le principali misure generali di prevenzione e protezione “si possono annoverare:
- l’informazione sui rischi specifici e relativa segnaletica;
- la predisposizione di specifiche procedure lavorative, di manutenzione e di gestione delle emergenze;
- la formazione e l’addestramento incluso il corretto utilizzo dei DPI;
- la vigilanza sulla reale applicazione delle procedure e utilizzo dei DPI”.
Ma la scheda si sofferma anche su alcune misure specifiche con riferimento alle tre più frequenti tipologie di incidente.
Per quanto attiene alla caduta dall’alto si segnala:
- “dotare l’area di lavoro di sistemi di accesso in quota muniti di protezioni (es. parapetti, guardacorpo);
- verificare, in caso di rimozione/bonifica di coperture in cemento amianto, che queste abbiano una resistenza per sostenere il peso degli operai e dei materiali di impiego, valutando (d.m. 6/9/1994) lo stato di degrado delle stesse (es. friabilita, presenza di sfaldamenti/ crepe/rotture, ecc.). Se risulta dubbia tale resistenza dotare l’area di tavole di ripartizione dei carichi, sottopalchi, reti di sicurezza (al di sotto della copertura in particolare dei lucernai);
- dotare le macchine e gli impianti di adeguate protezioni e dispositivi di sicurezza anti-caduta e controllo periodico dell’efficienza;
- dotare gli operatori di DPI anti-caduta conformi alle norme tecniche;
- prevedere guide o linee vita flessibili o rigide e dispositivi di ancoraggio, appositamente collaudati, assicurati a parti stabili delle opere fisse o provvisionali”.
Invece per quanto riguarda il rischio investimento “si segnala:
- dotare i mezzi/macchine di adeguati dispositivi di sicurezza (es. segnalatori acustici e luminosi, telecamere e sensori di prossimità, leve di comando protette contro l’azionamento accidentale, sistemi di arresto in caso di conferimento non conforme dei rifiuti, ecc.) effettuare regolare manutenzione;
- non sostare nei pressi dei mezzi/macchine in movimento. Se necessario, fornire assistenza a distanza di sicurezza;
- minimizzare la produzione di polveri o fibre;
- vietare l’accesso al personale non autorizzato, nelle zone con mezzi in movimento;
- regolare la circolazione di mezzi, veicoli e persone, con percorsi separati, adeguata segnaletica e attraversamenti pedonali. Collocare specchi per garantire visibilità completa;
- coordinare i flussi eventualmente individuando una figura preposta;
- mantenere sgombre le vie di transito dei mezzi da ostacoli e rifiuti;
- rispettare i limiti di velocita;
- garantire un’adeguata illuminazione;
- dotare gli operatori dei DPI ad alta visibilità, elmetto e scarpe antinfortunistiche”.
Infine la scheda riporta misure di prevenzione e protezione relative ai rischi correlati al contatto con organi lavoratori o con oggetti e mezzi.
Si segnala innanzitutto che alla base della prevenzione di questa modalità incidentale, “c’è il rispetto dei requisiti dell’Allegato I della direttiva 2006/42/CE e dei suggerimenti della UNI EN ISO 12100:2010”.
In particolare:
- “segnalare le zone a rischio con indicazioni difficili da rimuovere;
- limitare la presenza di operatori nelle zone in cui è possibile il rischio di contatto e rispettare le distanze di sicurezza dal macchinario o dagli organi in movimento;
- prevedere se necessario un’illuminazione aggiuntiva attorno agli organi o mezzi;
- prevenire la manomissione dei dispositivi di protezione (es. montaggi in posizione nascosta o non raggiungibile, saldature, viti non smontabili, rivettature o sistemi di monitoraggio e controllo) o nel caso di manutenzione consentire la rimozione solo con specifi co utensile;
- dotare il macchinario di dispositivi di comando e sicurezza visibili ed identificabili, situati in modo da vedere le zone a rischio, protetti contro l’azionamento accidentale;
- pianificare una regolare manutenzione di apparecchiature e mezzi e rimuovere le protezioni fisiche o i dispositivi solo a macchinario fermo e chiavi di accensione/ sicurezza estratte;
- utilizzare protezioni o ripari fisici conformi, ‘fissi’, ‘mobili’ o ‘regolabili’;
- dotare il macchinario di dispositivi di protezione attivi (es. pedane sensibili, comando a due mani, attivazione tattile, elettrosensibili, ecc.);
- dotare gli operatori di DPI anti-impigliamento”.
Segnaliamo, infine, che la scheda riporta i riferimenti normativi correlati alla sicurezza nel settore dei rifiuti con riferimento anche all’attività di rimozione dell’amianto.
Tiziano Menduto
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
Infor.mo., Sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi, “ Problematiche di sicurezza e dinamiche infortunistiche nel settore rifiuti - Scheda 16”, scheda n. 16 a cura di D. De Merich, M. Pellicci, A. Leva, V. Meloni e G. Piga (Inail, Dimeila), S. Berardi e A. Ledda (Inail, Dit), edizione 2021 (formato PDF, 704 kB).
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