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Piano nazionale prevenzione: strategie europee e attività di vigilanza

Piano nazionale prevenzione: strategie europee e attività di vigilanza
Redazione

Autore: Redazione

Categoria: Vigilanza e controllo

29/03/2021

Il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Focus sulle strategie europee, sul contesto normativo italiano, sulla scuola, sulle attività di vigilanza e sui piani mirati di prevenzione.

 

Roma, 29 Mar – Nei documenti relativi alla Strategia dell’Unione Europea (UE) 2014-2020 si evincono alcune sfide fondamentali che sono comuni a tutta l'UE e che richiedono specifiche iniziative. Tale Strategia individua 3 sfide e 7 obiettivi strategici fondamentali.

Queste le tre sfide:

  1. “migliorare l'attuazione delle disposizioni di legge da parte degli Stati membri, in particolare rafforzando la capacità delle microimprese e delle piccole imprese di mettere in atto misure di prevenzione dei rischi efficaci ed efficienti;
  2. migliorare la prevenzione delle malattie legate al lavoro affrontando i rischi attuali, nuovi ed emergenti;
  3. far fronte al cambiamento demografico”.

 

A ricordare in questo modo le sfide, gli obiettivi strategici e le strategie da mettere in atto in materia di infortuni e malattie professionali è il “Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025” adottato il 6 agosto 2020 con Intesa in Conferenza Stato-Regioni.

 

Del PNP 2020-2025, che rappresenta lo “strumento fondamentale di pianificazione centrale degli interventi di prevenzione e promozione della salute”, abbiamo già presentato, in un precedente articolo, i fattori di rischio rilevati in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

 

Ci soffermiamo oggi sui seguenti argomenti:


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OttoUno - D.Lgs. 81/2008
Formazione e informazione generale dei lavoratori sulla sicurezza e salute sul lavoro

 

Il Piano nazionale di prevenzione e le strategie europee

Riguardo alle strategie dell’Unione Europea il PNP 2020-2025 sottolinea dunque che, per affrontare le sfide indicate a inizio articolo, la Commissione Europa propone i seguenti sette obiettivi strategici, “da attuare in stretta collaborazione con gli Stati membri, le parti sociali e gli altri soggetti interessati:

  1. ulteriore consolidamento delle strategie nazionali;
  2. agevolazione dell'adempimento degli obblighi di legge in materia di salute e sicurezza sul lavoro (SSL), in particolare da parte delle micro e delle piccole imprese;
  3. migliore applicazione della legislazione in materia di SSL da parte degli Stati membri;
  4. semplificazione della legislazione esistente;
  5. iniziative per affrontare l' invecchiamento della forza lavoro e i nuovi rischi emergenti, prevenzione delle malattie professionali e legate al lavoro;
  6. miglioramento della raccolta dei dati statistici e sviluppo della base di informazioni;
  7. migliore coordinamento degli sforzi dell'UE e internazionali in materia di salute e sicurezza sul lavoro e assunzione di impegni con le organizzazioni internazionali”.

 

 

Il Piano nazionale di prevenzione e il contesto normativo

La strategia europea si inserisce poi – continua il documento - in un contesto normativo italiano “ben strutturato e articolato”.

Infatti il decreto legislativo 81/2008 “definisce un assetto istituzionale chiaro, affinché il livello centrale si faccia carico di elaborare le politiche e le strategie nazionali per la salute e sicurezza sul luogo di lavoro e fornisca supporto e indirizzi per le attività di prevenzione svolte a livello regionale, locale e territoriale”.

Tuttavia il PNP 2020-2025 richiama la necessità “di agire su tutto il sistema complesso dei diversi attori coinvolti nelle politiche di prevenzione della salute e sicurezza sul luogo di lavoro e, in particolare, di:

  • rafforzare il coordinamento tra Istituzioni e partenariato economico-sociale e tecnico-scientifico, anche attraverso il miglioramento del funzionamento del Sistema Istituzionale di coordinamento ex D.lgs. 81/08;
  • realizzare un confronto costante all’interno del Comitato (ex art. 5 D.lgs. 81/08) nonché della Commissione Consultiva permanente (ex art. 6 D.lgs. 81/08), per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro;
  • garantire l’operatività dei Comitati Regionali di Coordinamento art. 7 previsti dal D.lgs. 81/08 ai fini della corretta attuazione delle politiche di prevenzione e del corretto feedback dal territorio”.

