Rischio chimico e metalmeccanica: ci sono criticità per la sicurezza?
Bologna, 26 Giu – Il convegno “REACH Metalmeccanica. L'applicazione dei Regolamenti REACH e CLP nel comparto metalmeccanico” che si è tenuto nel settembre 2017 a Modena
ha messo l’accento su alcune criticità presenti nel settore metalmeccanico, come da noi ricordato anche nell’intervista a Emma Incocciati (Contarp Inail), dal titolo “ Rischio chimico: malattie e infortuni nel comparto metalmeccanico”.
Le criticità, relative all’approccio all’utilizzo di prodotti chimici, nascono dal fatto che, “mentre le aziende del comparto chimico hanno una preparazione e un’abitudine a confrontarsi con i rischi connessi all’uso delle sostanze chimiche, le aziende del comparto metalmeccanico tendono a sottovalutare questi aspetti, ritenendoli nel loro caso secondari rispetto ad altri rischi”.
Sono in realtà diversi e vari i prodotti chimici, benché magari in quantitativi ridotti, che le aziende metalmeccaniche utilizzano, e se la conformità di questi prodotti e “l’accuratezza/correttezza delle informazioni (Schede di Dati di Sicurezza, etichette, notifiche, ecc…) è estremamente importante per la gestione della sicurezza nell’ambiente di lavoro”, spesso “le schede di sicurezza non sono presenti, o sono obsolete, o sono redatte in modo non corretto”. O le schede “sono assenti perché i prodotti chimici non sono acquistati come materie prime, ma sono materiali di prova, che possono arrivare anche da ditte extra UE”. E tutto questo “incide negativamente sulla valutazione e comunicazione del pericolo”.
Ad affrontare, in questi termini, tali criticità nel comparto metalmeccanico è un intervento al convegno Reach metalmeccanica, raccolto nella pubblicazione “REACH 2017. L’applicazione dei Regolamenti REACH e CLP nei luoghi di vita e di lavoro” curata da C.Govoni, G.Gargaro e R.Ricci. Un intervento che vuole valutare l’impatto dei Regolamenti REACH e CLP sul comparto metalmeccanico presentando casi pratici di aziende del comparto.
Ci soffermiamo, in particolare, su:
- Il caso studio di un’azienda metalmeccanica
- Le criticità in materia di rischio chimico
- Le ricadute sulla sicurezza degli operatori
Il caso studio di un’azienda metalmeccanica
Nell’intervento “Casi pratici del consulente relativi all’impatto del REACH e CLP nella filiera del comparto metalmeccanico”, a cura di Francesco Gregorini (Ordine Interprovinciale dei Chimici dell’Emilia-Romagna - CEPRA S.r.l. – Bologna), Gabriella Mortera (CEPRA S.r.l. – Bologna), viene fatto riferimento a due casi pratici.
Il primo caso studio riguarda l’ impatto del REACH e del CLP per un’azienda del comparto metalmeccanico che “riceve prodotti e materiali per i collaudi da parte dei propri clienti”.
In particolare l’azienda metalmeccanica, oggetto del presente caso studio, “progetta, costruisce e fornisce macchine e apparecchiature per il riempimento, la miscelazione e/o per il packaging per aziende di diversi settori: alimentare, farmaceutico o cosmetico. Al fine di poter progettare la macchina e svolgere i collaudi finali, l’azienda deve ricevere dal cliente del materiale di prova. Questo è fornito appunto dal cliente, perché la macchina deve essere progettata e collaudata con il materiale che effettivamente sarà utilizzato nel processo produttivo finale”.
Il materiale ricevuto può essere costituito da:
- chemicals: “prodotti tecnici (colle, adesivi o vernici), oppure i prodotti che devono poi essere trattati nel processo in cui la macchina è coinvolta (polveri, liquidi, materie prime, semilavorati o prodotti finiti);
- articoli: flaconi, tappi, astucci (o altro materiale per il packaging), componenti, bobine, tubi (o altri materiali da utilizzare in produzione)”.
Il caso esposto, che si concentra sulla descrizione delle attività relative alla gestione dei materiali “chemicals”, ricorda che l’origine dei chemicals, “in base alla localizzazione del cliente, può essere sia europea che extra europea. Di conseguenza variano i ruoli e le responsabilità dell’azienda metalmeccanica che riceve questi materiali”.
Se i prodotti sono di origine UE, “l’azienda metalmeccanica che utilizza tali prodotti per la progettazione e il collaudo si identifica come Utilizzatore a Valle”.
Questi gli obblighi degli utilizzatori a valle:
- REACH
- Ricevere dal proprio fornitore la eSDS conforme, aggiornata e in lingua italiana.
- Rispettare e conformarsi alle condizioni e agli usi descritti negli Scenari d’Uso eventualmente allegati alle eSDS.
- Mantenere le informazioni per 10 anni.
- CLP
- Verificare che il prodotto ricevuto sia correttamente etichettato ai sensi del CLP e che tale etichetta corrisponda alle informazioni indicate in sezione 2.2 della SDS.
Ed è evidente che le informazioni relative ai pericoli e alla gestione del prodotto, che derivano da classificazione & etichettatura e dalla scheda dati di sicurezza, “sono di estrema importanza per l’azienda metalmeccanica i cui operatori utilizzano/manipolano tali prodotti nelle fasi di progettazione e, soprattutto, di collaudo, per poter valutare correttamente il rischio chimico”.
