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Smart working: il confine tra spazio lavorativo e spazio domestico

Smart working: il confine tra spazio lavorativo e spazio domestico
Tiziano Menduto

Autore: Tiziano Menduto

Categoria: Smart working e telelavoro

23/06/2022

Un documento del CNI sulle attività in smart working analizza il boundary, il confine tra spazio lavorativo e spazio domestico. Cosa succede quando questo confine non è ottimale? Quali sono i rischi a cui sono soggetti lavoratori e famigliari?

Roma, 23 Giu – Nelle attività in smart working i lavoratori agili sono soggetti a molti rischi che condividono con i loro colleghi in azienda, ad esempio i rischi ergonomici o i rischi relativi a vari agenti fisici. Tuttavia quando le attività si svolgono nelle abitazioni private esistono problematiche specifiche che possono portare ad un aumento dei rischi dello smart worker.

 

Stiamo parlando, come ricordato anche nell’intervista “ Smart working: come gestire la valutazione dei rischi e la formazione?”, del “boundary”, cioè del confine tra spazio lavorativo e spazio domestico e dei rischi, delle possibili conseguenze, di sovrapposizione tra questi due ambiti.

 

Per parlare di questi rischi particolari torniamo oggi a presentare i contenuti del documento CNILinee di indirizzo per la gestione dei rischi in modalità smart working”, curato dall’Ing. Gaetano Fede (Consigliere CNI coordinatore GdL Sicurezza), dall’Ing. Stefano Bergagnin (GdL Sicurezza CNI) e del Gruppo Tematico Temporaneo “Smart working e lavori in solitudine”.

 

Questi gli argomenti trattati nell’articolo:


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Boundary: il difficile confine tra spazio lavorativo e domestico

Nel documento si sottolinea che “la gestione degli spazi negli ambienti privati, e in particolare nelle abitazioni che vengono utilizzate dal lavoratore agile, è un tema importante e soggetto a criticità significative. Il cosiddetto boundary, il confine tra spazio lavorativo e spazio domestico, potrebbe generare sorgenti di rischio importanti in ambito di modalità smart working”.

 

I lavoratori agili potrebbero essere “disturbati da situazioni ambientali di convivenza famigliare che non garantirebbero condizioni lavorative sufficientemente adeguate alla mansione svolta”. Alcuni esempi – continua il documento – “potrebbero essere i figli, sia in giovanissima età sia adolescenti, che potrebbero disturbare rumorosamente o distrarre i propri genitori durante i periodi che questi dedicano allo svolgimento del proprio lavoro. Questo potrebbe accadere non soltanto aumentando il livello sonoro, ma anche modificando improvvisamente l’illuminazione, o cercando un’attenzione dei genitori (assolutamente legittima essendo i figli) o distraendoli in altre attività svolte magari a ridosso della postazione di lavoro. Alcune di queste situazioni per i lavoratori in modalità smart working potrebbero anche generare stress, soprattutto se si ripetessero con periodicità costante durante il periodo in cui la mansione viene svolta nell’ambiente privato”.

 

 

Ricordiamo a questo proposito un video inglese dal titolo “ Working at Home with Kids” di cui abbiamo parlato nell’articolo “ COVID e telelavoro: chiavi della sicurezza, bambini e liste di controllo” con riferimento ad una banca dati dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro che ha raccolto strumenti pratici e orientamenti sul tema dei disturbi muscoloscheletrici e del telelavoro/smart working.

 

 

In ogni caso non solo i figli potrebbero “generare problemi di questo tipo. Situazioni analoghe, anche se più rare, potrebbero manifestarsi per lavoratori che convivono con i genitori anziani o con coinquilini”.

 

Tuttavia la pubblicazione CNI segnala che parlare di “boundary” significa fare riferimento non solo ai rischi dei lavoratori.

 

È infatti estremamente importante “evitare fonti di rischio e pericoli per le persone che convivono con i lavoratori agili, nel caso utilizzino come spazio di lavoro parte della propria abitazione e se all’interno del proprio nucleo familiare vi è la presenza di minori in giovanissima età o anziani. Un esempio potrebbero essere i potenziali rischi derivanti dall’eventuale presenza di una stampante (contatti con il toner) o di un tritadocumenti (rischio di taglio) presso la stanza utilizzata quale ufficio”.

Senza dimenticate che i lavoratori potrebbero condividere la propria sfera abitativa quotidiana anche con persone appartenenti a categorie fragili.

 

La corretta gestione dello spazio lavorativo

Come evitare che queste situazioni comportino problemi o generino veri e propri rischi?

 

Si indica che la corretta gestione dello spazio dedicato allo svolgimento della propria mansione in modalità smart working deve “prevedere una preventiva analisi dei locali domestici a disposizione, riservando la massima attenzione alla netta divisione dello spazio di lavoro dallo spazio privato”.

 

È dunque importante che il lavoratore agile “scelga con accuratezza lo spazio da destinare allo svolgimento della propria mansione, evitando se possibile di scegliere spazi che potrebbero essere influenzati dalla possibile presenza di conviventi. La scelta dovrebbe essere inoltre caratterizzata da una programmazione delle fasce orarie che intende dedicare allo svolgimento del proprio lavoro e che potrebbero favorire l’aumento o la diminuzione delle sorgenti di rischio” a cui abbiamo fatto riferimento.

 

Deve essere svolta una precisa “identificazione delle dimensioni dei locali e dell’area necessaria ad un corretto ed ergonomico svolgimento della propria attività lavorativa” per arrivare ad “una scelta del boundary tra spazio di lavoro e spazio domestico ottimale”.

 

La prevenzione, la formazione e i profili progettuali

Per favorire la prevenzione dei rischi connessi alla sovrapposizione tra spazi lavorativi e spazi domestici è opportuno che il datore di lavoro “inserisca anche queste indicazioni tra i temi che programma di inserire nell’informazione e nella formazione dei lavoratori agili, fornendo ad essi i giusti strumenti per una buona gestione degli spazi a disposizione, evitando interferenze con la vita domestica che possano comportare rischi, stress o la diminuzione dell’efficacia del lavoro dei soggetti in modalità smart working”.

 

Inoltre, conclude il documento con riferimento alle prospettive future che comporteranno una ulteriore diffusione di questa modalità di lavoro, “sarebbe opportuno che nelle abitazioni di prossima progettazione, sia dedicata attenzione anche alla creazione di spazi che possano essere destinabili ad uno o più lavoratori agili nel momento in cui sia necessario”.

È insomma necessaria una certa “elasticità nella destinazione di utilizzo che consenta una semplice identificazione e destinazione” di eventuali spazi lavorativi. Ed è importante, per il futuro, dedicare, sotto il profilo progettuale, “maggiore attenzione ai fattori di indoor air quality, illuminazione, impiantistica a disposizione”.

 

 

 

Tiziano Menduto

 

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l'articolo:

Consiglio Nazionale degli Ingegneri, “Linee di indirizzo per la gestione dei rischi in modalità smart working”, a cura dell’Ing. Gaetano Fede (Consigliere CNI coordinatore GdL Sicurezza), dell’Ing. Stefano Bergagnin (GdL Sicurezza CNI) e del Gruppo Tematico Temporaneo “Smart working e lavori in solitudine” del CNI, versione maggio 2021.

 

 

Scarica la normativa di riferimento:

Legge 22 maggio 2017, n. 81 - Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato.

 

 

 

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