 

Si ricorda poi che se il PNP 2014-2019 ha investito sul coinvolgimento dell’istituzione scolastica per lo sviluppo delle competenze in materia di salute e sicurezza sul lavoro nei futuri lavoratori, il PNP 2020-2025 intende rafforzare la collaborazione con la scuola affinché “i giovani acquisiscano conoscenze e competenze specifiche in materia di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Tali competenze potranno essere utilizzate sia quando, da adulti, saranno inseriti nel mondo del lavoro, sia attuandone la promozione in tutte quelle situazioni pratiche e preventive di alternanza scuola lavoro in cui, a seguito di collaborazione tra scuola/azienda/istituzioni, l’ambiente di lavoro diventa ‘luogo di apprendimento attivo’”.

 

In ogni caso il lavoro portato avanti nei precedenti piani di prevenzione “conferma la necessità di sviluppare una alleanza più forte tra tutti gli attori coinvolti nella salute e sicurezza dei lavoratori, in particolare con i medici competenti, osservatori privilegiati della salute del lavoratore, e con le figure strategiche dei professionisti della sicurezza ai fini dell’adeguata valutazione e gestione dei rischi, anche nell’ottica della gestione degli appalti pubblici”.

 

Il Piano nazionale di prevenzione e le attività di vigilanza

Riguardo poi alle attività di vigilanza si ricorda che il PNP 2014-2019 “si proponeva di migliorarne la qualità e l'omogeneità anche attraverso l'incremento dell'utilizzo di strumenti di enforcement quali l'audit, l'adozione di programmi e accordi, la condivisione di metodologie di controllo orientate ai settori/rischi considerati prioritari e all'efficacia preventiva, la promozione di un approccio di tipo proattivo da parte degli organi di vigilanza, indirizzando l’azione delle ASL verso il supporto al mondo del lavoro (in particolare alle piccole e medie imprese) con attività di informazione e assistenza e riconoscendo la necessità di sostenere i datori di lavoro nel percorso di autovalutazione del livello di sicurezza, nella gestione dei rischi e nell’organizzazione della sicurezza aziendale”.

 

In continuità con questo approccio e con le esperienze territoriali che ne sono derivate il PNP 2020-2025 “riconosce nel Piano Mirato di Prevenzione (PMP) lo strumento in grado di organizzare in modo sinergico le attività di assistenza e di vigilanza alle imprese, per garantire trasparenza, equità e uniformità dell’azione pubblica e una maggiore consapevolezza da parte dei datori di lavoro dei rischi e delle conseguenze dovute al mancato rispetto delle norme di sicurezza, anche e soprattutto attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, dai lavoratori, ai loro rappresentanti, alle associazioni, altri enti, ecc. per una crescita globale della cultura della sicurezza”.

 

In questo senso, come in parte ricordato anche in altri articoli del nostro giornale, il piano mirato di prevenzione si configura “come un modello territoriale partecipativo di assistenza e supporto alle imprese nella prevenzione dei rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro, da attivare in tutte le Regioni” secondo un percorso che preveda:

  • “progettazione condivisa dell’intervento in loco e individuazione di indicatori per la verifica dell’efficacia dell’azione;
  • individuazione delle Aziende da coinvolgere nel PMP e informazione su obiettivi, modalità e strumenti di supporto caratterizzanti l’intervento;
  • formazione e informazione alle varie figure aziendali su metodologie e strumenti tecnici, incentivazioni, buone prassi organizzative e accordi di contesto utili al miglioramento delle performance SSL in ottica gestionale;
  • monitoraggio/controllo durante il periodo dell’intervento;
  • verifica dell’efficacia dell’intervento di prevenzione;
  • piano di comunicazione e condivisione dei risultati”.

 

Dunque il piano mirato di prevenzione si compone di una “successione di tre azioni:

  • assistenza (condivisione degli strumenti e formazione per il DVR);
  • vigilanza (autovalutazione e controllo dei fattori di rischio);
  • valutazione di efficacia (verifica d’efficacia degli interventi attuati).

 

Rimandiamo alla lettura integrale del Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 che nel capitolo dedicato agli “Infortuni e incidenti sul lavoro, malattie professionali” si sofferma anche sui Piani di prevenzione tematici (Piano nazionale edilizia, Piano nazionale agricoltura, Piano nazionale patologie da sovraccarico biomeccanico, Piano nazionale stress lavoro correlato, Piano nazionale cancerogeni occupazionali e tumori professionali).

 

 

RTM

 

 

Scarica i documenti da cui è tratto l'articolo:

Ministero della Salute – Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria- Piano Nazionale della Prevenzione 2020 – 2025.

 

Scarica la normativa di riferimento:

Commissione Europea - Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni relativa ad un quadro strategico dell'UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2014-2020 - COM(2014) 332 final.

 


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