Le criticità in materia di rischio chimico
L’intervento riporta, nel caso dell’azienda come utilizzatrice a valle, le criticità che sono emerse.
Si segnala che i prodotti che il cliente invia per i collaudi “sono spesso semilavorati oppure prodotti finiti esclusi dall’ambito di applicazione dei Regolamenti REACH e CLP, come ad esempio alimenti, cosmetici o prodotti farmaceutici”. E tali categorie “sono escluse dall’ambito di applicazione del REACH e del CLP in modalità differenti e, per quanto riguarda soprattutto l’attuazione dei criteri di classificazione ed etichettatura, solamente quando sono destinati all’utilizzatore finale. Pertanto non è mai stata effettuata la classificazione del prodotto ai sensi del regolamento CLP”.
La conseguenza è che gli operatori “utilizzano dei prodotti senza che vi sia una definita conoscenza dei pericoli e, quindi, delle corrette modalità di gestione dei rischi, e dei DPI da utilizzare”.
L’intervento segnala poi che essendo dei prodotti considerati “di prova” sono spesso “inviati in imballaggi provvisori e non correttamente etichettati”. E per tali prodotti “spesso le schede dati di sicurezza a fornite non sono conformi, perché considerano il prodotto destinato al consumer finale e non ad un utilizzatore industriale”.
E dunque si assiste ad una “mancanza di adeguate informazioni sulla gestione, lo stoccaggio, su eventuali valori limite da rispettare negli ambienti di lavoro”.
Tra l’altro, anche nel caso in cui il cliente “invii un prodotto correttamente classificato ai sensi del CLP, la scheda dati di sicurezza e l’etichetta sono raramente tradotte in lingua italiana. Questo perché c’è sempre la concezione che il materiale sia destinato al collaudo e quindi non vi sia un’immissione sul mercato”. Inoltre tali prodotti non sono quasi certamente “notificati agli archivi nazionali (in Italia è l’archivio dei preparati pericolosi dell’ISS) per la comunicazione delle informazioni rilevanti per i Centri Antiveleno”.
Insomma i chemicals, ancora una volta, “non vengono considerati come tali esclusivamente perché destinati ad una fase di collaudo e perché il prodotto finito viene escluso dai Regolamenti REACH e CLP”.
Tuttavia per una fase di collaudo “possono essere maneggiati dagli operatori anche qualche migliaio di chilogrammi di prodotto in poche settimane. Per cui si ha un’esposizione elevata in un lasso di tempo breve”.
Infine, la mancanza di tutte queste informazioni e dati adeguati e conformi, determina “un ulteriore problema per l’azienda: la gestione del prodotto nei confronti della normativa ambientale riguardante eventuali autorizzazioni per gli scarichi o le emissioni e la classificazione del rifiuto”.
Rimandiamo alla lettura integrale dell’intervento che si sofferma anche sull’ipotesi che, laddove i prodotti siano di origine extra-UE, l’azienda metalmeccanica che li utilizza per la progettazione e il collaudo si configuri come Importatore, con un numero maggiore di responsabilità e di azioni da svolgere per conformarsi ai Regolamenti REACH e CLP.
Le ricadute sulla sicurezza degli operatori
In definitiva, riguardo al singolo caso studio, si sottolinea ancora che un’azienda del comparto metalmeccanico, “dovendo utilizzare i prodotti chimici sia in fase di progettazione della macchina e soprattutto in fase di collaudi, necessita di avere tutte le informazioni indispensabili per gestire correttamente i chemicals e individuare le corrette misure per la gestione del rischio chimico e per la sicurezza aziendale”. E come abbiamo visto – specialmente se i prodotti non sono prodotti “tecnici”, ma prodotti per i collaudi, e quando i prodotti sono destinati a un mercato che non rientra nel campo di applicazione del regolamento REACH e CLP (es. alimenti, cosmetici, medicinali, integratori...), “le informazioni da parte dei clienti che inviano tali prodotti sono minimali”.
E in definitiva le ricadute sono “sia nell’ambito della corretta gestione del rischio chimico per gli operatori, quindi della gestione della sicurezza sul lavoro, sia sulla corretta gestione degli impatti ambientali”. Una ricaduta importante se si considera che nel settore metalmeccanico “la richiesta e la necessità di conformarsi ai sistemi di gestione ISO 18001 e 14001 è in crescita”.
Ricordiamo, in conclusione, che l’intervento si sofferma poi su un secondo caso studio che si propone di descrivere una criticità che si presenta in maniera sempre più frequente: la richiesta di conformità a Regolamenti e a norme tecniche che interessano l’area dei chemicals.
Tiziano Menduto
Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:
Regione Emilia Romagna, Inail, Ausl Modena, “ REACH 2017. L’applicazione dei Regolamenti REACH e CLP nei luoghi di vita e di lavoro”, pubblicazione, a cura di C.Govoni, G.Gargaro, R.Ricci, che raccoglie gli atti dei due convegni “REACH 2017. REACH e CLP. L'applicazione dei Regolamenti REACH e CLP nei luoghi di vita e di lavoro: Registrazione 2018. Autorizzazione e Restrizione all’uso. Scenari di Esposizione e Schede di Dati di Sicurezza. Sostanze SVHC negli articoli” e “REACH Metalmeccanica. L'applicazione dei Regolamenti REACH e CLP nel comparto metalmeccanico” (formato PDF, 8.94 MB).
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